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Le bici elettriche attirano i fulmini? Il caso di Alberto Balocco

Sfatiamo una paura tornata a galla

Un recentissimo fatto di cronaca ha fatto tornare in auge un’antica paura, che ci pare doveroso affrontare e sfatare.

In un primo momento, pensavamo che la perfetta collocazione di questo articolo fosse nella nostra rubrica settimana “La bufala tech”.

Tuttavia, in quello spazio del mercoledì pubblichiamo (pseudo)notizie create ad arte allo scopo di destabilizzare, instillare false informazioni o comunque ingenerare confusione, di solito allo scopo di avallare posizioni antiscientifiche.

Stavolta, invece, una tragica notizia di cronaca (la morte dell’imprenditore Alberto Balocco) ha fatto riemergere una vecchia fobia: quella per cui durante i temporali ci sia la possibilità di essere colpiti da un fulmine a seconda di una serie di variabili. Qui, nello specifico, si è ipotizzato che le bici elettriche attraggano i fulmini.

Partiamo dalla notizia, per poi sfatare il fantomatico legame tra le bici elettriche e i fulmini.

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La morte di Alberto Balocco

La notizia è rimbalzata su tutti i giornali e telegiornali, perciò la riportiamo col massimo della sintesi, al solo scopo di entrare subito nel cuore della questione.

Nella giornata di venerdì 26 agosto Alberto Balocco, presidente dell’omonima azienda dolciaria, è morto assieme all’amico Davide Vigo. I due sono stati colpiti da un fulmine mentre pedalavano sulle loro mountain bike tra le montagne piemontesi della Val Chisone.

Balocco e Vigo, entrambi sportivi amatori, erano in sella a due bici elettriche, colpite da un fulmine. O meglio, le biciclette sono state trovate pressoché integre, ma i corpi avevano evidenti segni di folgorazione.

Le bici elettriche attirano i fulmini?

La notizia, dicevamo, ha fatto il giro di giornali e televisioni, per l’eccezionalità dell’evento e la notorietà di uno dei due sfortunati ciclisti. E il particolare delle mountain bike elettriche di Alberto Balocco e Davide Vigo non è di certo passato inosservato.

Nel senso che in molti hanno subito ravvisato un’associazione tra le bici elettriche e i fulmini. Non indugiamo oltre e cerchiamo di capire se questa perplessità poggia o meno su una qualche plausibilità scientifica.

Le bici elettrica e i fulmini: cosa dice la scienza

Poche righe fa abbiamo parlato dell’eccezionalità dell’evento che ha causato la morte di Alberto Balocco e Davide Vigo. E già questa è una prima risposta: se ci fosse una stringente correlazione tra le bici elettriche e la folgorazione da fulmini, casi tragici come quello occorso nella giornata del 26 agosto sarebbero di certo più frequenti.

Se tuttavia vogliamo far parlare la scienza, facciamoci aiutare da ciò che riporta il sito del SIRF (Sistema italiano rilevamento fulmini). Dove possiamo leggere: “Ogni oggetto con un’elevazione predominante rispetto all’area circostante ha una maggior probabilità di essere colpito dal fulmine (un albero, una torre, un traliccio)”.

Questo passaggio chiarisce diverse cose. Abbatte, anzitutto, un altro falso mito: quello secondo cui i puntali degli ombrelli sarebbero altri attrattori di fulmini. È invece sottinteso quanto sia inopportuno, durante i temporali, farsi trovare all’aperto, soprattutto in luoghi montuosi o con una forte presenza di alberi.

Bici elettriche e fulmini: nessuna correlazione

Per quanto, più nello specifico, riguarda le biciclette elettriche, i fulmini non sono assolutamente attratti dai materiali di cui sono composte le batterie (che, comunque, sono isolate).

I fulmini, come già detto, cercano oggetti elevati e appuntiti, che favoriscono il loro scaricamento al suolo. Lo conferma il National Weather Service americano: “l’altezza, la forma appuntita e l’isolamento sono i fattori dominanti che controllano il punto in cui un fulmine colpisce”. La presenza di metalli non c’entra: Le montagne sono fatte di roccia e pietra, ma vengono colpite dai fulmini molte volte all’anno”.

Ogni anno in Italia cadono circa 1,6 milioni di fulmini, che a livello globale causano tra le 6 e le 24.000 vittime.

Un’altra loro caratteristica è l’imprevedibilità. Quindi, lo ripetiamo, buona norma in caso di temporali è quella di raggiungere un luogo chiuso.

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Verità e suggestione

Sfatata questa credenza nuova e antica (vedi il discorso sul puntale degli ombrelli) resta un importante discorso più generale. Che è poi ciò che porta alla creazione e alla diffusione di troppe e pericolose fake news.

Una notizia eclatante e insolita può avere un forte impatto emotivo. E, se si è preda dell’emotività, è inevitabile che la nostra razionalità vacilli. Quindi, se l’stinto ci porterebbe a credere a qualunque ipotesi proprio sulla base dell’onda emotiva, non fidiamoci. E soprattutto non mettiamo in moto la pericolosa macchina del tamtam, dicendo anche solo a un paio di amici: “Hai sentito che…”

Verifichiamo, verifichiamo, verifichiamo. La Rete, con tutti i limiti e i difetti che ha, in questo senso è un’alleata formidabile.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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Un commento

  1. <>
    Mi permetto di osservare che ciò che dice la scienza non é ben interpretato in questa conclusione! Infatti il puntale degli ombrelli specie se in metallo elevano l’altezza del soggetto esposto.
    La presenza di alberi funge da parafulmine facendo scegliere al fulmine la via appunto più corta mentre è molto pericoloso rifugiarvisi sotto poiché se il fulmine colpisce l’albero lo farebbe esplodere in micidiali schegge di legno.

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