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Facebook blocca il riconoscimento facciale sulla piattaforma

Le "crescenti preoccupazioni sull'uso" della tecnologia hanno guidato la decisione

Facebook ha annunciato che non userà più il riconoscimento facciale per le foto e i video sulla piattaforma. La decisione arriva per le crescenti preoccupazioni sull’usodi questa tecnologia, che pure l’azienda ritiene uno strumento interessante.

Facebook ferma il riconoscimento facciale sulla piattaforma social

Meta (il nuovo nome della società che gestisce Facebook, Instagram e WhatsApp) ha annunciato la decisione di fermare il programma di riconoscimento facciale sulla piattaforma. Una decisione presa per via delle preoccupazioni espresse dall’opinione pubblica. Ma anche perché secondo l’azienda le autorità non sarebbero chiare nell’imporre regole e limiti all’uso di questa tecnologia, potenzialmente lesiva per la privacy delle persone.

L’azienda si impegna anche a rimuovere le “impronte facciali” accumulate analizzando le fotografie sulla piattaforma finora, operazione che ha coinvolti oltre un miliardo di volti riconosciuti. “Più di un terzo degli utenti attivi giornalieri ha optato per il nostro riconoscimento facciale e ora la sua rimozione risulterà nella cancellazione di più di un miliardo” di faceprint”. Un archivio enorme di volti, che ora l’azienda si impegna a cancellare.

La decisione non matura però solamente dall’attenzione mediatica. Nel 2019, la Federal Trade Commision aveva affibbiato una sanzione da cinque miliardi di dollari alla società di Zuckerberg. E uno dei motivi erano i dubbi sull’applicazione del riconoscimento facciale. L’anno scorso l’azienda ha patteggiato per 650 milioni di dollari una class action in Illinois. L’accusa era di non aver richiesto in maniera adeguata l’accesso alle informazioni biometriche dei residenti.

La politica commenta la decisione anche in Italia, con il deputato PD Filippo Sensi che dice: “Tra le prime mosse di Meta la presa di distanza dall’utilizzo del riconoscimento facciale. Vogliamo vederci bene dentro. Ma il segnale è importante. Parlamento italiano e governo hanno gli strumenti per intervenire a tutela della privacy dei cittadini. Non ci sono più scuse”.

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Source
Ansa

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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