Io Capitano: com’è il film di Matteo Garrone

Non tutti i Capitani indossano l’uniforme. Il Capitano raccontato da Matteo Garrone ha sedici anni, ha attraversato il Sahara, è sopravvissuto alla detenzione nelle carceri libiche, e indossa la maglia del Barcellona, stinta dal sole e dalla sabbia.

Io Capitano, il nuovo film firmato Matteo Garrone, in concorso durante la Mostra del Cinema di Venezia 2023, racconta la storia di due ragazzi senegalesi, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.

Non c’è retorica, né pietismo. Il racconto di Garrone nasce con l’idea di raccontare un viaggio complesso, sofferto, disatteso – almeno dai due protagonisti – e non ha alcuna pretesa di diventare un’opera di denuncia o un’opera accusatoria. Quel che trattiene è l’idea di due giovani che inseguono la libertà, che covano dentro il sogno di approdare in Europa e fare musica.

Io Capitano: recensione del film di Matteo Garrone

Seydou è un artista, spera di diventare un cantante, ma quando parla con una persona che ha affrontato il viaggio verso l’Europa questi li inchioda aspramente: “In Europa fa freddo, la gente dorme per strada. Non ci arriverete, morirete prima”. Anche la madre di Seydou, non appena capisce l’intenzione del figlio di fuggire via dal Senegal, lo ammonisce: “Devi respirare la stessa aria che respiro io”.

Eppure questo non ferma minimamente i due protagonisti, che decidono di partire e affrontare una rotta massacrante che da Dakar li dovrebbe condurre a Tripoli. Cominciano il loro viaggio con una prospettiva positiva, si fanno forza a vicenda. Gli occhi di Seydou sono magnetici, espressivi, pieni di luce. Prima un viaggio in autobus, poi abbandonati nel deserto.

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Una volta approdati in Libia le loro strade si dividono. I poliziotti, i carcerieri, fanno di tutto per sottrarre quanti soldi possibili, rapinando, minacciando, e chi non paga viene torturato e ucciso. Tutti devono essere terrorizzati e per essere rimessi in libertà l’unica possibilità è telefonare a casa per chiedere soldi, molti soldi. Da viandante Seydou è costretto a una schiavitù terrificante; la svolta arriva quando accetta la proposta di un trafficante di guidare un barcone carico di persone dalla Libia all’Italia.

Io Capitano: una fiaba omerica autentica e commovente

Matteo Garrone ha realizzato un’opera autentica, attuale e mai didascalica. Non c’è pedagogia, neppure una punta di paternalismo in questa storia, e molto lo fa il controcampo che il regista sceglie di interpretare, un controcampo rispetto a quello che vediamo dalla nostra prospettiva, quella privilegiata occidentale, una prospettiva consumata dalla televisione, che è a tutto schermo ma non mette a fuoco. Qui il segno è opposto.

Uno dei rischi è che quest’opera possa dare una prospettiva decisamente occidentale sul Senegal, riverberando qualcosa di oltremodo stereotipico, a partire dalle scene dei balli, della musica, dei racconti familiari. Certo è che questa realtà quasi idilliaca che i due protagonisti lasciano indietro non viene più mostrata, questo perché l’attenzione non viene concessa ad altro se non al viaggio. Io Capitano tenta di cambiare segno espressivo, di dare voce a chi difficilmente riesce a prendere parola, e non è qualcosa da poco.

Io Capitano sarà al cinema da giovedì 7 settembre 2023 distribuito da 01 Distribution.

Da giovedì 7 settembre, è disponibile in digitale la colonna sonora originale del film, a firma di Andrea Farri ed edita da Sony Music Publishing. La colonna sonora contiene anche quattro canzoni inedite cantate in lingua senegalese da Seydou Sarr e Moustapha Fall, i due protagonisti della pellicola, tra cui “BABY”, sempre disponibile in digitale.

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