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Neuralink: installato primo impianto cerebrale su un essere umano

Lo ha annunciato Elon Musk su X

Neuralink ha installato il primo impianto cerebrale su un essere umano, e già prevediamo l’inevitabile suddivisione tra entusiasti e detrattori.

Con i primi che prospettano un futuro prossimo in cui umano e tecnologico si fonderanno per migliorare le nostre vite (è, in brutale sintesi, la tesi del transumanesimo). E i secondi convinti che simili ibridazioni si avvicinino semmai a racconti del terrore sulla falsariga di Frankenstein.

Scopriamo cosa è successo, e ripercorriamo i principali passaggi che hanno portato a questo importante e magari discutibile risultato.

Neuralink 1

Neuralink: installato il primo impianto su un essere umano

Il “fortunato” è stato scelto tra migliaia di volontari. Ed Elon Musk ha dato l’annuncio, non poteva essere diversamente, tramite un post su X.

L’imprenditore ha scritto alle ore 23:37 di lunedì 29 gennaio: “Il primo essere umano ha ricevuto un impianto da Neuralink ieri e si sta riprendendo bene. I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento dei picchi neuronali.”

In un altro breve post, Musk ha fatto sapere che il primo chip impiantato da Neuralink su un essere umano si chiama Telepathy.

Ogni impianto, ha fatto sapere l’azienda, ha un costo di produzione di circa 10.000 dollari, e un costo finale per il consumatore di circa 40.000 dollari. Solo nel periodo che va dall’agosto al novembre del 2023, Neuralink ha raccolto dagli investitori 323 milioni di dollari.

Neuralink

Neuralink, fondata nel 2016, sviluppa interfacce neurali impiantabili.

Il primo obiettivo della società di Musk è quello di far intervenire la tecnologia a supporto di condizioni di disabilità fisica, come la paralisi e la cecità. Ma lo stesso Elon Musk ha scoperto le carte, dichiarando già nel 2018 che il suo sogno è quello di poter giungere a una “simbiosi tra l’uomo e l’intelligenza artificiale”.

I primi esperimenti

Il primo impianto di Neuralink su un essere umano è stato preceduto da diversi esperimenti sugli animali.

Vi avevamo ad esempio raccontato, nel 2021, di un macaco che giocava a Pong con la mente, senza usare il joystick, dopo che gli era stato impiantato un chip nel cervello.

Peraltro, nel settembre del 2023 Elon Musk ha dichiarato che un’altra scimmia utilizzata nelle sperimentazioni era morta. Aggiungendo però che Neuralink ha scelto solo scimmie malate terminali per i primi impianti.

Dagli animali agli umani

Dopo un iniziale no, nel maggio del 2023 Neuralink ha finalmente ricevuto l’ok dalla FDA (Food and Drug Administration). L’azienda di Musk avrebbe potuto impiantare chip negli esseri umani.

Nel giro di pochi mesi, precisamente il 19 settembre, l’azienda ha aperto le iscrizioni per il primo impianto cerebrale di Neuralink su un essere umano. Al di là dello scetticismo di molti, l’appello ha riscosso un notevole successo. E già a novembre, come dicevamo, c’erano diverse migliaia di pretendenti in lizza per l’installazione dell’impianto.

L’azienda ha reso noto che in una prima fase sarebbero state accolte solo le richieste di persone affette da lesioni o malattie neurologiche. Ma l’obiettivo sarebbe stato quello di installare addirittura 22.000 chip entro il 2030.

La multa

Nelle ore precedenti all’annuncio del primo impianto su un essere umano, Neuralink è stata multata negli Stati Uniti dal dipartimento dei Trasporti, per aver violato le leggi sui materiali pericolosi. L’azienda non avrebbe smaltito e stoccato correttamente dei rifiuti pericolosi, tra cui lo xilene, nei suoi centri di ricerca in Texas e in California.

La multa, tuttavia, sarebbe di soli 2.480 dollari.

Gli impianti neuronali

Ma come porsi nei confronti di una simile ibridazione tra tecnologico e umano? Forse, la migliore posizione da assumere è quella di non avere pregiudizi né in un senso né in un altro. Se, come già successo nel recente passato, un ponte uomo-macchina serve a migliorare la quotidianità di chi è affetto da alcune patologie, perché opporsi? D’altronde le protesi non servono, ormai da decenni, a questo?

Cosa diversa, va da sé, sono i sogni perversi di alcuni miliardari che, attraverso la tecnologia, pretenderebbero di annullare i limiti costitutivi dell’umano, come l’invecchiamento e la morte.

Insomma, niente di nuovo sotto il sole: nessuna scoperta tecnologica è intrinsecamente buona o cattiva. Dipende dall’uso che se ne fa.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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