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Pirateria informatica: in Italia fuorilegge due utenti su tre

I sorprendenti risultati di uno studio

L’estensore di questo articolo ricorda, negli ultimi anni del secolo scorso, di aver assistito a un concerto del compianto Giorgio Gaber, che presentava la canzone I barbari. In sala nessuno capiva bene a chi si riferisse il suggestivo (e assai tagliente) testo del brano. Finché, dopo l’esecuzione, Gaber ha indicato prima tutto il pubblico, poi se stesso.

Si fatica sempre, a identificarsi come colpevoli. E i nostri gesti illegali vengono percepiti come piccoli e innocui, rispetto alle ruberie di grande cabotaggio di cui ascoltiamo o leggiamo le notizie.

Accade una cosa simile per quanto riguarda la pirateria informatica. E a dimostrarcelo è un recentissimo studio condotto da Time2play. Ovvero un gruppo di esperti e appassionati di gambling online “uniti nello sforzo di guidare gli appassionati a vivere la migliore e più pulita esperienza di gioco online possibile”.

Cosa è emerso dal sondaggio di Time2play?

La pirateria in Italia

Il sondaggio di Time2play sulla pirateria informatica

Il sondaggio è stato condotto durante il mese di maggio del 2022.

Quando sono stati intervistati 1.120 italiani provenienti da tutte le 20 regioni. L’età dei partecipanti al sondaggio va tra i 18 e i 33 anni e il reddito familiare medio annuo è 26.383 euro. Alcuni dei quesiti proposti prevedevano una scelta multipla.

L’indagine sulla pirateria informatica in Italia

La pagina del sito di Time2play dedicata all’indagine si apre con una definizione presa dall’enciclopedia Treccani. Che ci ricorda come nella pirateria informatica va fatta una distinzione tra i pirati attivi e quelli passivi. Se i primi immettono in rete opere, prestazioni o prodotti online coperti da copyright, i secondi le scaricano o si rivolgono a servizi streaming non ufficiali per un costo minore o nullo.

È stato chiesto agli intervistati perché scelgono la pirateria informatica anziché i siti ufficiali. Sono stati poi indagati i fattori culturali e sociali che spingono gli italiani verso la pirateria informatica. Ecco i risultati dello studio.

Gli italiani e la pirateria informatica

Alla domanda se si scaricano file attraverso i torrent oppure se si guardano serie tv e film in streaming su siti illegali, addirittura il 63,8% degli intervistati ha risposto di sì.

A questi (quasi) due terzi del campione sono state chieste le ragioni delle loro azioni di pirateria informatica.

Per il 62,6% “ciò che amo guardare non è disponibile sulle piattaforme di streaming a pagamento”. Il 16,2% non può permettersi di pagare, mentre l’11,6% ha scelto di non farlo perché “la qualità dei servizi streaming non vale il pagamento”.

Il 9,6% ha poi addotto “altre ragioni”. Tra queste, “Non guardo abbastanza film e serie tv per abbonarmi, o giustificare un abbonamento”, “Non voglio pagare se posso non farlo”, “Voglio serie tv e film salvati in backup”.

Molti sono infatti gli intervistati che alla volatilità dei cataloghi online preferiscono contenuti che possono essere salvati sul loro hard disk.

Web Illegale Pirateria

La pirateria informatica: i fattori culturali e sociali

Gli intervistatori hanno poi domandato quali potrebbero essere i fattori sociali e culturali che spingono a scegliere la pirateria informatica. Il 74,9% ha dichiarato: “Perché pagare per qualcosa che posso avere gratis?” Mentre la pirateria è preferita dal 71,1% del campione a causa del “reddito basso”.

Scendendo a percentuali molto inferiori, l’8,8% dà una risposta ben poco rassicurante: “In fondo, agli italiani piace rubare”. Il 6,6% lo fa per “andare contro le regole” e il 2,4% perché “è divertente”.

Tra le “altre ragioni” (3,4% degli intervistati) ci sono svariate risposte, tra cui le seguenti: “Per vedere tutti i canali bisognerebbe abbonarsi a una quantità di piattaforme eccessive”, “Ritardo nell’arrivo dei servizi streaming qui in Italia”, “Contenuti dislocati su piattaforme diverse”, “Ci si sente in difetto a pagare per qualcosa, come i film o la musica, che in fondo non sono indispensabili”.

Non solo film

I promotori del sondaggio hanno poi domandato agli intervistati se facessero altri usi illegali di Internet. E la risposta è stata affermativa nel 28,5% dei casi.

Nello specifico, il 44,2% usa programmi senza licenza sul pc, il 37,7% scarica musica e film e il 25,3% guarda canali tv online su siti non ufficiali.

Si passa poi all’8,9% che vende oggetti online senza dichiarare i guadagni al fisco, e al 7,9% che pubblica su internet, blog o social network, foto e immagini coperte da copyright. Il 6,5% del campione ammette di collegarsi alla rete Wi-Fi del vicino, il 5,8% ha sbloccato il cellulare per renderlo compatibile con altre sim e il 3,8% insulta gli altri sulle piattaforme social.

La cultura della legalità

Questi dati, che si commentano da soli, mostrano non solo quanto sia facile compiere gesti di pirateria informatica. Ma anche come, lo scrivevamo pochi giorni fa in occasione della Giornata della legalità, in Italia manchi appunto una vera cultura della legalità.

Che spieghi come una piccola furberia, che magari danneggia assai meno rispetto a ben altri crimini, muova dalla medesima matrice ideologica: l’aggiramento della legge, e degli interessi della collettività, in nome del puro tornaconto personale.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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