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Origin: Ava DuVernay postula la genesi del razzismo e delle disuguaglianze sociali

Scritto e diretto dalla candidata all’Oscar Ava DuVernay, Origin è ispirato alla vita dell’autrice Isabel Wilkerson, la prima donna afroamericana a vincere il Premio Pulitzer, durante la scrittura del suo saggio Caste: The Origins of Our Discontents. Mentre affronta una tremenda tragedia personale, Isabel si mette in cammino per un’indagine e una scoperta globali, trovando bellezza e coraggio nel creare uno dei libri americani più significativi del nostro tempo.

Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, la regista Ava DuVernay traduce visivamente il saggio seminale di Wilkerson, acclamato come un’indagine umanitaria, un ritratto del sistema di caste che ha plasmato l’America di oggi: quel che il saggio realizza è un collegamento tra la discriminazione negli Stati Uniti e il modo in cui la Germania nazista ha inventato una gerarchia sociale per giustificare l’Olocausto, collegandolo a sua volta al rigido sistema di caste in India.

La scrittrice traccia confronti, introduce esempi e risignifica la parola razzismo, sfidando radicalmente il concetto di razza per un più appropriato concetto di casta: secondo lei il termine razzismo non basta a definire ciò che succede oggi, mentre la casta è un concetto più appropriato per comprendere le ragioni dell’odio e delle divisioni basate su questa gerarchia artificiale. Questa idea complessa e radicale sarebbe poi diventata il cuore del suo libro.

Origin: Ava DuVernay postula la genesi del razzismo e delle disuguaglianze sociali

Osserviamo la scrittrice mentre inizia a studiare l’ascesa al potere del partito nazista in Germania, scoprendo che il partito aveva indagato il modo in cui gli americani avevano sottomesso e disumanizzato le persone nere, utilizzando le loro scoperte per pianificare l’eliminazione degli ebrei del paese. Inoltre Wilkerson apprende di uno studioso dell’India, B. R. Ambedkar, che, a partire dagli anni ’40, cercò di smantellare il sistema delle caste nel suo paese. Wilkerson teorizza quanto la casta, che non è altro che il modo in cui chi detiene il potere esercita il controllo sugli altri creando miti sulla loro inferiorità, fosse un problema più ampio e profondo di quello che chiamiamo razzismo.

Invece di adattare direttamente il saggio, o scegliere la via del documentario, DuVernay opta per concentrarsi su Wilkerson stessa, e si assume un rischio non da poco. Realizzare un film sulla scrittura di un libro è un compito difficile, come lo è anche tradurre il processo, l’analisi, la ricerca e le lunghe e solitarie ore dedicate a allo studio, ai confronti, ai viaggi che la scrittrice ha affrontato per analizzare e teorizzare la sua tesi.

Origin, la recensione del film di Ava DuVernay

La grande abilità e bravura di DuVernay affiora quando osserviamo il modo in cui bilancia lo studio della scrittrice con scene di vita personale, distillando momenti di lutto e dolore con scene del passato, in cui vengono riportate su schermo anche le vite di coloro che hanno subito una ghettizzazione, una razzializzazione, mettendo in luce le idee pervasive di superiorità e inferiorità che pervadono le nostre società.

Un modo sia per umanizzare il processo di scrittura, dandoci un senso della vita dietro le sue parole, sia per mostrare molte delle sue battaglie personali. Origin è un film su una donna nera che lotta per portare le sue idee nel mondo, che lotta per stabilire la connettività tra tutti sistemi oppressivi, un’opera che postula le origini e le ragioni dell’odio.

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Caste: The Origins of Our Discontents
  • Wilkerson, Isabel (Autore)

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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