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Wiko: il “lusso democratico” ha bisogno di pazienza

Siamo stati a Marsiglia, nel quartier generale di Wiko, per scoprire come nascono gli smartphone e gli accessori di questa azienda profondamente europea

MARSIGLIA – Non sapevo cosa aspettarmi da questo viaggio. La Marsiglia che conoscevo era quella di Taxxi, una commedia del ’98 firmata da Luc Besson che precorreva i tempi proponendo auto velocissime (o meglio, un taxi) prima ancora che gli americani pensassero di girare il più blasonato Fast and Furious. Insomma, la Marsiglia che avevo in testa era quella di Daniel Morales, affiancata da una serie di commenti di amici, parenti e conoscenti su quanto poco sicura sia questa città.

Ad accogliermi una volta atterrata però non ho trovato solo un immenso muro di caldo, ma anche un centro urbano immenso e dinamico. Marsiglia oggi è una città che ha carattere da vendere, tantissima storia alle spalle, un mare meraviglioso e un sacco di vie, locali e posti magici da trovare e scoprire.

È in questa cornice che trova posto il quartier generale di Wiko. Tre piani che trasmettono un unico messaggio, quello del “lusso democratico” a cui l’azienda fa costantemente riferimento. Insomma, non è solo un claim, una combinazione che serve ad avere appeal su consumatori e media, ma una filosofia vera e propria che trasuda persino dai muri: Wiko vuole a tutti i costi offrire il meglio ai suoi consumatori senza troppe rinunce e sacrifici.

Il lusso democratico ha bisogno di pazienza

Ma che cos’è “il meglio” per il target dell’azienda francese, da due anni parte di Tinno Mobile Technology Corp? Due i punti focali durante la progettazione degli smartphone: performance e batteria. Ne è un esempio l’ultimo arrivato, Wiko View 3. Meno di 200 euro per uno smartphone che può raggiungere, almeno secondi i test condotti da Wiko, 59 ore di autonomia. Tutto questo senza sacrificare le prestazioni che rimangono piuttosto elevate, consentendo agli utenti di svolgere ogni genere di attività.

E la fotocamera? Niente panico, anche l’esperienza fotografica viene curata nei minimi dettagli e arricchita anno dopo anno. Un risultato reso possibile grazie all’utilizzo di tecnologie come la stabilizzazione elettronica e alle collaborazioni di alto profilo portate avanti da Wiko. La società infatti lavora a stretto contatto con Google, cosa che ha permesso loro di portare Google Lens sui nuovi device, e con DxOMark, il sito Web francese che valuta la qualità delle immagini per fotocamere, obiettivi e dispositivi mobili.

A sinistra Antoine Loison, Accessories Designer di Wiko

Wiko quindi si dà da fare e non lascia nulla al caso: le scatole sono studiate nei minimi dettagli, i manuali sono realizzati con cura dal personale dell’azienda e gli accessori nascono per rispondere alle reali esigenze dei consumatori.

Tra quest’ultimi troviamo fitness band, cuffie e i nuovi auricolari true wireless che arriveranno sul mercato alla fine del 2019.

E poi non mancano le custodie, inclusa Wiko Smart Folio, la cover che Antoine Loison, 37 anni e Accessories Designer, ci mostra con un certo orgoglio sul volto. È infatti sua l’idea di realizzare una cover che protegga il device, mostri le informazioni vitali senza doverlo sbloccare e ospiti un comodo stand per vedere film, serie TV e video di ogni genere in totale comodità.

Spetta invece ad Sebastien Weber, Deputy Chief Design, raccontarci la parte più modaiola dei prodotti dell’azienda francese. Il processo, ve lo assicuro, è più lungo di quanto pensiate e prevede tantissima ricerca perché “va di moda il notch” non basta. Bisogna studiare cosa vogliano gli utenti e di cosa hanno bisogno, ma anche analizzare con attenzione le tendenze in termini di materiali e colori. Ecco perché gli uffici di Wiko sono tappezzati da prototipi, disegni, palette di colori pantone e fotografie di ogni tipo.

Insomma, il lusso democratico passa anche da qui: dalle oculate scelte che definiscono il design dei prodotti Wiko.

Questa però è solo una parte, quella estetica. Democratizzare il lusso infatti non significa solo proporre ai consumatori un device dalle linee piacevoli e dalle colorazioni giovani e vivaci. Il reparto R&D lavora quotidianamente per studiare le ultime tecnologie e capire quali si adattino alle proprie esigenze.

Scegliere cosa portare sugli smartphone Wiko è solo il primo passo.

Vi faccio un esempio: il 5G. Olivier Simon, Global Technical Director, ci spiega che ci stanno ormai lavorando da parecchio, tanto da avere già pronti i primi mobile hotspot. Perché quindi non portare la tecnologia a bordo di View 3? Semplice: il costo.

Per essere “democratico” uno smartphone deve aver un prezzo accessibile a chiunque, in primis al target di riferimento di Wiko che va dai 18 ai 25 anni. I costi di produzione per l’integrazione del 5G risulterebbero più elevati ed andrebbero così ad incrementare il prezzo per il consumatore finale, violando quindi la “clausola” delle democraticità.

Niente paura però: stando a Olivier l’attesa non sarà troppo lunga e nel Q2 del 2020 dovrebbero arrivare i primi smartphone 5G dell’azienda.

Il Global Technical Director però non si limita a cercare e provare le tecnologie del prossimo futuro. I suoi team si occupano anche di testare i device già ideati e prodotti dall’azienda, usando tra l’altro dei piccoli bot che simulano il comportamento umano. Ma cosa fanno esattamente? Dalle 7.30 del mattino fino a tarda sera svolgono operazioni come navigare su Internet e aprire applicazioni per capire quanto resiste il device, soprattutto in termini di autonomia.

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Tutto questo accade all’interno di un enorme open space che consente a tutti i dipendenti Wiko di lavorare a stretto contatto: marketing, design, ricerca e responsabili del materiale promozionale si confrontano quotidianamente dipendendo gli uni dagli altri.

In un’altra stanza invece trova posto un altro piccolo gruppo di persone: coloro che si occupano del software. Il team qui si occupa dell’esperienza degli utenti sia con gli smartphone che con i wearable, lavorando sodo per rendere l’utilizzo più semplice e naturale possibile. Il tutto confrontandosi mensilmente con il team di Google situato a Parigi.

Attenzione però: non si tratta solo di prendere il sistema operativo di Big G per poi inserirlo sui propri device. Dietro a questa operazione infatti si nascondono tanti test, la continua voglia di migliorare e quella di proporre ai più giovani nuovi divertenti tool con cui sfogare la propria creatività. Tra questi troviamo la possibilità di usare i video come wallpaper, una soluzione che non solo darà nuova vita ai filmati girati con lo smartphone ma che renderà assolutamente originale il vostro sfondo.

Wiko, un’azienda europea

Gli uffici di Wiko sono tutto tranne grigi e asettici

Girando per gli uffici di Wiko la sensazione è quella di trovarsi all’interno di un’azienda incredibilmente peculiare, una peculiarità derivata in parte dalla forte connotazione europea della società.

Insomma, Wiko è diversa. Passeggiando tra i dipendenti non troverete né il classico rigore asiatico né la scarsa flessibilità mentale che spesso caratterizza gli americani. La sensazione è quella di essere parte di una grande e colorata famiglia, un posto dove la creatività e l’ingegno vengono premiati, dove il gruppo vale più della somma dei suoi individui, dove l’attenzione non è rivolta unicamente al risultato e dove c’è spazio anche per aiutare i dipendenti a trovare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata. Un messaggio che traspare anche dal nuovo slogan dell’azienda, Let’s Live It, perché ok il fatturato, la conquista delle quote di mercato e la necessità di lavorare sodo per tenere il passo con la concorrenza ma, alla fine della giornata, quello che conta – in modo estremamente europeo – è godersi la propria esistenza.

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Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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