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Con TikTok la Generazione Z ha imparato a raccontare la guerra

Ecco che i giovani si ritrovano in mano un potentissimo strumento di denuncia

Di certo, nel recente passato ci sono già stati diversi casi isolati che hanno mostrato le enormi possibilità narrative, o forse è meglio dire iconiche, dei social media.

Pensiamo ad esempio a Darnella Frazier. L’allora diciassettenne Darnella, il 25 maggio del 2020 si è ritrovata a pochi metri da un avvenimento tragico, e oggi fortemente simbolico. Il poliziotto Derek Chauvin ha infatti soffocato l’afroamericano Goerge Floyd, dopo avergli tenuto il ginocchio premuto sul collo per più di nove minuti.

La ragazza ha filmato tutto con il suo smartphone. Il video, che ha fatto il giro del mondo, ha denunciato il grave episodio di razzismo che avrebbe poi fatto crescere il movimento Black lives matter, già attivo dal 2013. E l’anno successivo Darnella Frazier avrebbe addirittura ricevuto una menzione speciale dal premio Pulitzer.

TikTok e la guerra in Ucraina

Ma in questi giorni, da quando lo scorso 24 febbraio l’esercito russo ha invaso l’Ucraina, sta succedendo qualcosa di diverso e generalizzato. I social stanno modificando la loro funzione, da puro intrattenimento a strumento di denuncia.

In particolare, la cosiddetta generazione Z attraverso TikTok ci sta mostrando la guerra come non l’avevamo mai vista: nelle pieghe più quotidiane e intime della popolazione assediata.

Di più: postando con continuità mini video che testimoniano come il conflitto possa cambiare l’esistenza delle persone comuni, molti giovani ucraini stanno dando vita a una sorta di diario privato della guerra tramite TikTok.

E se questa diffusione di informazioni al di fuori dei canali ufficiali stesse modificando il modo di raccontare gli eventi, bellici o meno che siano?

tiktok

Il caso di Valeria Shashenok

La stampa di tutto il mondo ha eletto la ventenne Valeria Shashenok a emblema di una tendenza. Quella della Generazione Z ucraina, che sta usando TikTok per narrare la guerra.

Il suo account @Valerisssh è diventato il simbolo dei giovani e giovanissimi che si sono improvvisamente resi conto di un potenziale nuovo e inesplorato delle piattaforme social. E soprattutto di TikTok: il social cinese è il più smart e rapido, e quindi il più amato dalla Generazione Z.

Prima del fatidico 24 febbraio, il profilo di Valeria non si distingueva da quello di milioni di altri ragazzi. Che testimoniano in modo leggero (e un po’ autoreferenziale, ma ci sono mali peggiori) la propria vita e le proprie passioni. Ma qualcosa, anzi moltissimo, è cambiato da quando le truppe di Putin hanno varcato il confine.

Valeria Shashenok, giorno dopo giorno, ha iniziato a mostrare al mondo cosa significhi per una giovane donna vivere in un Paese sotto assedio. Tramite il suo profilo di TikTok, la guerra in Ucraina è diventata una finestra sulla quotidianità di una ragazza che cerca di continuare a vivere nel modo più normale possibile, nonostante l’assurdità di quanto stia accadendo.

Ma perché proprio il profilo di Valeria, che ora ha 500.000 follower su TikTok, è diventato virale? Come mai un suo filmato ha addirittura superato i 26 milioni di visualizzazioni?

TikTok e la guerra: una prospettiva intima

Valeria Shashenok è fotografa di professione, e probabilmente ha una curiosità verso il mondo, un coraggio (oltre che una dimestichezza con i social media) ben superiori alla media dei suoi coetanei.

Queste caratteristiche le hanno permesso di raccontare l’esistenza di una ragazza di Chernihiv (città di 290.000 abitanti nel nord del Paese, vicino ai confini con Russia e Bielorussia). Che si è trovata costretta a rifugiarsi in un bunker con la sua famiglia: le sue uscite sono limitate a poche azioni, come fare la spesa o documentare quanto stia accadendo.

Valeria Shashenok, oltre alle qualità tecniche di un’appassionata di fotografia, ha anche l’abilità di collegarsi ai trend più seguiti di TikTok, per far irrompere nella presunta normalità l’eccezionalità del conflitto.

Un esempio: in un trend dove negli Usa i giovani mostrano gli oggetti più bizzarri trovati nelle case dei loro parenti di origine italiane, Valeria posta tutto quello che ha trovato nel bunker.

Inevitabile l’effetto choc: un evento bellico che subentra in un luogo virtuale, in teoria destinato al solo divertimento. Ecco che quindi, con TikTok, le notizie sulla guerra in Ucraina mutano pelle. Non vengono più recepite come informazioni da memorizzare con distacco, ma sono veicolate dall’adesione emotiva.

TikTok e il futuro dell’informazione

Il successo dell’account di Valeria Shashenok ha quindi creato un precedente? L’informazione, specie quando porta notizie in tempo reale di un avvenimento sempre mutevole (proprio come la guerra), sarà destinata a passare soprattutto dai social?

I telegiornali saranno sostituiti da notiziari lampo di TikTok, costituiti magari da un collage dei più efficaci video amatoriali girati dalla Generazione Z?

Difficile dirlo. Di certo, tutti noi stiamo imparando a conoscere una nuova funzione delle piattaforme social. Che ci possono far divertire e distrarre, ma che permettono anche di dar voce – e quando va bene visibilità planetaria – a fatti e problemi visti da una prospettiva irraggiungibile dagli organi di informazione tradizionale.

È probabile che in futuro i due canali diventeranno complementari. Giornali e telegiornali saranno affiancati dai social, dove le stesse notizie saranno presentate in una veste più intima e “viva”. E magari più libera, meno ingessata, e in alcuni casi meno censurata.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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