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Doctor Strange nel Multiverso della Follia: com’è il nuovo film Marvel

Doctor Strange nel Multiverso della Follia è nelle sale italiane dal 4 maggio.

Nel momento dell’annuncio della nomina di Sam Raimi alla regia di Doctor Strange nel Multiverso della Follia, in molti hanno immediatamente associato questa scelta alla trilogia di Spider-Man del cineasta statunitense, cercando collegamenti con il nuovo corso Marvel dell’Uomo Ragno. Suggestioni che, come abbiamo visto in Spider-Man: No Way Home, sono presenti e tangibili. Durante la visione di Doctor Strange nel Multiverso della Follia, ventottesimo film del Marvel Cinematic Universe, queste considerazioni lasciano però ben presto spazio a una motivazione ben più lampante per il coinvolgimento di Sam Raimi in questo progetto: siamo infatti di fronte al primo episodio dichiaratamente horror di questa imponente e intricata serie cinematografica, quindi il regista della trilogia de La casa, indiscutibilmente uno dei nomi tutelari del genere, era decisamente la scelta migliore.

Gli svariati eventi a cui abbiamo assistito recentemente nel franchise (oltre alla visione di Spider-Man: No Way Home, è consigliabile un ripasso delle serie Disney+ WandaVision, Loki e What If…?) ci consegnano una situazione estremamente complessa, con Doctor Strange sempre più coinvolto nello studio e nella tutela del Multiverso. Durante un sogno, il personaggio interpretato da un sempre formidabile Benedict Cumberbatch si imbatte nell’adolescente America Chavez (Xochitl Gomez), dotata della capacità di viaggiare fra le varie dimensioni. Nel tentativo di mettere la ragazza al sicuro dalle misteriose e aggressive creature che la minacciano, Strange si mette in contatto con Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen), che dopo quanto accaduto in WandaVision, con la sua evoluzione in Scarlet Witch si trova alle prese con una profonda crisi esistenziale.

Nasce così un acceso confronto, che mette in pericolo l’esistenza di diversi universi, dove Strange ha la possibilità di incontrare versioni alternative di Christine Palmer (Rachel McAdams) la sua mai dimenticata ex fiamma.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia: la svolta horror del Marvel Cinematic Universe

Doctor Strange nel Multiverso della Follia

C’era molta attesa per il ritorno di un cineasta estroso e creativo come Sam Raimi sotto la rigida e autoritaria ala protettiva di un grande studio come la Marvel, con precise esigenze narrative ed editoriali. Due anime per certi versi agli antipodi, che in Doctor Strange nel Multiverso della Follia trovano però il modo di amalgamarsi e completarsi a vicenda, dando vita a uno dei prodotti più bizzarri e genuinamente folli dell’intero franchise. Non mancano né il caratteristico umorismo di casa Marvel, capace di sdrammatizzare anche i momenti più angoscianti, né le frequenti spiegazioni di quanto sta avvenendo, inevitabili per un concetto sfuggente e in continua evoluzione come quello del Multiverso, applicato in questo caso al mondo della stregoneria, che accomuna Strange e Wanda. La mano di Raimi però c’è e si vede quasi sempre, come quella del maestro Danny Elfman, il compositore di fiducia del regista.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia gioca con l’occulto e con l’orrore, senza mai rinunciare alla sua anima pop. Con i ripetuti omaggi alla trilogia de La casa e a quella di Spider-Man, e con la sempre gradita e immancabile comparsa di Bruce Campbell, si teme più volte di assistere a una sorta di grande auto omaggio di Sam Raimi. Quando però il regista scioglie le briglie, ci si rende immediatamente conto che quel ragazzo che con La casa flirtava con il male e con le opere di H. P. Lovecraft non se n’è mai andato, ed è anzi sempre pronto a riversare sul grande schermo la sua immaginazione. Le caratteristiche evoluzioni supereroistiche di casa Marvel si accompagnano così con una trionfale successione di spaventosi mostri, magia nera, non morti e sinistri viaggi nei più reconditi anfratti della mente umana.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia: l’incontro-scontro fra Wanda e Strange

Doctor Strange nel Multiverso della Follia si trasforma così in un’opera talmente caricata di avvenimenti, suggestioni, atmosfere contrastanti e apparizioni a sorpresa (su cui ci tacciamo per non fare spoiler) da rischiare più volte l’eccesso. Ma questa svolta dark del Marvel Cinematic Universe sa anche regalare momenti memorabili, con un visionario duello che si sviluppa letteralmente a suon di note, sostenuto da un formidabile lavoro di Elfman, una nuova apprezzabile mano tesa alla comunità LGBTQI+ (con il personaggio di America Chavez) e soprattutto con un notevole approfondimento della psiche di Strange e Wanda. Raimi rispolvera le sue caratteristiche inquadrature fluttuanti in soggettiva per immergerci nei pensieri di questi due ottimi personaggi, abilmente impersonati da due dei migliori interpreti di tutto il Marvel Cinematic Universe.

Abbiamo così l’opportunità di comprendere più a fondo due anime travagliate, e di assistere allo sviluppo di due storie parallele di amore disfunzionale. Da una parte Wanda, per la quale la realtà è talmente deludente (per citare il Fabietto Schisa di È stata la mano di Dio) da spingerla a rifugiarsi nella pericolosa fantasia che aveva plasmato in WandaVision, anche a costo di cedere alle tentazioni più sordide e abbracciare il suo lato oscuro. Dall’altra Strange, il cui orgoglio è così forte da impedirgli di accettare le proprie debolezze, ma non abbastanza potente da fargli dimenticare Christine, in qualsiasi sua versione nascosta nel Multiverso.

Il contrasto fra i due anima Doctor Strange nel Multiverso della Follia e dona una forte dimensione umana a un’opera che sa confrontarsi con concetti complessi e con le sfumature più tetre della stregoneria, senza mai perdere coerenza e senza farsi mancare diversi ammiccamenti di puro fanservice.

Un altro tassello per il nuovo corso del Marvel Cinematic Universe

Doctor Strange nel Multiverso della Follia

In mezzo ai tanti rimandi alla storia del cinema horror, spicca uno splendido rimando al celeberrimo inseguimento nel labirinto di Shining, che conferma l’influenza del capolavoro di Stanley Kubrick sul cinema recente: dopo i macroscopici omaggi in Ready Player One e Doctor Sleep e gli svariati richiami presenti in Spencer di Pablo Larraín, siamo alla quarta produzione internazionale in appena 4 anni che si confronta a viso aperto con questa pietra miliare. Improbabile che sia un caso.

Fra evoluzioni e mutamenti e catarsi e redenzioni, Doctor Strange nel Multiverso della Follia porta avanti questo suggestivo e ambizioso nuovo corso della Marvel, che continua ad alzare l’asticella della narrazione e dei temi affrontati (stavolta siamo di fronte a personaggi che devono letteralmente confrontarsi con le varie versioni di se stessi e a una ragazza che deve conquistare fiducia in se stessa e capire come incanalare il suo potere: difficile essere più attuali), anche a costo di prendersi qualche rischio e di mettere in secondo piano equilibri ormai consolidati. Come sempre, non alzatevi prima della fine dei titoli di coda: due gustose scene aggiuntive ci regalano una piccola anteprima del prossimo futuro del Marvel Cinematic Universe e l’ennesima strizzata d’occhio al ritrovato Sam Raimi, che dimostra di avere ancora molto da dare al cinema contemporaneo.

Doctor Strange 4K Ultra-HD (2 Blu-Ray)
  • The disk has Italian audio.
  • Scott Derrickson (Direttore)
  • Audience Rating: PG-13 (Presenza dei genitori consigliata)

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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