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Frances Haugen si organizza per contrastare le Big Tech

L’ingegnera informatica Frances Haugen, ex dipendente di Facebook, torna alla carica contro le Big Tech e si prepara a lanciare un’organizzazione non-profit che sia in grado di addestrare legislatori e avvocati a tener testa agli abusi perpetrati dalle grandi aziende digitali.

Il passato di Frances Haugen e la tossicità delle Big Tech

La storia di Haugen è una storia tragicamente comune: tecnica di buone speranze, si è avvicinata a Facebook nel tentativo di raddrizzarne le storture dall’interno. Durante una testimonianza rilasciata al Congresso statunitense, la professionista ha confessato di essersi unita al social nel 2019 in risposta alla radicalizzazione politica di una persona a lei vicina, finendo con il rivestire il ruolo di lead product manager per la sezione Disinformazione Civile. Quello che ha visto, l’ha convinta che il suo datore di lavoro non avesse alcuna intenzione di cambiare rotta.

Nella mente della donna si è presto delineata la convinzione che Facebook favorisse il proprio ritorno economico al bene della società e che l’intera impalcatura dei suoi sistemi fosse focalizzata sul polarizzare i propri utenti sfruttando senza remore le bufale internettiane e le controversie politiche per ottenere profitti sempre crescenti.

Per reagire alla soffocante situazione, Frances Haugen ha deciso di muoversi contro la Big Tech vestendo i panni di “whistleblower”, di informatrice, facendo trapelare alcuni documenti diffusi internamente alla corporation verso il mondo esterno. Appoggiandosi al The Wall Street Journal, ha fatto esplodere il caso dei The Facebook Files e ha messo in luce tutta una serie di criticità proprie al mondo social: dalla gestione delle fake news alla tolleranza strategica dell’hate speech, passando dall’impatto negativo che Meta ha sulla psiche degli adolescenti.

Frances Haugen Parlamento europeo
Frances Haugen al Web Summit 2021di Lisbon, Portogallo.

Il nuovo progetto che sta per bocciare

Seguendo le orme impresse da Timnit Gebru, ex ricercatrice Google che si è dedicata alla lotta ai malcostumi delle Big Tech, anche Haugen sta dedicando le proprie energie a fondare un’organizzazione non-profit pensata nell’ottica di sviluppare armi efficaci per imporre alle corporazioni di rispondere delle proprie azioni. Di “responsabilizzarle” nei confronti dei loro elementi manageriali più tossici e pericolosi.

Beyond the Screen – questo è il possibile nome della realtà in questione – si focalizzerà su tre diversi frangenti: incentivare gli investitori a tener traccia della responsabilità sociale dimostrata dalle aziende che finanziano, educare gli avvocati che intendono combattere contro i colossi del settore, fornire ai legislatori e ai ricercatori gli strumenti utili a scoprire i dietro le quinte sul come siano gestite le singole piattaforme. Al momento, riporta Politico, la start-up ha raccolto fondi per circa 5 milioni di dollari.

Nei fatti, il piano della professionista è quello di progettare un finto social network che però sia in grado di emulare il funzionamento degli algoritmi tipici del settore, un escamotage che dovrebbe virtualmente permettere a studenti, accademici e investigatori di comprendere più a fondo quali siano le dinamiche che muovono il settore di questo specifico settore dell’intrattenimento tech.

L’importanza del progetto e la sua portata globale

Su carta, Beyond the Screen vuole partire dal consumo internettiano di Stati Uniti e Unione Europea per poi affrontare le dinamiche del mondo intero. Una prospettiva audace, ma anche terribilmente indispensabile. Quanto succede sui social riverbera nella quotidianità oltre allo schermo e le conseguenze riscontrate a oggi hanno una portata talmente smodata da essere letteralmente incalcolabili.

Si va dall’estremizzazione delle visioni politiche al fare da megafono per sommosse organizzate contro le istituzioni, dal supporto a leader noti per i loro omicidi di Stato alla diffusione delle propagande di partiti che inneggiano all’odio religioso e molto altro ancora. Complici le gigantesche risorse economiche e le forti influenze politiche, queste Big Tech tendono spesso a poter agire impunemente, venendo coinvolte in processi dalla durata pluriennale che si concludono regolarmente attraverso patteggiamenti o con l’annullamento delle sentenze per motivi tecnici. Frances Haugen sostiene di voler porre fine a queste ingiustizie e si auspica che il suo intervento possa essere un giorno del tutto superfluo.

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Source
Politico

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