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Tocca a noi: Bologna fa Ciao Ciao alla guerra

Non è stato particolarmente complesso riempire ogni centimetro di Piazza Maggiore, dalla statua di Nettuno alla Basilica di San Petronio, da cima a fondo con le sue livellature, le vie di fuga e le scalinate lunghe che circondano i luoghi ecclesiali. Era tutto pronto, da giorni, ed era nell’aria che sarebbe stato un concerto che non si sarebbe potuto dimenticare facilmente, soprattutto per i fortunati che sono riusciti ad accaparrare uno dei settemila biglietti gratuiti. 

Piazza Maggiore, lambita dalle luci, dal vento e dalle bandiere della pace, il 5 aprile ha ospitato il concerto denominato «Tocca a noi – Musica per la pace», condotto da Andrea Delogu, per sostenere Save The Children e aiutare i bambini coinvolti nella guerra in Ucraina. Nato tutto nei pensieri, nei desideri e nelle intenzioni della Rappresentante di Lista che con un tweet ha così dichiarato il 27 Febbraio: “Un concertone per raccogliere fondi per i profughi e la popolazione colpita. Noi ci saremmo. Chi vorreste su quel palco? Colleghe, amici, musiciste, cantanti, facciamo qualcosa!” 

Un tweet che in poco tempo ha chiamato a raccolta diverse personalità del mondo della musica, e non solo. Una serata che ha orbitato attorno alla solidarietà, al desiderio di alzare la voce e di dire basta alle atrocità che i cittadini stanno vivendo da oltre quaranta giorni. Se la Rappresentante di Lista ha lanciato la proposta, a rispondere prontamente è stata Bologna con il suo sindaco Matteo Lepore, presente sul palco durante il concerto, che si è dichiarato orgoglioso di ospitare un evento di tale importanza.

Tocca a noi: Bologna fa Ciao Ciao alla guerra

Durante la serata si sono esibiti molti artisti e band del panorama musicale italiano. La prima a salire sul palco non è stata la musica ma la poesia di Brecht sulla guerra, letta dalla padrona di casa Andrea Delogu, che ha subito codificato e dato corpo alle immagini e al senso del nostro stare assieme. Il palco si è subito accesso con gli Zen Circus e con la loro Catene e Viva, l’inizio migliore che potevamo chiedere, anche perché hanno letteralmente incendiato la piazza al ritmo delle loro parole: ”Sono in crisi da una vita forse è la mia natura, anzi penso vivamente che sia proprio una fortuna”.

A seguirli è stato Diodato che ha accarezzato il cuore di tutti i presenti con la sua Rumore, una canzone che arriva diritta al cuore, che è stata cantata da tutti, forse male, forse in modo incespicato e impreciso, eppure nessuno è rimasto in silenzio. Durante il concerto si sono alternate diverse testimonianze, parole, messaggi e video come quello oramai diventato celebre di un gruppo di giovani rinchiusi a bordo di un veicolo delle forze dell’ordine russe che intona Zombie dei Cranberries.

Il concerto è proseguito con i FASK – e con il frontman Aimone Romizi che ha creato un certo scompiglio tra i fan quando si è sciolto i capelli – che si sono esibiti con Cosa ci Direbbe e Non Potrei Mai. E ancora Noemi, che ha deciso di educare e ridurre al silenzio tutti i presenti con le sue Acciaio, Glicine e Vuoto a Perdere. Cuore vero del concerto è lui, Brunori SAS, che ha imbracciato con marziale gentilezza la sua chitarra cantando Al di Là dell’Amore e Canzone contro la Paura: preciso, perfetto, esemplare. 

Ma il climax vero è arrivato con un trio molto atteso, Elisa, La Rappresentante di Lista e Gianni Morandi. Elisa ha portato in Piazza Maggiore le sue No Hero e O Forse sei tu, accennando sul finale le parole del celebre manifesto pacifista di John Lennon e Yoko Ono: «All we are saying is give peace a chance». Gli artefici della serata, Dario e Veronica, hanno poi infiammato la piazza con le loro Ciao Ciao e Resistere, e infine, ultimo ma mai dimenticato, Gianni Morandi, con Apri tutte Le Porte e C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, canzone dal grande impatto emotivo che ha provocato lacrime copiose anche ai cuori più impenetrabili. 

Per chi se lo fosse perso, il concerto sarà possibile rivederlo oggi 7 aprile su Rai 3 alle 21.15

Se fossimo in un film di Dario Argento ci troveremmo ciclicamente a farci condizionare dalla paura, e da essa divincolati e alimentati. Se non c’è paura non c’è vita, asserisce il regista romano in una delle sue massime. Ed è così, perché sono i sentimenti più detonanti e tempestosi ad accogliere e raccogliere gli individui in un unico sistema di forze, narrazioni e rappresentazioni. Eppure non è il solo.

C’è un sentimento molto più ficcante, performante, che confuta ogni essenzialità, spogliandoci di tutto il nostro superfluo, ed è quella condizione che si innesta in assenza di conflitto, la cui radice etimologica indica un patto, qualcosa di fisso, di pattuito, qualcosa che è consolidato, e che oggi più che mai, va consolidato a gran voce. La pace non è solo uno stato, o una condizione transeunte, un passaggio, è il marcatore di un’armonia, della consonanza di voci, idee, individualità, strumenti, accordi e suoni. Pace, armonia, musica hanno questo in comune, formano e deformano il linguaggio sociale, e possono ottemperare molti compiti. Se la parola costruisce la realtà, la musica può violarla, manutenerla, risignificarla. Il nostro augurio è che la musica non smetta mai di farlo. 

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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