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L’Unesco chiede il divieto degli smartphone nelle scuole

Un divieto simile nel nostro Paese è già in vigore da anni

In più di un articolo ci siamo fatti portavoce di una linea di pensiero che ci pare all’insegna del buon senso.

Vietare, in generale (salvo, naturalmente, casi estremi), non serve mai. Sia perché si instilla in chi riceve il rifiuto un certo desiderio di trasgredire. Sia perché spesso il divieto arriva in ritardo, rispetto a ciò che ormai è entrato nell’uso, solo perché si diventa preda di paure irrazionali. Molto più sensato sarebbe conoscere a fondo ciò che di nuovo investe le nostre esistenze, e normarlo.

È ad esempio il caso, recentissimo, dell’intelligenza artificiale generativa. ChatGPT è stato in un primo momento vietato negli istituti scolastici di New York. Ma dopo aver ponderato rischi e opportunità David C. Banks, direttore delle scuole pubbliche cittadine, ha cambiato idea. E non solo ha rintrodotto l’utilizzo del chatbot conversazionale di OpenAI, ma lo ha anche caldeggiato.

Paradossalmente, è più complicato prendere una decisione su una tecnologia meno recente: gli smartphone. Sul cui uso a scuola si è da poco espressa l’Unesco con un report. A cui ha fatto seguito una richiesta ben precisa: il divieto degli smartphone nelle scuole.

divieto smartphone 1

Il report dell’Unesco

L’Unesco è un’agenzia dell’Onu, il cui nome per esteso ne chiarisce le funzioni: United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, ovvero Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

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 Il report da poco pubblicato, di oltre 400 pagine, si intitola Global education monitoring report, 2023: technology in education: a tool on whose terms? Cioè Rapporto di monitoraggio dell’istruzione globale, 2023: tecnologia nell’istruzione: uno strumento alle condizioni di chi?

 Sostanzialmente, l’Unesco ha individuato un rapporto diretto tra l’utilizzo eccessivo dei device e lo scarso rendimento scolastico: da qui la richiesta del divieto assoluto degli smartphone nelle scuole.

Scopriamo più nel dettaglio cosa dice la ricerca.

Smartphone vietati nelle scuole: perché

Secondo il report Unesco, gli smartphone dovrebbero essere vietati nelle scuole per almeno tre motivi. Per evitare eccessive distrazioni durante le lezioni, per migliorare l’apprendimento, ma anche per tutelare i più piccoli dal cyberbullismo.

Inoltre, la richiesta nasce dal desiderio di veicolare un messaggio: tutte le più moderne tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, devono essere sempre supervisionate dall’uomo, e mai sostituirlo tout court.

In generale, l’Unesco ha chiesto ai Paesi che le tecnologie digitali debbano essere integrati in modo razionale nell’istruzioni, in modo da evitare rischi come la violazione della privacy e la diffusione dell’odio online.

Diversi sono i dati pubblicati nel report che, come dicevamo, mostrano un “collegamento negativo” tra un eccessivo uso dei device e il rendimento degli studenti.

Eppure, ci risiamo: tutti d’accordo sul fatto che un uso eccessivo o distorto degli smartphone crei una serie di problemi. Ma perché, anziché proporne il divieto, non educare a un loro utilizzo corretto?

Tecnologia e disuguaglianze

Nel report viene anche sottolineato come i benefici delle nuove tecnologie siano distribuiti in modo diseguale, e come siano ancora poche le ricerche che dimostrino come la tecnologia digitale abbia aumentato la qualità dell’istruzione.

Parlando poi dei comportamenti dei singoli Paesi, si cita la Cina, che avrebbe fissato un limite massimo all’uso dei device come strumenti didattici: il 30% del tempo di insegnamento complessivo.

Analizzando 200 sistemi educativi in tutto il mondo, il report Unesco ci dice che un Paese su quattro ha introdotto il divieto degli smartphone nelle scuole. Tra questi, la Francia già dal 2018, mentre i Paesi Bassi adotteranno queste restrizioni dal 2024.

Il commento dell’Unesco

Sul tema è intervenuta, intervistata dal Guardian, Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco.

Azoulay ha detto: “Le connessioni online non possono sostituire l’interazione umana. Il potenziale della rivoluzione digitale è incommensurabile, ma è necessario regolarla anche nell’educazione. L’uso che se ne fa dev’essere atto a migliorare le esperienze di approfondimento, favorendo il benessere sia degli studenti che degli insegnanti. Non a loro discapito”.

E in Italia?

Il 20 dicembre scorso, una circolare del ministero dell’Istruzione intimava lo stop dei device nelle aule scolastiche, se non per fini didattici.

Tuttavia, come a suo tempo hanno riportato i colleghi di Wired, la circolare non ha fatto altro che confermare un divieto esistente addirittura dal 1998.

Ed è forse una norma più lungimirante rispetto al divieto assoluto: che smartphone e affini non si adoperino per motivi ricreativi durante le ore di lezione è sacrosanto. Ma perché inibire la loro funzione di strumenti alternativi di apprendimento, sempre sotto gli occhi vigili dei docenti?

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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