C’è una storia di cui tutti hanno sentito parlare, che sia nell’infanzia o in età adulta. Quella di un bambino che vaga per la Francia con i suoi animali, tentando di accaparrarsi qualche soldo con i suoi spettacoli: la storia di Remi. Dietro il dolce viso di questo bambino e l’indistruttibile entusiasmo c’è però una delle trame più traumatiche e irte di ostacoli. La serie anime, prodotta dalla Tokyo Movie Shinsha nel 1977, è tratta dal romanzo di Hector Malot dal titolo ‘Senza famiglia‘. Già questo può farci intuire ciò che accadrà nella vita di questo ragazzino, la cui storia inizia in un piccolo villaggio francese che dovrà però abbandonare in tenera età e non nel migliore dei modi. Remi – Le sue avventure arriva in Italia agli inizi degli anni ’80 prima sulla Rai poi, anni dopo, sulle reti Mediaset.
Remi: la storia
Un bambino venduto
Come abbiamo accennato all’inizio di questo nuovo appuntamento con gli anime degli anni ’80, la storia di Remi ha inizio in un piccolo villaggio francese, Chavanon. Qui un bambino di 8 anni si diverte a giocare tra campi e animali insieme alla sua mamma ma non sa che la donna che lo ha cresciuto non è in realtà la sua vera madre. Lo scoprirà però già nel secondo capitolo quando il padre adottivo, vittima di un incidente, perderà il lavoro. L’uomo, che non ha mai dimostrato alcun tipo di affetto per il bambino, lo venderà all’anziano signor Vitali, capo di una compagnia di saltimbanchi che si esibisce per le piazze francesi con i suoi animali. Remi verrà portato via di nascosto da sua madre e venduto per circa 40 franchi all’anziano.
Una nuova vita
Remi inizia la sua nuova vita al fianco del signor Vitali che, per sua fortuna, dimostra di avere a cuore il piccolo protagonista. Nonostante ciò, la strada che inizia a percorrere è durissima, fatta di lunghi viaggi a piedi tra le intemperie e di spettacoli continui, di città in città, senza mai sosta. Inizialmente in grande difficoltà, Remi pian piano si adatta al lavoro di saltimbanco e impara ad esibirsi con successo ma un altro scossone è in arrivo. Vitali, dopo aver litigato con un gendarme, viene arrestato e processato, quindi condannato a due mesi di carcere. Remi rimane solo con i suoi tre cani e la scimmietta e deve provvedere da solo al suo sostentamento, cosa che diventa drammatica. Il bambino è costretto ad arrancare e finisce spesso nei guai, fino a quando incrocia sulla sua vita la signora Milligan e suo figlio.
La vera madre e la morte di Vitali
Scopriremo più avanti che la signora Milligan, una nobile londinese, è in realtà la vera madre di Remi. Nessuno dei due però lo sa e la permanenza del bambino sulla nave su cui navigano lei e il figlio Arthur, colpito da una grave forma di artrosi alle gambe, procede serena. Remi rimane ospite della donna fino alla scarcerazione di Vitali; poi torna dall’anziano e riprende il loro viaggio in giro per la Francia. Ma le difficoltà non sono finite: i due e i loro animali si imbattono in una tormenta di neve e nei lupi. Questo causa la morte di due dei loro cani e della scimmietta. Le cose vengono poi ulteriormente peggiorate da una seconda tormenta di neve che, questa volta, colpisce invece Vitali e lo porta alla morte. Remì ora è davvero solo e ad accompagnarlo c’è soltanto uno dei suoi cagnolini, Capi.
La verità sulle origini di Remi
La storia del piccolo Remi, come dicevamo, è davvero tra le più complesse e tristi degli anime degli anni ’80. Il ragazzino, rimasto solo, varrà poi accolto da una famiglia, gli Acquin, dove conoscerà Lisa, una coetanea che diventerà sua grande amica. Anche in questo caso le cose però precipitano: il capo famiglia perde il lavoro e va in miseria. Remi è costretto ad andarsene, con la promessa che non si dimenticherà di loro e li aiuterà. Torna dunque a Parigi dove il suo padre adottivo lo sta cercando per consegnarlo all’avvocato Galley che, a sua volta, vuole trovarlo per contro della sua vera famiglia. L’uomo trova Remi solo quando è in fin di vita e proprio in quell’istante gli rivelerà la verità sulle sue origini: lui è figlio della signora Milligan ed è dunque nato a Londra.
Il finale
Il piccolo Remi, primogenito dei Milligan, è stato rapito ancora in fasce per ordine dello zio che voleva accaparrarsi l’intera fortuna di famiglia. I rapitori hanno dunque lasciato il bambino a Chavanon dove è stato poi adottato. Tornando ai tempi attuali della storia, Remi, tornando al villaggio in cui è cresciuto, scopre che la vera madre è passata a cercarlo ma è poi ripartita per Ginevra, dove si sarebbe tenuta l’operazione del piccolo Arthur. Remi dunque li raggiunge ed è l’ che avviene il fatidico incontro: riabbraccia la sua vera mamma e anche l’amica Lisa. Decide però di non vivere con lei, almeno per ora, e di continuare il suo viaggio per la Francia per raggiungere prima la sua indipendenza. Lo ritroveremo 10 anni dopo ormai avvocato affermato e sposato con Lisa.
Remi: curiosità e considerazioni
Remi e Vitali: figure tragicomiche
Nel mezzo del viaggio per la Francia, tra uno spettacolo e l’altro, tra una peripezia e l’altra, Vitali pone a Remi una domanda: “Sei felice?” Il ragazzo tentenna e ammette alla fine di non saperlo. Risposta che l’anziano trova giusta e alla quale replica: “Se tu pensi alla tua felicità di una volta, allora ti capita di sentirti infelice adesso. E se invece ti senti felice adesso e pensi di essere stato infelice in passato, questo vorrebbe dire che non sai cosa sia la felicità.” D’altronde questa felicità di cui si parla è difficile trovarla nel racconto di quest’anime, finale a parte. Il viaggio di Remi e Vitali è pregno di difficoltà, di disgrazie e anche di morte. Eppure, a fare da netto e dissonante contrasto è proprio il lavoro dei due: far ridere la gente. Saltare di piazza in piazza a fare quelli che volgarmente vengono chiamati ‘buffoni’, architettare numeri per racimolare qualche moneta buttata distrattamente a terra per loro. Una storia che anche nei momenti ‘divertenti’ quasi disturba per la sua asprezza, facendo dei due figure fortemente tragiche nel drammatico circo che è la vita.
Vitali, anima dell’anime
Se Remi è il dolce e sfortunato protagonista di questa storia, forse l’anima del racconto, colui che dà una struttura importante all’anime, è proprio Vitali. Dietro questo uomo anziano, dal corpo imponente e la lunga barba bianca, si nasconde in realtà Carlo Balzani, un celebre tenore caduto in disgrazia dopo aver perso la voce durante un importante concerto a causa di una forte febbre. Cambia nome per non infangare la sua vera identità ora che deve arrangiarsi facendo l’artista di strada. Eppure la sua seconda vita si ‘evolve’ proprio grazie all’incontro con Remi. Buona parte dell’anime si fonda sul racconto che il vecchio fa al bambino, un racconto che assume una funzione pedagogica in quanto insegna a Remi la vita. Si parla di felicità, come accennato prima, ma anche di amicizia, di dolore, di disperazione. Remi diventa il figlioccio di Vitali e, grazie a lui, vive un’importante quanto determinante crescita.
Una drammaticità “spinta”
Non è la prima volta che ci imbattiamo in anime drammatici. D’altronde questa è una delle cifre più importanti dei cartoni degli anni ’70 e ’80. Eppure in Remi questa caratteristica è spinta in modo evidente, rincarando la dosa anche rispetto al libro di Hector Malot, già di per se tragico. In realtà l’anime, la cui malinconia di sottofondo è quasi perenne, vive dei veri e propri picchi di tragedia che risultano quasi spiazzanti se paragonati a quelli che potremmo vedere nei cartoni animati di oggi. Il racconto del libro si coniuga, d’altronde, alla be nota durezza dell’animazione giapponese di quegli anni che non fa sconti al pubblico, trattandolo sempre da adulto.
Non c’è episodio che non metta lo spettatore di fronte a sventure, morti, disperazione, addirittura fame e miseria. Diventano elementi di routine, nonostante si tratti di fatti normalmente sconvolgenti. Al contrario, i pochi sprazzi di gioia che il protagonista vive nell’anime sono la vera sorpresa, ciò che rimane impresso nello spettatore; l’elemento raro e prezioso della storia che, nel finale, pone un inevitabile messaggio: tutto ciò che di bello nasce nelle avversità più terribili è quanto di più sincero e duraturo si possa avere nella propria vita.
La sigla
La sigla con cui Remi arriva in Italia è quella che prende il titolo dall’anime stesso, Remi – Le sue avventure. Scritta da Luigi Albertelli e composta da Vince Tempera, è cantata da I ragazzi di Remi. Quando poi nel 1999 è Mediaset a trasmettere l’anime ma con un nuovo doppiaggio e un nuovo titolo, Ascolta sempre il cuore Remì, cambia anche la sigla. Questa è scritta da Alessandra Valeri Manera, composta da Franco Fasano e cantata da Cristina D’Avena.
I personaggi principali
Remi Barberin – Protagonista della storia. È un bambino di otto anni, rapito in fasce dalla sua famiglia di origine e poi abbandonato da quella adottiva.
Signora Barberin – Mamma adottiva di Remi.
Gerolamo Barberin – Padre adottivo di Remi. Sarà lui a venderlo per 40 franchi quando cadrà in miseria.
Vitali – L’uomo a cui Gerolamo vende Remi. Un anziano saltimbanco che nasconde però la sua vera identità: quello di un grande tenore caduto in disgrazia.
Mattia – Migliore amico di Remi. I due vivranno tante avventure insieme e cresceranno fianco a fianco.
Signora Milligan – Madre biologica di Remi, appartenente ad una famiglia nobile londinese.
Arthur Milligan – Fratellino di Remi.
Pierre Acquin – Capofamiglia che accoglierà Remi dopo la morte di Vitali.
Lisa Acquin – Amica e poi moglie di Remi.
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