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Apple raccoglie dati senza il consenso degli utenti?

Nelle sue pubblicità Apple ci ha abituati a uno slogan chiaro ed efficace sul rispetto della privacy degli utenti e su come questa non debba essere mai violata: “Privacy. That’s iPhone“, ovvero “Privacy. Questo è iPhone”. Eppure da una ricerca condotta da un team indipendente potrebbe non essere così.

La privacy sugli smartphone Apple potrebbe essere stata violata

Per gli iPhonisti la notizia potrebbe essere una doccia fredda: nelle sue impostazioni, l’iPhone permette da iOS 14.5 di settare su off il tracciamento dei dati. Tuttavia, stando a quanto dichiarato da Tommy Mysk e Talal Haj Bakry, due sviluppatori di app e ricercatori di sicurezza presso la società di software Mysk, non sarebbe esattamente così.

Tramite le proprie app, Apple raccoglierebbe informazioni iperdettagliate sui propri utenti, anche se il tracciamento è disattivato.

Il condizionale è d’obbligo, del resto una contro-ricerca o una risposta da parte dell’azienda non c’è ancora stata, ma se la cosa dovesse essere confermata si tratterebbe di un atto gravissimo nei confronti della privacy dei clienti Apple.

Nello specifico, per Mysk e Bakyr l’App Store parrebbe raccogliere ogni informazione possibile e inimmaginabile: app ricercate, annunci visti, il tempo di utilizzo di un’applicazione e la relativa valutazione, ma non solo. Ci sarebbero anche informazioni personali come il dispositivo utilizzato, il numero ID, la risoluzione dello schermo, la lingua impostata, la connessione a internet e via discorrendo.

L’opt-out o la disattivazione delle opzioni di personalizzazione non ha ridotto la quantità di analisi dettagliate che l’app stava inviando“, ha dichiarato Mysk. “Ho disattivato tutte le opzioni possibili, ovvero annunci personalizzati, consigli personalizzati e condivisione di dati e analisi sull’utilizzo.”

Gizmondo ha chiesto una verifica di alcune app

Il magazine Gizmondo ha richiesto a Mysk la verifica di alcune app di Apple, per capire se effettivamente violino la privacy. I risultati sono molto interessanti: le app Salute e Wallet non trasmetterebbero nulla, a differenza di Apple Music, Apple TV, Apple Books e iTunes Store.

Ma come hanno fatto Mysk e Bakyr a fare tale scoperta?

Anzitutto si sono serviti di due iPhone: il primo, con gli aggiornamenti fermi a iOS 14.6 e il sistema forzato con jailbreak, il secondo, invece, con sistema integro e aggiornato a iOS 16. Ebbene, il primo iPhone ha permesso ai due ricercatori di decrittografare il traffico di dati ed esaminare quelli effettivamente inviati. Cosa che si è poi rivelata essere confermata utilizzando il secondo iPhone, quello contenente l’ultimo aggiornamento.

Cosa potrebbe succedere

Non è ancora dato saperlo, ma quel che è certo è che si tratta di un tema scottante e molto caro alla community di internet. A nessuno, del resto, farebbe piacere scoprire che la propria privacy sia costantemente violata, benché meno da Apple, un’azienda che ne ha sempre fatto uno dei suoi baluardi.

Ecco perché quest’accusa potrebbe costare molto cara alla multinazionale della mela morsicata: pare, infatti, che sia in procinto di essere messa in piedi una class action contro l’azienda, che dovrà molto probabilmente rispondere delle proprie azioni in un tribunale.

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Maria Stella Rossi

Mangiatrice seriale di biscotti e ghiotta di pizza, adoro scrivere da sempre, ancor prima di imparare a tenere per bene una penna fra le dita. Sono una grande appassionata di libri, telefilm, film, videogiochi e cucina, mentre il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire a catturare ed addomesticare una Furia Buia. Ma anche continuare a scrivere non è poi così male come desiderio.

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