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Pesci Piccoli dei The Jackal: tra omaggi, citazioni e furti con scasso | La Recensione

Uscita su Prime Video nel momento più difficile, proprio quando sulla piattaforma concorrente approdava la nuova serie di Zerocalcare, Pesci Piccoli è la nuova serie comedy del gruppo napoletano dei The Jackal, che andremo a sviscerare in questa nostra recensione.

Nulla di nuovo sotto al Vesuvio, eppure è tutto bellissimo

Mettiamo subito in chiaro una cosa: in questa serie di originale non c’è nulla. Nulla tranne i personaggi, che comunque non è poco dato che sono loro il vero motore di tutto ciò che accade. La storia inizia con un canovaccio piuttosto consolidato a là Benvenuti al Sud: Greta, una dirigente di un’importante agenzia di comunicazione, la combina grossa (prende addirittura a schiaffi Achille Lauro) e viene quindi dislocata in una remota sede provinciale, a Napoli, dove il budget è basso e lei fatica a farsi accettare.

Nulla di nuovo sotto al Vesuvio, eppure è qui che comincia la magia.

Tra gli improbabili personaggi che abitano l’ufficio ci sono Fabio, Ciro, Aurora e Fru. Tutti con una propria irresistibile personalità, assolutamente bidimensionale, che rispecchia quanto abbiamo visto e amato nei video YouTube del gruppo. Le uniche eccezioni sono forse quelle di Ciro e Aurora. Il primo propone un ruolo inedito, quello di un impacciato e tontolone videomaker, mentre Aurora è forse l’unico personaggio ad avere una propria profondità e complessità, complice anche una sottotrama sentimentale che però fatica ad appassionare.

L’evoluzione dei personaggi è leggera, quasi impercettibile, e prosegue molto lentamente nel corso dei sei episodi. L’esempio lampante è Fabio, che riconsegnando le chiavi dell’appartamento alla propria ex sembra essere pronto ad una nuova vita. Un evento insignificante ai fini della trama, assolutamente fondamentale per il personaggio.

Tra Call My Agent, The Office, The Big Bang Theory e molto altro

Pesci Piccoli dei The Jackal cammina sul labile confine tra l’omaggio e il furto con scasso. E lo fa giocando a carte scoperte, dichiarando spudoratamente le proprie influenze. La chiave per comprendere tutto è l’episodio 4: L’Ufficio. Un’enorme lettera d’amore a The Office, girata rigorosamente in stile mockumentary, che viene pure citata, tanto nei dialoghi quanto nelle espressioni facciali dei personaggi che guardano in macchina. Del resto il tema stesso dell’episodio è “idee rubate”.

E allora tutto ha senso, la serie stessa assume un valore diverso. Ecco quindi che nel rivedere Fru che non vuole partecipare alla colletta per un regalo di compleanno rivediamo Sheldon Cooper, che non vuole ricevere regali per non avere l’ansia sociale di dover ricambiare con un dono economicamente equivalente.

Lo stesso Fru, armato di microfono in una sequenza irresistibile, pronuncia la frase “il pavimento diventa lava”, di Newgirlsiana memoria. E ancora l’idea dei cameo che ricorda Call My Agent, con le dovute differenze, e Greta che riesce a farsi accettare come nel più banale degli spin-off di Benvenuti al Sud. Potremmo addirittura rivederci qualcosina di Boris, con una sottile e non pretestuosa critica al mondo delle piccole agenzie di comunicazione e agli spot TV oramai obsoleti.

Guarda Pesci Piccoli su Prime Video

Ci sono poi i riferimenti nascosti agli stessi Jackal. Simone Ruzzo, ad esempio, non è presente nella serie ma viene citato nei primi minuti del primo episodio. Oppure il personaggio di Alfredo, che richiama l’omonimo membro della crew Jackal, che però viene interpretato ad un altro attore.

La recensione di Pesci Piccoli dei The Jackal: Fabio Balsamo è il Re della risata

Se è vero che il personaggio più riuscito è quello di Aurora, possiamo solo inginocchiarci e porgere la corona di Re a Fabio. È lui il vero mattatore di Pesci Piccoli. Con quello stile a metà strada tra il disagio espressivo di Massimo Troisi e la capacità di delivery secca di Eduardo De Filippo, ogni scena in cui c’è Fabio si riempie di colori diversi e sai che sta per arrivare qualcosa che ti farà ridere. A volte sarà quello che dirà, a volte sarà come lo dirà. Il più delle volte sarà l’unione delle due cose.

E se l’ufficio dell’agenzia pullula di esseri ambigui macchiettistici, come Marione armato di Mariofono, un plauso va anche a Fru, un personaggio tanto colto quanto totalmente incapace di esternare affetto, con un approccio verso la vita talmente cinico che quasi sconfina con la sociopatia. Eppure ci sono i momenti in cui Fru, solo e soltanto allo spettatore e mai agli altri personaggi, rivela un qualche tipo di sentimento. Per il resto è un distributore automatico di insulti genialmente elaborati, che riesce ad andare in difficoltà solo quando incontra un suo simile di 11 anni.

Infine menzione speciale per i numerosi cameo: Herbert Ballerina fa il suo, cioè fa ridere poco e male, ma questo è un gusto comico assolutamente soggettivo. Quasi insignificante il cameo di Giovanni Muciaccia e, paradossalmente, la comparsata più convincente di tutte ce la regala chi fa meno televisione: Achille Lauro, complice anche una gang surreale che sembra vestire a pennello per la voce di Rolls Royce. Ci è piaciuta invece molto la caratterizzazione della responsabile dell’ufficio, che in ogni scena in cui è presente riesce sempre a dire qualcosa di inadatto.

Tirando le somme della recensione: com’è Pesci Piccoli dei The Jackal?

Volendo tirare le somme di questa recensione, possiamo dire che Pesci Piccoli dei The Jackal non è una serie rivoluzionaria, e non ha assolutamente la pretesa di esserlo. I sei episodi, di circa 30 minuti l’uno, raccontano una settimana nell’ufficio dell’agenzia, e si lasciano consumare dallo spettatore come una birra ghiacciata dopo una settimana di lavoro intenso. Divertenti, citazionistici, a tratti irriverenti e assolutamente leggeri.

Se poi volete la chiave di lettura di tutto, la trovate nel monologo di Fabio del quarto episodio, quando spiega la differenza tra trarre ispirazione e rubare, proponendo come esempio il divano di Marione.

Noi, intanto, speriamo fortemente in una seconda stagione.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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