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Un milione e mezzo di km percorsi sui monopattini Voi Technology

Un risultato eccezionale raggiunto solamente in due anni

La mobilità si sta trasformando. Il tema degli spostamenti dell’ultimo miglio e dello sharing sta diventando sempre più importante e discusso. Un discorso che viaggia sui binari della sostenibilità ma anche della pura e semplice comodità per gli utenti. E in questo senso il risultato portato a casa da Voi Technology, annunciato nell’ambito di Smart City NOW è davvero eccezionale, ma solo un primo passo verso una nuova concezione degli spostamenti.

Voi Technology raggiunge il milione e mezzo di km percorsi

Durante Smart City NOW, evento dedicato proprio alle trasformazioni continue delle città, soprattutto nell’ambito degli spostamenti che si è tenuto in questi giorni a Milano è arrivato l’annuncio. A meno di due anni dal lancio nel capoluogo, i monopattini in sharing dell’azienda svedese Voi Technology hanno percorso più di un milione e mezzo di km.

Un risultato che fa ben sperare per il raggiungimento della mitica Milano in 15 minuti, un obiettivo più volte evocato, non solo durante Smart City NOW. L’idea è quella di liberare le strade dalle auto private, favorendo nuovi tipi di mobilità. Basta guardare i dati per comprendere quanto possa rivoluzionare in positivo un risultato del genere.

A oggi infatti ben l’80% dello spazio pubblico italiano è dedicato alle automobili, impressionante se rapportato alla già alta media europea del 50%. Ma non solo, le auto sono responsabili del 12% delle emissioni di CO2, che sappiamo bene quanto siano dannose per l’ambiente.

Un impatto positivo che può essere stimato, come ha fatto Voi Technology. Studiando i numeri dei clienti che hanno ammesso di aver scelto il servizio come alternativa alla propria auto privata, si è calcolato che questi monopattini abbiano permesso di risparmiare 50 tonnellate di CO2 e 20 kg di PM2.5.

Il futuro è la Mobility-as-a-Service (MaaS)

La strada da seguire quindi è chiara e passa per la cosiddetta MaaS o Mobility-as-a-Service. Si tratta di un altro tema molto ricorrente quando si parla di spostamenti urbani e di come debbano evolversi. Un percorso non necessariamente semplice, ma in cui Voi Technology crede davvero tanto.

Alla base di tutto c’è l’idea di semplificazione. Bisogna cioè rendere sempre più accessibile l’utilizzo di questi servizi, facilitando la vita dei cittadini che vogliono usarli e quindi incentivandoli a farlo. Si può passare attraverso varie strade. Dalla possibilità di sbloccare rapidamente i vari mezzi, alla creazione di infrastrutture apposite, fino agli interventi legislativi.

Un altro elemento chiave è l’integrazione. Permettere un accesso più facile prevede anche di snellire tutte le procedure per utilizzare questo tipo di mezzi, inserendoli all’interno di un ecosistema più grande, legandosi ad altri MaaS, che siano pubblici o privati. Un processo che Voi Technology ha già portato avanti in maniera efficace in varie città europee come Stoccarda, Helsinki e Berlino e che punta a introdurre anche in Italia.

Quattro chiacchiere con Magdalena Krenek di Voi Technology

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Magdalena Krenek, General Manager Voi Technology Italia

Di questi e altri temi abbiamo chiacchierato con Magdalena Krenek, General Manager Voi Technology Italia. Un modo per approfondire meglio la posizione dell’azienda, ma soprattutto riflettere su quali possano essere i prossimi passi per raggiungere quella mitica Milano in 15 minuti e magari andare anche oltre.

Partiamo proprio dalla Milano in 15 minuti, di cui si parla da tempo: quali possono essere i passi per avvicinarsi a questo obiettivo?

Noi crediamo che uno degli strumenti per raggiungere questa “Città in 15 minuti” oltre ai servizi in mobilità in sharing, inteso in tanti modi diversi, che sia a piedi, in monopattino, in bicicletta, anche la macchina (e chissà cosa potrebbe aggiungersi in futuro) sia creare un sistema in cui tutte queste modalità si uniscano, con l’aiuto del MaaS, altro concetto di cui si parla molto.

Quindi la Mobility-as-a-Service ci può aiutare a diffondere il tutto tra i cittadini e ad aumentare l’utilizzo. Sia della mobilità in sharing, sia della mobilità attiva, cioè andare a piedi ad esempio, fino anche al trasporto pubblico. Bisogna collegare tutti questi mondi e rendere la città accessibile in quindici minuti.

È fondamentale quindi l’integrazione dei diversi operatori nel MaaS, così come l’esperienza nel farlo. Va fatto nel modo giusto. Quello che abbiamo visto noi in altre città europee ci ha insegnato che non basta semplicemente integrarsi. Il MaaS non è magia, non basta crearlo e domani tutti si convertono a questo strumento e usano solo quello.

Bisogna anche promuoverlo, fare in modo che ci sia sufficiente utilizzo di questi sistemi e incentivarlo. Trovare anche una connessione con il mondo reale è importantissimo. Abbiamo fatto delle sperimentazioni e abbiamo visto che ad esempio installare una rastrelliera per i monopattini e le biciclette nelle stazioni di interscambio (che sia la stazione Centrale, quella della metro, del pullman…). Così riusciamo a interconnettere ancora di più le diverse modalità e incentivare la multimodalità.

Proprio dal punto di vista delle infrastrutture cittadine, quali sono i miglioramenti (a Milano ma anche in altre città) che possono aiutare la diffusione di questo tipo di modalità?

Le nostre città attualmente non sono fatte per la micromobilità, ma neanche per la modalità attiva. Le nostre città attualmente sono fatte per le macchine. Per aiutare questo cambiamento possiamo dedicare sempre più spazio alle altre modalità che vorremmo incentivare.

Noi abbiamo pensato a diversi modi per migliorare già oggi il parcheggio in città. Lo vediamo bene come purtroppo sia ancora un problema. Abbiamo inventato una tecnologia con cui verifichiamo il parcheggio chiamata Parking Assistant, che dà un feedback all’utente dicendogli se sia un parcheggio buono o meno. Puntiamo così sull’educazione dei nostri utenti, migliorando via via l’approccio.

In più offriamo alle amministrazioni l’installazione delle nostre rastrelliere, di cui parlavo prima. I sondaggi dimostrano che la maggior parte degli utenti vorrebbe parcheggiare in modo corretto. Non c’è cattiveria nell’eventuale ostacolare gli altri partecipanti al servizio. Semplicemente non sanno dove parcheggiare.

L’educazione quindi è fondamentale. Abbiamo inventato la prima scuola di guida digitale dei monopattini al mondo, gratuita. La incentiviamo dando dei crediti per usare il servizio.

Quindi più che gratuita è quasi a pagamento!

Esatto! Quindi, educazione, creazione di infrastrutture e creare questa connessione tra digitale e reale sono i passi chiave da seguire.

Passando al lato burocratico, che è stato un grande tema per il mondo della micromobilità, quanto c’è ancora da fare?

Attualmente i monopattini sono equiparati alle biciclette elettriche. Noi pensiamo che sia effettivamente giusto così. Quello che va migliorato è proprio lo spazio dedicato alla micromobilità. Se pensiamo alla costruzione di nuovi edifici bisogna sempre dedicare un tot di parcheggi alle automobili, ma non c’è nessuna regola sul dover creare uno spazio per la micromobilità. Anche solo per le biciclette private. Lì c’è davvero tantissimo da fare.

Quanto è realistico nel prossimo futuro riuscire ad allargarsi oltre i confini delle città più grandi?

Noi lo stiamo già facendo. Mi viene in mente come primo esempio un’espansione che abbiamo fatto da Berlino – che già è molto estesa – e siamo arrivati ancora fuori alla parte che si chiama Spandau. Ci siamo allargati fin lì e siamo riusciti addirittura a incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico, integrando con i nostri servizi.

Un grandissimo successo e crediamo di poterlo fare anche fuori da altre città. È importantissimo perché sono quelle aree lì che vanno connesse al resto della città, anche quelle meno dense in periferia.

Per sapere di più su Voi Technology e i loro progetti, vi rimandiamo al sito ufficiale dell’azienda.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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