Mark Zuckerberg, CEO di Facebook e Instagram, ha dichiarato la presenza di quasi 100 milioni di utenti attivi mensili sull’app Threads. I numeri sono stati presentati durante i risultati finanziari del terzo trimestre 2023, con il risultato che Meta ha subito un incremento delle entrate nettamente maggiori rispetto all’anno precedente.
Il successo dell’app Threads
Threads è l’app per Instagram simile a X (ex Twitter) nel modo in cui è strutturato il feed, ma utilizza il design di Instagram per gli account utente. Era stata già lanciata nel 2019 per poi essere ritirata.
L’app di Meta sta avendo un grandissimo successo, raggiungendo i 100 milioni di utenti attivi mensili. Risulta essere strettamente correlata a Instagram, anche perché per iscriversi è indispensabile l’account Instagram.
Da qualche giorno a questa parte, Zuckerberg ha fatto sì che i post di Threads venissero mostrati nel feed di Facebook. Questa novità, però, non ha entusiasmato molti utenti.
Secondo Susan Li, Chief Financial Officer di Meta, Threads è “un’opportunità a lungo termine“. E non solo: Adam Mosseri spera che possa arrivare presto in Europa, dal momento che non è ancora disponibile perché non rispetta il Digital Markets Act.
Il Digital Markets Act, di cosa si tratta
Abbiamo citato il Digital Markets Act ed è giusto ricordare di cosa stiamo parlando. È entrato in vigore il Dma (Digital Markets Act), una direttiva europea pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. La sua applicazione effettiva avverrà tra sei mesi, a partire dal 2 maggio 2023.
Si tratta di un “regolamento sui mercati digitali”, ovvero di un concreto argine a eventuali condotte sleali dei giganti del Web. Che con l’entrata in vigore del Digital Markets Act potrebbero incorrere in sanzioni sino al 10% del fatturato mondiale totale annuo.
Il Digital Markets Act segue di pochi mesi un provvedimento simile, il Digital Services Act, entrato in vigore lo scorso luglio. Secondo cui, in sintesi, ciò che è illegale offline lo è anche online. I due provvedimenti assieme, Dma e Dsa, compongono il Digital Services Package.
Il Digital Markets Act rinomina le Bigh tech “gatekeeper”, ovvero “guardiani”, “custodi”. Perché in effetti sono loro che in un certo senso regolano gli accessi alla Rete di milioni di utenti privati e aziendali.
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