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Perché l’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti delle donne

Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!

Le parole di Carla Lonzi, critica d’arte, femminista e fondatrice delle edizioni di Rivolta Femminile nei primi anni settanta, risuonano a noi in maniera chiara e limpida, come se un fil rouge collegasse sempre e per sempre la nostra contemporaneità con il suo tempo, e quel momento che ha portato alla formazione di uno dei primi gruppi femministi italiani. Era il 1970, e tre donne, Carla Lonzi, Elvira Banotti e Carla Accardi affissero per le via di Roma il manifesto della rivista Rivolta femminile, che comprendeva tutti gli argomenti che il femminismo avrebbe fatto propri: la rivendicazione dell’uguaglianza, di una sessualità soggettiva e il riconoscimento del lavoro delle donne.

Due anni dopo le loro parole avrebbero dato vita alla prima manifestazione della storia femminista italiana, l’8 marzo 1972 a Campo de’ Fiori a Roma: più di 20mila donne si radunarono per protestare e per chiedere la legalizzazione dell’aborto e la liberazione omosessuale. Alla manifestazione partecipò anche l’attrice statunitense Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso. Non fu affatto una manifestazione senza attriti: infatti, un gruppo di manifestanti e attiviste vennero caricate dalla polizia mentre rispondevano alle provocazioni dei contestatori. Diversi uomini si avvicinarono alle manifestanti urlando: “A casa! Le donne devono stare a casa!”; “Dai bambini, ora tornate sul marciapiede”. Le donne mentre manifestavano il loro dissenso esposero cartelli molto provocatori come Mariasilvia Spolato, prima attivista ad aver fatto coming out pubblicamente e fondatrice del Fronte di liberazione omosessuale, che venne immortalata da Panorama con in mano un cartello che recitava “Liberazione omosessuale”, gesto che le costò il licenziamento dal posto di lavoro.

Oggi è la Giornata internazionale dei diritti delle donne

Oggi l’8 marzo è diventato uno strumento retorico, una giornata in cui si spende poco tempo per rammentare il valore simbolico e storico di questo giorno, riducendo la sua storia, le sue origini e la sua rilevanza all’atto di regalare mimose o postare frasi sui social network. Oggi molti non conoscono le origini della Giornata internazionale della donna, e c’è da dire che sulla sua origine c’è molta confusione: infatti per molti anni si è raccontato che in quel giorno, avvenuto poi realmente il 25 marzo del 1911, si commemori un incendio in una fabbrica newyorchese, l’incendio della Triangle Shirt Waist Company a New York. In realtà l’8 marzo esisteva già in America, dal 1909, per iniziativa della socialista Corinne Brown: la prima volta fu festeggiata negli Stati Uniti proprio su iniziativa del Partito socialista americano, che invitò le donne a partecipare a una manifestazione in favore del diritto di voto.

Come asserisce il saggio 8 marzouna storia lunga un secolo, di Tilde Capomazza e Marisa Ombra:

Anche se non è il dato dominante della celebrazione, nel corso dei primi anni del dopoguerra sui giornali si trova qua e là qualche accenno ai precedenti storici della Giornata. La prima volta però che ci troviamo di fronte ad una decisa e articolata esposizione di questi precedenti è in occasione dell’8 marzo 1949. A fornire i dati è Propaganda, il bollettino che la Commissione centrale stampa e propaganda del PCI inviava ai quadri periferici, come strumento per il loro lavoro politico.

Chi inventò la Giornata? Clara Zetkin, nel 1910 a Copenaghen, alla Conferenza internazionale delle donne socialiste. La notizia, che in modo un po’ impreciso era già apparsa e che è poi circolata negli anni successivi fino ai giorni nostri, è sostanzialmente corretta. Molto più complesso fu invece il processo che portò a questa decisione e, in particolare, alla scelta dell’8 marzo.

Perché questo giorno? Propaganda risponde: «Perché l’8 marzo 1848 le donne di New York manifestarono per ottenere i diritti politici e poter quindi dire la propria parola sui problemi della pace e del lavoro». Alla risposta segue un commento: «Dal 1848, le masse femminili sono presenti dove si combatte, in lotta per la democrazia, per la giustizia, per la pace»”.

Perché l’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti delle donne

Giornata internazionale dei diritti delle donne

L’8 marzo del 1914 fu celebrata per la prima volta in Germania la Giornata della donna, per la rivendicazione del diritto al voto. Un’altra manifestazione fu organizzata nel 1917 dalle operaie di San Pietroburgo, durante la quale le donne protestarono per chiedere la fine della Prima guerra mondiale. Quattro giorni dopo l’abdicazione dello zar e l’introduzione di un governo provvisorio, venne loro concesso il diritto di voto.

Fondamentale fu il 1917, secondo quanto affermò Aleksandra Kollontaj, rivoluzionaria russa e femminista:

Poi venne il grande anno 1917. La fame, il freddo e le sofferenze della guerra l’hanno avuto vinta sulla pazienza delle operaie e delle contadine russe. L’8 marzo 1917, Giornata internazionale delle operaie, esse sono uscite coraggiosamente nelle strade di Pietrogrado. Queste donne, operaie e mogli di soldati, esigeva­no pane per i loro figli e il ritorno dei mariti dalle trincee. In questo momento decisivo l’azione delle donne divenne così minacciosa che le forze di sicurezza dello zar non osarono prendere le misure abituali per bloccare le ribelli e si contentarono di guardare senza comprendere l’onda traboccante della collera popolare. La Giornata delle operaie è divenuta una giornata memorabile nella storia. Quel giorno le donne russe hanno brandito la torcia della rivoluzione proletaria e hanno dato fuoco alle polveri.

Giornata internazionale dei diritti delle donne: da Aleksandra Kollontaj a Carla Lonzi

In Italia la Giornata internazionale dei diritti della donna cominciò a essere celebrata nel dopoguerra su iniziativa del Partito Comunista Italiano e dell’Unione delle Donne in Italia (UDI): la mimosa comparve proprio in questo frangente e il merito fu della partigiana Teresa Mattei, che propose di creare un simbolo, un fiore, che le rappresentasse: “Scegliamo la mimosa, un fiore povero, ma forte, facile da trovare nelle campagne, che rappresenta bene l’unione delle donne con tutti quei fiorellini messi insieme“. Come si legge nel saggio 8 marzouna storia lunga un secolo: “Sono proprio i Gruppi di difesa della donna e l’Udi a celebrare nel 1945, sia nell’Italia liberata che nelle zone ancora in guerra, la Giornata internazionale della donna”.

In seguito il 1972 sarebbe diventato un anno cruciale, e per la prima volta a Roma le femministe scesero in piazza per celebrare l’8 marzo. Alla manifestazione romana era presente Mariasilvia Spolato, con un cartello che recitava “Liberazione omosessua­le”. Parallelamente da un megafono venivano ripetuti slogan come, “Il matrimonio non è una carriera”, “Lotta contro la famiglia, la proprietà privata, lo Stato”, “Padre, marito, padrone, papa: un solo sfruttamento”, “Se l’uomo dovesse partorire, l’aborto sarebbe un sacra­mento”, “Matrimonio prostituzione legalizzata”, “Nella famiglia l’uo­mo è il borghese la donna il proletario”.

8 Marzo: la sua storia è la nostra storia

Questo enorme movimento, plurale, culturale, politico, anti-patriarcale e collettivo, nel 1977 ottenne il riconoscimento formale dell’ONU: il 16 dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, propose a ogni paese di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.

No, l’8 marzo non è mai stata una festa. Ogni anno è fondamentale ricordare qual è il senso di questo giorno, e quali sono le conquiste sociali, politiche, economiche e culturali che le donne hanno raggiunto e intrapreso, ma anche le discriminazioni e le violenze a cui le donne devono resistere in ogni parte del mondo. La sua storia è la nostra storia, e comincia proprio da quel personale che si fa politico, come affermava Carol Hanisch, e continua ogni giorno, attraverso le parole, le manifestazioni e le rivendicazioni delle femministe, in qualsiasi ambito e luogo scelgano di agire, sia essa una piazza o un post su Instagram.

Bisogna tenere sempre a mente che a distanza di quarant’anni è ancora e sempre necessario manifestare il proprio dissenso, perché le donne esistono e resistono anche ai confini del mondo; dall’Afghanistan all’Ucraina, i diritti delle donne sono puntualmente in pericolo ed esistono solo se siamo in grado di difenderli.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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