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Finalmente l’alba: com’è il film di Saverio Costanzo

Finalmente l’alba è il viaggio lungo una notte di una donna, una ragazza semplice, una giovanissima comparsa di Cinecittà che nella Roma degli anni '50 accetta l’invito mondano di un gruppo di attori americani e con loro trascorre una notte infinta

Le figure femminili sono sempre state al centro delle opere di Saverio Costanzo. Il regista italiano, dopo il successo della serie tv L’amica geniale, serie televisiva tratta dalla celebre tetralogia di Elena Ferrante, è tornato alla Mostra di Venezia con il suo nuovo film, Finalmente l’alba, in concorso, ispirato al caso di Wilma Montesi, una ragazza trovata morta su una spiaggia nel 1953. La storia racconta la notte in cui una giovane aspirante attrice, Mimosa, entra nel mondo del cinema e perde la sua innocenza.

La perdita dell’aureola avrebbe asserito Baudelaire, ma non siamo a Parigi e non siamo nella seconda metà dell’800. Eppure la condizione esistenziale del poeta maledetto e della protagonista di questa storia è assai simile: due individui che credono di abitare l’Olimpo e contrariamente si devono misurare con la condizione dell’artista in una società industriale: fallimentare, precaria, un postribolo senza fine, una festino di maschere, vizi e corruzioni.

Finalmente l’alba: recensione del film di Saverio Costanzo

Finalmente l'alba recensione

Finalmente l’alba è il viaggio lungo una notte di una donna, una ragazza semplice, una giovanissima comparsa di Cinecittà che nella Roma degli anni ’50 accetta l’invito mondano di un gruppo di attori americani e con loro trascorre una notte infinta. È come un incantesimo senza fine, che dura una notte, e lo spettatore, come Mimosa, vive assieme a lei lo stupore di partecipare a questo mondo, pieno di contraddizioni, plasmato dall’arte e dalla sua alterità oscura.

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Sembra di rivivere dentro Babylon di Damien Chazelle, quest’anno Presidente di Giuria della Mostra, ma con una visione più ingenua, forgiata sul riscatto di una donna semplice, che è come un specchio, un foglio bianco, una tela immacolata su cui ognuno scrive e riscrive la sua storia, la sua biografia: Mimosa infatti, da donna timida promessa sposa a un poliziotto, diventa una comparsa, in seguito un’attrice formidabile, poi una poetessa svedese, per poi tornare a se stessa.

Finalmente l’alba: Saverio Costanzo ci porta nella Cinecittà Babilonia degli anni ’50

Finalmente l'alba recensione

La sua vita cambia in poco tempo, e da preda e succube di un destino che non si è scelta, si scopre padrona del suo cammino, e con la forza interiore di una leonessa (una scelta non casuale). La sua serata, anzi la sua notte piuttosto singolare, è accompagnata da due attori e un autista, rispettivamente interpretati da Lily James, Joe Keery e Willem Dafoe. I primi due sono i protagonisti del colossal che si sta realizzando a Cinecittà, di cui lei diventa una comparsa disattesa, una coppia di attori che vive un rapporto di amore-odio, non solo tra loro ma con il lavoro stesso dell’attore: ed è proprio la recitazione l’elemento sapido che caratterizza la storia.

La recitazione diventa il marcatore identitario di una storia che rincorre se stessa, i protagonisti si beccano, si feriscono, ballano per schiacciarsi i piedi a vicenda, stuzzicano gli infantilismi dell’altro, seducono senza desiderio, sono tutti in preda a un possibile e assai verosimile disturbo istrionico di personalità: non c’è felicità, né verità, c’è solo un’eterna e strisciante condizione di impostura, in cui Mimosa è la nota dissonante, la cui ingenuità, il cui candore viene scambiato per innata capacità recitativa, il cui silenzio viene confuso con la poesia. Il mondo in cui Mimosa abita è ferino, ma lei è una donna felina, e lo scopre solo alla fine.

La regia indugia molto sui volti, soprattutto la fissità dei corpi: nonostante l’evidente performatività a cui si prestano, per lavoro o per assenza di abnegazione alla vita, gli attori si sfilacciano in doppi, quasi tripli ruoli, che mantengono fuori e dentro la scena. I corpi sono statici, statue di pietra che camminano come fantasmi in una città, che poi lo è Cinecittà, spiriti evanescenti che compongono lo spartito visivo di un’opera metacinematografica, piuttosto singolare, forse un poco fuori fuoco, soprattutto nelle ultime battute finali, ma con una visione chiara e una regia nitida.

Finalmente l’alba uscirà al cinema il 14 dicembre 2023 distribuito da 01 Distribution.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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