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Apple: l’Ue indagherà sulla tassa per gli sviluppatori europei

Lo ha detto Margrethe Vestager

Come vi abbiamo raccontato in un recente articolo, lo scorso 7 marzo è diventato effettivo il Digital Markets Act (DMA). Ossia il regolamento europeo che, in estrema sintesi, tiene a freno lo strapotere di alcune big tech.

Il DMA ha individuato sei super aziende, definite come gatekeeper: Meta, Alphabet (Google), Amazon, ByteDance (TikTok), Apple e Microsoft. Aziende che devono garantire una certa pluralità e dismettere ogni atteggiamento in odore di monopolio.

Ebbene: rispetto a queste ultime direttive dell’Ue, Apple sembra decisamente la più restia a modificare alcune sue abitudini. Lo avevano già fatto notare, con una lettera indirizzata alla Commissione europea, 34 tra aziende e associazioni, capitanate da Spotify ed Epic Games. Nella lettera si diceva apertamente che Apple si stava facendo beffe del DMA.

E ora siamo a un nuovo capitolo dell’intricato rapporto tra l’azienda di Tim Cook e il Digital Markets Act: l’Ue potrebbe indagare Apple per l’applicazione della tassa sugli sviluppatori europei.

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La Core Technology Fee di Apple nel mirino dell’Ue

In realtà, come vedremo, il monito dell’Ue riguarda Apple ma anche Meta. Tuttavia, è la società di Cupertino a essersi mostrata più riottosa dall’introduzione del DMA.

Ha spiegato tutto Margrethe Vestager, commissaria europea per la concorrenza e capo del gruppo della Commissione Europe Fit for the Digital Age.

Vestager ha parlato in esclusiva a Reuters, che ha pubblicato un articolo nella giornata di martedì 19 marzo. La commissaria Ue ha contestato a Apple l’introduzione di una commissione di 0,50 euro, che deve essere pagata per ogni prima installazione annuale se l’app supera il milione di installazioni.

È la Core Technology Fee, contestatissima da Spotify, secondo cui gli sviluppatori Ue devono versare una commissione del 17% a transizione, se l’app distribuita da App Store prevede un pagamento tramite terze parti. Se il pagamento rimane interno ad Apple, la commissione scende al 3%. È evidentemente un’interpretazione del tutto arbitraria del Digital Markets Act, che dovrebbe lasciare massima libertà di scelta agli sviluppatori e agli utenti.

Le parole di Margrethe Vestager

Nei confronti della Core Technology Fee, che lascia molti dubbi, la commissaria Vestager ha detto: “Ci sono cose a cui siamo molto interessati, ad esempio, se la nuova struttura tariffaria di Apple non renderà di fatto in alcun modo attraente l’utilizzo dei vantaggi del DMA. Questo genere di cose è ciò su cui indagheremo.”

Margrethe Vestager si è espressa anche sulla pubblicità non esattamente positiva che Apple ha fatto degli store alternativi al proprio. La commissaria ha dichiarato: “Ritengo poco saggio affermare che i servizi non sono sicuri da usare perché ciò non ha nulla a che fare con il DMA.

 Il DMA serve ad aprire il mercato per consentire ad altri fornitori di servizi di raggiungere l’utente e il modo in cui il fornitore di servizi del sistema operativo si assicurerà che sia sicuro spetta a loro decidere. E naturalmente, se dovessimo vedere o avere il sospetto che questo sia un modo per dire che qualcun altro non sta facendo il suo lavoro, potremmo prendere iniziative per esaminare la questione.”

Vestager non ha dunque confermato l’apertura di un’indagine ufficiale dell’Ue nei confronti di Apple, che però continua a essere una sorvegliata speciale.

Le critiche a Meta

La commissaria ha anche criticato la scelta di Meta di introdurre le versioni a pagamento di Facebook e Instagram. Solo gli abbonati, insomma, potranno evitare la profilazione dei dati a scopi pubblicitari.

Anche se nei confronti della società di Mark Zuckerberg la posizione dell’Unione europea sembra più morbida. Vestager ha infatti parlato di “conversazione” e non di “indagine”: “Penso che ci siano molti modi diversi per monetizzare i servizi che offri. Perché una cosa sono le pubblicità molto mirate che si basano sui dati consumati. Un altro modo di mostrare la tua pubblicità è renderla contestuale.

Quindi penso sia importante continuare la conversazione con Meta e valuteremo alla fine quale sarà la prossima mossa affinché rispettino il DMA.”

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Gli abbonamenti di Meta e il possibile sconto in Europa

Meta nel novembre del 2023 ha lanciato in Europa un abbonamento che rimuove le inserzioni pubblicitarie da Facebook e Instagram. Il costo è di 9,99 euro al mese.

Tuttavia, martedì 19 marzo si è tenuto un workshop organizzato dalla Commissione europea in cui si è parlato proprio del rispetto delle regole del Digital Markets Act. In quell’occasione, Meta ha proposto una riduzione del costo dell’abbonamento: gli utenti europei potrebbero pagare 5,99 anziché 9,99 euro al mese.

La mossa basterà a tacitare i dubbi dell’Ue?

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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