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Scream VI: com’è il nuovo capitolo della saga horror

Scream VI è nelle sale italiane dal 9 marzo, distribuito da Eagle Pictures.

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Fin dal suo debutto per mano di Wes Craven e dell’ideatore Kevin Williamson, la saga di Scream ha saputo raccontare e riflettere sul cinema, superando i confini dell’horror. Lo ha fatto prendendosi gioco degli slasher e del concetto stesso di saga, aggrappandosi a una semplice e apparentemente anonima maschera ispirata al celebre Urlo di Munch, simbolo di un male senza volto e della paranoia di una società in cui tutti sono sospettabili e nessuno è veramente al sicuro. Dopo un’assenza dal grande schermo durata 11 anni, Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett hanno ereditato dal compianto Craven le redini della saga sfornando il notevole Scream, che già dal titolo (uguale e indistinguibile da quello del capostipite) giocava con il concetto di “requel”, operazione ibrida fra sequel e reboot a cui il cinema odierno fa ampio ricorso. Appena un anno dopo, arriva in sala Scream VI, nuova sanguinaria avventura di Ghostface.

Dopo gli eventi del precedente capitolo, la saga è protagonista di due importanti cambiamenti. Il primo è la location: non più la piccola cittadina di Woodsboro, teatro dei massacri degli altri film, ma una metropoli come New York, scelta dalle sorelle Sam (Melissa Barrera) e Tara Carpenter (Jenna Ortega) per rifarsi una vita lontano dalla violenza e dall’orrore; il secondo è la mancanza del volto per eccellenza del franchise Neve Campbell, fuori da questo progetto per via dei noti dissidi con la produzione dovuti al suo trattamento economico. Una doppia assenza che, volutamente o meno, introduce lo spettatore a uno dei temi portanti di Scream VI, ovvero la morte (figurata e non) del franchise e soprattutto di un modo di approcciarsi a essi, superato da un nuovo concetto di comunità, non per forza peggiore.

Scream VI: la paura e l’orrore traslocano a New York

Come spesso accade in Scream, è il primo segmento a dettare il ritmo e a introdurre alcuni temi del racconto. Senza avventurarci in sgraditi spoiler, possiamo infatti dire che già in questo folgorante incipit incontriamo il concetto di fandom tossico, un citazionismo spinto e appassionato (con tanto di omaggio a Dario Argento) e ovviamente una violenza esplicita, che trova il proprio climax in una scena che idealmente si ricongiunge a quella con protagonista Drew Barrymore nel film capostipite della saga.

Ha così inizio un racconto a suo modo crepuscolare, dove il vero franchise di Scream flirta continuamente con quello fittizio di Stab, e in cui i delitti di Woodsboro si trasformano in vestigia di un passato sempre più lontano, ridotto anche visivamente a museo da cui trarre maldestra ispirazione. Ghostface va in città insieme alle sorelle Carpenter e a un concetto di eredità del male sempre più spinto, e con ogni probabilità centrale anche nel già sicuro settimo capitolo del franchise. Male che non si ciba più solamente di vendetta e rabbia repressa, ma corre invece anche sul web e sui social, sospinto dalla disinformazione, dal complottismo e dall’insopprimibile desiderio di diffamare chi non si apprezza nei modi più fantasiosi e assurdi.

Scream VI e I collegamenti con il contemporaneo

Accade così che due evidenti vittime come le sorelle Carpenter siano improvvisamente additate di essere in realtà le responsabili della scia di sangue di cui sono state protagoniste, nonché dei misteriosi omicidi all’interno della loro ristretta cerchia di conoscenze. Una dinamica non certo inedita in Scream, ma che in questo caso ci tocca da vicino, trovandoci stremati da anni di deliranti ipotesi di cospirazioni su tutti i tristi eventi che hanno recentemente afflitto l’umanità. Come M. Night Shyamalan in Bussano alla porta, Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett giocano su questo sentimento comune, rendendo quella di Ghostface una maschera che davvero chiunque può indossare, come evidenziato dalla pregevole sequenza ambientata nella metropolitana newyorkese, strettamente connessa a una analoga di Joker di Todd Phillips.

Certo, non mancano le tirate del sempre più convincente personaggio di Jasmin Savoy Brown sulle saghe e sulla cultura pop in generale, ma si ha la sensazione che mai come in questo caso la realtà sia confluita in Scream, trasformandolo in un concentrato decisamente bizzarro, ma ugualmente suggestivo, di verità e fantasia. Una dimensione in cui vale davvero il concetto di Everything Everywhere All at Once (per citare il dominatore dell’ultima notte degli Oscar), al punto che una macabra raccolta di oggetti facenti parte della sanguinolenta storia di Woodsboro si trasforma al tempo stesso in teatro di posa, sinistro esempio di collezionismo e ambientazione dell’immancabile scontro finale, che coincide con l’altrettanto ineludibile colpo di scena, per la verità più ficcante rispetto a quello del precedente capitolo.

Scream VI: un male sempre più insidioso e serpeggiante

Scream VI

In opposizione a un male sempre più insidioso e serpeggiante c’è la famiglia. Famiglia di sangue, come nel caso delle due sorelle protagoniste, ma anche e soprattutto famiglia intesa come gruppo di persone legate fra loro da affetto e interessi simili, ovvero l’unico modo per fare fronte comune contro le storture e le contraddizioni della contemporaneità. Una soluzione efficace ma purtroppo non risolutiva, dal momento che Scream VI rispetta fedelmente la regola del franchise che impone di non fidarsi di niente e di nessuno, trasformando la stessa famiglia anche in un ambiente foriero di inquietanti pulsioni e tentazioni, ben rappresentate dalle nuove apparizioni di Billy Loomis, prima incarnazione di Ghostface e padre biologico di Sam.

In un franchise che tende forse inevitabilmente ad allontanarsi dalle proprie radici, tradendole e al tempo stesso rispettando l’idea di satira disgregante di Wes Craven e Kevin Williamson, l’unico flebile contatto con il passato è ancora una volta garantito dai ritorni di vecchie conoscenze. Oltre al già citato Billy Loomis, ecco quindi sfilare sullo schermo Courteney Cox e Hayden Panettiere, che riprendono i rispettivi ruoli di Gale Weathers e Kirby Reed, incarnando al tempo stesso l’idea di un franchise capace di destrutturare il mito che continua ad alimentare da 27 anni.

Le prove di Melissa Barrera e Jenna Ortega

Scream VI

Come per i predecessori, anche in Scream VI il meccanismo di stampo giallo che coinvolge lo spettatore nella ricerca dell’assassino (o degli assassini) è poco più di un pretesto per mettere in scena una serie di crudeli efferatezze, in questo caso particolarmente curate dal punto di vista grafico. Ghostface è anche stavolta un’entità al limite del soprannaturale, capace di resistere a un’impressionante mole di colpi e di coprire distanze considerevoli alla velocità della luce, ma la sceneggiatura di James Vanderbilt e Guy Busick lascia soddisfatti per l’abilità di giocare con le aspettative dello spettatore, disseminando all’interno del racconto tanti piccoli indizi coerenti con lo svelamento conclusivo. Particolarmente spassosi inoltre i continui rimandi alla verginità dei protagonisti, esemplificativi dell’approccio tutt’altro che sano alla sessualità nel panorama cultuale contemporaneo.

Anche in Scream VI il mondo è donna, e ben rappresentato da due combattive scream queen, degne eredi di Neve Campbell. Mentre Melissa Barrera conferma quanto di buono mostrato nel capitolo precedente, dando vita a una protagonista determinata e tormentata, Jenna Ortega si afferma definitivamente come il nuovo giovane volto di riferimento del cinema horror. Se le sue apparizioni in La babysitter – Killer Queen, Studio 666 e X: A Sexy Horror Story costituivano un valido indizio in questo senso, le sue performance di segno opposto in Mercoledì e Scream VI sono la prova inequivocabile delle abilità di un’attrice poliedrica e di invidiabile espressività, che è qui per restare.

Ghostface funziona anche lontano da Woodsboro

Scream VI

Anche fuori da Woodsboro e in un panorama culturale dominato dallo streaming e dalla serialità, Scream mantiene inalterata la propria capacità di emozionare, terrorizzare e divertire, regalandoci un nuovo viaggio nell’orrore sgraziato e coerente, ironico e ficcante, smaliziato e amabilmente stereotipato. Le colonne portanti di un franchise incredibilmente longevo e di immutabile presa sul pubblico, che visto il risultato (già più di 88 milioni di incasso a fronte di un budget di 35) è destinato a tenerci compagnia ancora a lungo.

Scream VI è nelle sale italiane dal 9 marzo, distribuito da Eagle Pictures.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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