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Fare shopping (e non solo) con la realtà aumentata non è più fantascienza

L'AR è davanti ai nostri occhi. E lo sarà sempre di più, dalle pubblicità alle mostre nei musei

Fino a non molto tempo fa la realtà aumentata era fantascienza. Perfetta per progettare la Stark Tower per Iron Man ma non adatta alla vita di tutti i giorni. La situazione però sta cambiando molto velocemente. E se ancora l’armatura volante di Tony Stark è un utopia, la realtà aumentata è …beh, una realtà.

Realtà aumentata dappertutto, a partire dal marketing

Il primo settore del mercato in cui la realtà aumentata si è insediata è lo shopping online. Non solo perché è il luogo perfetto per un nuovo media visuale ma anche perché è più semplice trovare grandi investimenti per la ricerca di questa tecnologia. Già in questo 2020 oltre 100 milioni di consumatori faranno shopping con la realtà aumentata. Zara ha lanciato la sua app in AR già a fine 2018. IKEA ha rilasciato PLACE, l’applicazione che permette di posizionare in realtà aumentata modelli di mobili e accessori direttamente dentro casa.

realtà aumentata shopping-min

‎IKEA Place
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IKEA Place
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La realtà aumentata non è solo posizionare mobili o provare cappelli ed accessori. Secondo l’agenzia Vibrant Media qualsiasi tipo di pubblicità beneficia di questa tecnologia. Una pubblicità AR ha un tasso d’interazione più alto del 600%. E il “brand recall“, un termine anglosassone per definire la facilità con cui si ricorda un marchio, aumenta addirittura del 2700%. Abbiamo controllato, non c’è nessuna virgola che ci è sfuggita in quel numero: la pubblicità in AR è molto, molto più efficace. Forse quest’effetto si ridurrà quando saremo abituati a vedere contenuti in realtà aumentata costantemente ma per adesso sono numeri impressionanti.

Anche in settori dove non c’è niente da vendere la realtà virtuale ha un impatto interessantissimo. Nell’ambito ludico ci basta ricordare il successo strepitoso che ha avuto (e in parte ancora ha) Pokémon Go. L’AR ha dimostrato risultati ottimi per l’apprendimento scolastico. E viene già usato da molti musei per mostre temporanee ed esposizioni permanenti. Qualche anno fa ad esempio ci è capitato casualmente di visitare l’Ara Pacis a Roma in realtà aumentata, potendo vedere i bassorilievi nell’antico splendore nel mezzo della Roma del 9 a.C. Un’esperienza che ha reso ancora più memorabile il monumento.

realtà aumentata al museo
(Immagine da Catchoom)

E l’orizzonte di possibili usi si allarga ogni giorno di più. Google, negli ultimi mesi, ha persino usato la realtà aumentata per il distanziamento sociale.

Sempre più app in realtà aumentata

Il mercato globale della realtà aumentata varrà 60 miliardi di dollari nel 2023, quasi 200 miliardi nel 2025. Gli esperti di marketing sono particolarmente interessati a questo universo non solo perché l’AR sta crescendo ma anche perché sta crescendo nei target giusti. Un terzo degli utenti che usano l’AR oggi ha fra i 16 e i 24, e la percentuale rimane pressoché invariata nella fascia fra i 24 e i 35. Significa che il pubblico più giovane vuole provare vestiti e comprare mobili in AR. Forse perché hanno provato ogni filtro possibile sulle storie di Instagram o hanno giocato troppo a Pokémon Go.

Pokémon Go AR

(Immagine da Pokémon Millenium)

Questo spiega perché Apple e Google abbiano entrambe un AR kit, per fa sì che tutte le aziende che lo desiderino possano sviluppare una propria applicazione smartphone in AR. E ne stiamo vedendo molte in tanti ambiti diversi: da IKEA Place per ridecorare casa, fino all’app Peakfinder per dare nome alle montagne o a quella per provare tatuaggi in AR, Inkhunter.

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INKHUNTER - try tattoo designs
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Se però grandi catene come IKEA hanno i mezzi e le capacità per sviluppare app dedicate, non tutti gli esercizi commerciali possono fare altrettanto. Non solo perché costa molto lo sviluppo ma anche perché molti utenti trovano scomodo scaricare applicazioni sullo smartphone se non sono assolutamente necessarie.

Soluzioni anche per le PMI

Le soluzioni per le aziende più piccole stanno arrivando. Un po’ come per i siti internet o la pagina social agli albori, dopo una prima ondata di grandi aziende arrivano piccole e medie imprese, che portano la nuova tecnologia nella vita di tutti i giorni. Se il panettiere sotto casa oggi ha un profilo TikTok, presto avrà anche un catalogo in AR.

Aryel è una startup già ben avviata tutta italiana, che prova a rispondere a questa esigenza. L’azienda è stata co-fondata da Leonardo Persico, Luca Petri e Mattia Salvi, il quale ci ha raccontato che la loro è la prima piattaforma di WebAR sul mercato, pensata per il marketing. Invece di scaricare un’applicazione apposita, chi vuole fare pubblicità o far provare un prodotto in AR può usare un QR Code o un’immagine per rimandare ad una pagina web in realtà aumentata.

aryel realtà aumentata webARQuesta soluzione si può applicare un po’ a tutto. Ad esempio all’email marketing: vi siete iscritti alla mailing list dell’artigiano che vi ha venduto i serramenti e vi arriva un email che pubblicizza la nuova linea di porte blindate che potete sovrapporre alla vostra porta d’ingresso per vedere se s’intona con il resto della facciata. Un altro esempio può essere un tutorial o una guida sull’uso di un prodotto, dai trucchi direttamente sul vostro volto alla manutenzione della caldaia. Oppure andate ad una mostra di fotografie, con le didascalie (o magari il contesto della foto) che compaiono in AR. Lo stesso può valere per brochure e cartelloni. In questi casi “offline” l’AR è particolarmente utile, perché permette di capire davvero se il cartellone per strada abbia funzionato, basta contare le connessioni alla pagina di WebAR.

Aryel è partita ad ottobre. Mattia però mi racconta che ci sono già molti piccoli imprenditori che stanno sperimentando con la loro beta test, che non richiede capacità di programmazione ed ha periodo di prova gratuita. Puntano a coinvolgere freelancer, PMI e agenzie direttamente nel loro progetto, rilasciando aggiornamenti ogni settimana e lavorando in base alle loro esigenze, raccogliendo feedback dagli utilizzatori finali. Il ritorno per adesso è più che positivo, con molte aziende che collaborano e ancora di più che sono interessate. Mattia è più che convinto che questa sia una direzione in cui il mercato si sta muovendo ed i risultati sembrano dargli ragione.

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Smart Glasses e 5G accelerano il processo

Sia le app che il webAR di Aryel possono funzionare con le attuali reti dati. L’avvento del 5G è però una spinta positiva. Non solo perché velocizzerà l’uso della realtà aumentata che conosciamo oggi ma perché potrà spingerla verso nuovi orizzonti. Un pezzo importante del puzzle sarà l’interazione fra i vari accessori “smart” che comunicheranno in quello si definisce “Internet delle Cose”. Ad esempio per le indicazioni stradali in realtà aumentata in macchina oppure per le ricette sul robot da cucina.

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(Immagine da ABI Research)

Interessante è anche il rinnovato interesse per gli occhiali smart, con l’annuncio di Apple Glass. Anche se non sono ancora il centro dell’attenzione degli sviluppatori AR, se avessero successo potrebbero portare un’interazione ancora più immediata fra realtà fisica e aumentata. Togliendo di mezzo l’ingombro di avere il telefono in mano.

Il futuro di questa tecnologia sembra pieno di possibilità. Perché è un domani che si basa su un presente in cui sono molte le aziende che stanno investendo nell’AR. Ci siamo abituati presto a provare il casco da pilota di X-Wing nei filtri su Instagram e a vedere qualche Charmander in giro per strada. Presto ci abitueremo anche alle pubblicità in webAR e a provare vestiti in realtà aumenta.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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