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Niente più chip per la Russia

La Russia rimarrà senza chip? È una domanda legittima e no, non ha niente a che fare con la crisi che da due anni sta mettendo in difficoltà i produttori di elettronica. La questione qui è un’altra: Intel e AMD hanno deciso di sospendere la vendita dei propri chip in Russia.

Intel e AMD: niente chip per la Russia

Ve lo ricordate il ban di Huawei? Nel 2019 l’amministrazione Trump decise di impedire gli scambi commerciali tra le aziende americane e il colosso cinese. La decisione ha messo indubbiamente in crisi la produzione di smartphone dell’azienda di Shenzehn, impossibilitata ad ottenere la certificazione ufficiale di Google e di conseguenza ad usare tutti quei servizi che normalmente troviamo sugli smartphone Android. Niente Gmail, niente YouTube, niente Play Store… Una situazione da cui Huawei è uscita ma che indubbiamente le ha dato qualche grattacapo, rallentando la sua crescita sul mercato.

Sanzioni simili hanno colpito la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Niente esportazioni nel Paese guidato da Vladimir Putin. O meglio, le esportazioni di chip, semiconduttori, computer, prodotti per la telecomunicazione, laser, sensori, apparecchi per la navigazione, equipaggiamento marino, componenti avionici e per la costruzioni di aerei sono possibili ma previo ottenimento di un’apposita licenza rilasciata dal governo americano.

Le aziende statunitensi si sono quindi adeguate, incluse Intel e AMD.

Non è chiara per ora la portata di questo provvedimento. Teoricamente le restrizioni dovrebbero riguardare unicamente i chip che possono essere utilizzati a scopo militare. Questo dovrebbe consentire alle due aziende di portare in Russia i SoC Intel Core e AMD Ryzen ma, allo stato attuale, sembra che nessun chip varcherà i confini dello stato russo.

Quindi che succederà al Paese di Putin? In realtà la Russia sembra essersi preparata già nel 2014, quando era stata colpita dalle sanzioni internazionali dopo l’occupazione della Crimea. Come? Promuovendo la produzione di chip all’interno dello Stato e accumulando più semiconduttori possibili.
C’è però una piccola falla nel piano di Putin: Baikal, MCST, Yandro e STC Module – le aziende russe che si occupano della progettazione – in realtà si affidano a TSMC per la produzione. Il colosso taiwanese ha deciso di sposare la causa internazionale, vietando la vendita di chip alla Russia.

Tutto questo potrebbe mettere davvero in difficoltà la Russia che, in caso di esaurimento delle scorte, dovrebbe necessariamente trovare modi illeciti per riuscire a procurarsi i semiconduttori.
Al contrario, il settore non dovrebbe risentire troppo di questa scelta. Stando SIA – Semiconductor Industry Association – il contributo della Russia al mercato dei chip è di 50,3 miliardi di dollari a fronte di un valore totale di 4,47 triiardi di dollari. Insomma, niente di cui il settore dovrebbe preoccuparsi.

AGGIORNAMENTO DEL 4 MARZO 2022

Intel e AMD hanno ufficialmente sospeso le spedizioni di chip in Russia e Bielorussia. Questo coinvolge sia i processori dedicati ai data center che quelli consumer.

In una dichiarazione ufficiale Intel ha affermato di condannare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e spiegato che donerà 1.2 milioni di dollari per aiutare il Paese, raccolti grazie a campagne e donazioni dei dipendenti.

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Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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