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Dopo le accuse sul tracciamento della posizione, Google pagherà 391,5 milioni di dollari

Google è pronta a mettere fine alla diatriba sul tracciamento della posizione. La multinazionale americana, infatti, era stata accusata di aver monitorato la posizione degli utenti a loro insaputa.

Per chiudere la questione, Google ha deciso di patteggiare accordandosi con 40 Stati per un pagamento di 391,5 milioni di dollari.

Facciamo un passo indietro

Google è stata accusata da una coalizione di procuratori generali degli Stati di New York, Oregon, Nebraska, Florida e altri di aver monitorato la posizione degli utenti, il tutto a loro insaputa. I fatti risalirebbero a qualche anno fa, quando Associated Press fu la prima a indagare sui fatti.

A.P. ha sostenuto che fra il 2014 e il 2019 la multinazionale avrebbe spiato i propri utenti tramite i servizi disponibili per iPhone e Android. Nello specifico Google avrebbe indotto in errore i consumatori, facendo credere che il tracciamento della posizione fosse disattivato quando in realtà non lo era. In più avrebbe utilizzato le informazioni raccolte per vendere informazioni agli inserzionisti.

Per anni Google ha dato priorità al profitto rispetto alla privacy dei propri utenti“, così il procuratore generale dell’Oregon, Ellen Rosenblum, in una nota rilasciata. “I clienti pensavano di aver disattivato le loro funzioni di localizzazione su Google, ma la società ha continuato a registrare segretamente i loro movimenti e utilizzare tali informazioni per gli inserzionisti“.

Prima di questo, Google aveva chiuso altri accordi

Il mese scorso la multinazionale aveva patteggiato con lo Stato dell’Arizona per 85 milioni di dollari. L’accusa era sempre la stessa: aver ingannato gli utenti sul tracciamento della posizione. Attualmente sembra stare affrontando lo stesso iter con gli Stati di Washington, Texas, Indiana e con Washington D.C.

Il tracciamento della posizione si è rivelato il tallone d’Achille di Google

Google ha cercato di giustificarsi in ogni modo. Dopo accuse simili mosse alla Apple, l’azienda di Mountain View ha pubblicato lunedì un post sul proprio blog, affermando che l’indagine si è basata su “politiche obsolete“, che la società ha già affrontato nel tempo.

Nonostante ciò, ha promesso di implementare alcune nuove funzionalità, tra cui un hub che veicoli informazioni al fine di evidenziare le impostazioni più importanti relative alla posizione, per aiutare gli utenti a fare le scelte che ritengono più opportune nella massima trasparenza.

In più ha dato la sua parola per aumentare le informazioni (e renderle più dettagliate) sui dati che raccoglie durante la configurazione dell’account, oltre a pensare a una funzionalità per disattivare ed eliminare la cronologia delle posizioni e delle attività web.

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Maria Stella Rossi

Mangiatrice seriale di biscotti e ghiotta di pizza, adoro scrivere da sempre, ancor prima di imparare a tenere per bene una penna fra le dita. Sono una grande appassionata di libri, telefilm, film, videogiochi e cucina, mentre il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire a catturare ed addomesticare una Furia Buia. Ma anche continuare a scrivere non è poi così male come desiderio.

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