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Hurricane Polimar: l’eroe che si ispira a Clark Kent e Bruce Lee

Il supereroe della Tatsunoko a metà tra occidente e oriente

C’è un filone di eroi particolari che caratterizza il periodo che va da metà anni ’70 a metà anni ’80. Si tratta di eroi che decidono di immolarsi per una causa più grande, mettendo a rischio la propria vita sin dalla trasformazione. Non parliamo, dunque, di eroi che guidano super robot, ma di personaggi che si trasformano definitivamente in essi. Abbiamo incontrato questo tipo di storia con Kyashan e, successivamente, con Tekkaman e oggi ci imbattiamo in un altro eroe di questo genere: Hurricane Polimar. Va detto che i tre potrebbero essere cugini o, addirittura, fratelli avendo loro lo stesso ‘papà’: Tatsuo Yoshida. Il fondatore della casa di produzione Tatsunoko e noto mangaka ha dato vita ad un filone che potremmo considerare innovativo rispetto a quanto visto fino a quel periodo, soprattutto perché ispirato dai temi che arrivavano da oltreoceano. Prima, però, di addentrarci in queste considerazioni, scopriamo qual è la storia di Hurricane Polimar e perché è così simile a quella dei suoi ‘fratelli’.

Hurricane Polimar: la storia

Un conflitto padre-figlio

A differenza del suo predecessore Kyashan (e di altri anche dopo di lui), Hurricane Polimar non nasce dalla necessità di salvare una Terra che si avvicina ormai alla sua fine. Il nostro protagonista è Takeshi Onikawara, figlio del direttore dell’Interpol Toragoro Onikawara, detto Onitora. Quest’ultimo è un uomo molto severo, caratteristica che si riversa sul ragazzo. L’uomo vuole che Takeshi diventi il miglior detective al mondo ma il ragazzo non riesce a sopportare le imposizioni severe del padre, pur desiderando di fare l’investigatore. Arriva dunque una rottura tra i due: Takeshi va via da casa e inizia a lavorare per conto suo. Ad affiancarlo c’è l’inseparabile San Bernardo, Barone, che sarà sempre al suo fianco nel corso dei 26 episodi dell’anime e sarà l’unico a conoscere la sua vera identità.

Il Poliment

La sua ‘nuova vita’ è appena iniziata quando si imbatte in una banda di ‘uomini-lucertola’. In merito va aperta una parentesi. Una delle maggiori particolarità dell’anime è il fatto che tutti i nemici in cui si imbatterà il nostro eroe avranno somiglianze con un animale. Quindi ci imbatteremo in uomini lucertola, uomini tartaruga, uomini topo, uomini pipistrello, terribili uomini ragno e così via. Una particolarità che servirà ad alimentare il tono sicuramente più leggero e divertente rispetto ad altri anime simili a Hurricane Polimar.

Tornando alla storia, è proprio imbattendosi in questi uomini lucertola che Takeshi finisce nella villa del grande scienziato giapponese Oregasteru. I malfattori sono infatti intenzionati ad attaccarlo per rubargli una scoperta importante, un’arma che poi finisce nelle mani del protagonista. Si tratta del Poliment, una realizzazione pratica del polimar, un composto chimico scoperto dallo scienziato e che quest’ultimo decide di tonare a Takeshi, trovandolo adatto ad affrontare il suo grande potere. Indossandolo il nostro protagonista ha la capacità di trasformare se stesso in varie armi potentissime.

Una doppia identità

Il Poliment è in realtà un casco che, una volta indossato, dà all’eroe una tuta rossa infrangibile oltre alla capacità di trasformarsi in varie armi. Una volta donatolo a Takeshi, lo scienziato si fa saltare in aria insieme al suo laboratorio, in modo che i nemici non possano scoprire la sua invenzione. Intanto il protagonista, compresa la grande importanza del casco donatogli, decide di fare di tutto per nascondere la sua identità. Per questo si fa assumere come assistente dall’investigatore privato Kuruma, un personaggio non proprio affidabile che opera con lo pseudonimo di Sherlock Holmes Jr. Conosciamo a questo punto anche la segretaria Taru, poi follemente innamorata di Hurricane Polimar. Takeshi però si fingerà con loro sempre scansafatiche e imbranato, celando al meglio la sua identità di eroe. Va notato che, come Tekkaman, anche Polimar può rimanere trasformato per un tempo limitato: 46 minuti e un secondo!

Il finale

I 26 episodi sono essenzialmente strutturati allo stesso modo: arriva una nuova banda di criminali che necessita l’intervento dell’Interpol; c’è quindi l’intercettazione telefonica di Kuruma che interviene e si mette nei guai e, infine, l’intervento di Polimar che sconfigge i nemici. Le cose però si complicano però nell’ultimo episodio. Sono trascorsi 18 mesi dall’inizio della storia e dalla rottura tra Takeshi e suo padre che ora però sono di nuovo insieme, faccia a faccia. I due vengono rapiti da una banda di criminali ed è a questo punto che il protagonista, che finora è riuscito a tenere segreta la sua identità di Hurricane Polimar, è costretto ad uscire allo scoperto per salvare proprio suo padre, Taru e Kuruma da morte certa.

Sarà Barone a portargli il casco, così all’urlo di “Trasformazione polimar!”, Takeshi si trasformerà davanti agli occhi sbalorditi dei presenti. Con il suo “Uragano!” e le incredibili mosse da Bruce Lee, distruggerà i suoi avversari. Sul finale arriva la riappacificazione definitiva con suo padre, finalmente consapevole che a salvargli la vita tante volte nei precedenti mesi è stato proprio suo figlio. Takeshi, però, continuerà a lavorare per Kuruma.

Hurricane Polimar: curiosità e considerazioni

Similitudini e differenze con i ‘fratelli’ Kyashan e Tekkaman

Accennavamo all’inizio alle somiglianze tra Kyashan e Tekkaman. È infatti chiaro a tutti che Hurricane Polimar – che dal successo ottenuto poco tempo prima dal ragazzo androide – richiama molti aspetti degli altri due anime. Se la trasformazione personale in eroe è ciò che vediamo in tutti e tre, va detto che Polimar non è costretto a patire dolori infernali come accade invece per gli altri. A lui, inoltre, va il potere di trasformare il suo corpo in armi potentissime come un jet, un sottomarino o un carro armato.

Oltre a queste differenze ‘tecniche’, ciò che va sostanzialmente sottolineato è l’atmosfera totalmente diversa in cui hanno vita le vicende di Takeshi. Non ci troviamo qui di fronte ad un ragazzo che ha subito drammi familiari, come la perdita dei genitori assassinati da un qualche nemico e il successivo desiderio di vendetta. Takeshi è un ragazzo spensierato che opera solo per volontà di giustizia. D’altronde l’intero anime è molto meno serioso dei precedenti e anzi presente anche scenette comiche grazie a personaggi buffi come l’ispettore Kuruma e il cane Barone.

Takeshi come Clark Kent

Kyashan non è l’unico eroe a cui Tatsuo Yoshida si ispira per il suo Hurricane Polimar. Impossibile non notare come il modo di Takeshi di nascondere la sua vera identità con un fare goffo, distratto, impacciato richiami in qualche modo quello di Clark Kent, l’alter ego di Superman. Questa non è una coincidenza. È questo infatti uno degli anime in cui appare evidente l’influenza dei fumetti supereroistici americani che già negli anni ’60 e soprattutto negli anni ’70 si erano affacciati ai paesi del Sol Levante. In questo caso proprio la Tatsunoko ne è una delle maggiori ‘interpreti’. La volontà è però quella di fondere i capisaldi del fumetto americano a pratiche più propriamente giapponesi, come ad esempio il tipo di combattimento dell’eroe. Gli stessi nemici nel caso di Hurricane Polimar richiamano alla mente quelli di Spiderman, basti pensare a Goblin o Octopus.

Tra America e Bruce Lee

Se nemici e modo di fare di Takeshi sottolineano il collegamento tra Hurricane Polimar e i fumetti americani, il suo modo di combattere ricorda fortemente quello di Bruce Lee. Una particolarità nata non solo per fondere oriente e occidente nell’anime, ma soprattutto per la popolarità che l’attore e artista marziale stava ottenendo in quel periodo in Giappone grazie al film I 3 dell’Operazione Drago. Anche per questo è possibile notare chiare somiglianze nel volto tra Takeshi e lo stesso Bruce.

La metafora animalesca

Non possiamo non fare un cenno alla presenza di tutti questi nemici-animali. Sin dal primo episodio, Hurricane Polimar si trova a combattere contro una serie di criminali travestiti da animali. Perché, vi sarete chiesti. È probabile che la volontà sia quella di sottolineare il contrasto tra l’umanità, in questo caso dei buoni, che manca ai nemici. Un uomo senza umanità è essenzialmente abbandonato ai suoi istinti più animaleschi, quelli privi di coscienza. L’assenza di queste due caratteristiche, coscienza e umanità, disumanizzano il nemico, abbandonandolo ad un comportamento da bestia. Un contrasto che viene acuito da Barone, il cane di Takeshi che è invece provvisto di una coscienza, un’umanità che viene sottolineata dalla voce fuoricampo che lo accompagna nelle sue azioni. Potremmo insomma dedurre che dietro la presenza di questi nemici-animali c’è una chiara metafora: l’uomo è un animale pensante e lo rimarrà fino a quando in lui prevarranno sentimenti di giustizia e amore verso il prossimo.

La sigla

Hurricane Polimar ha mantenuto le sigle di aprtura e chiusura giapponesi. La prima è Tatakae! Polymar, l’altra porta il titolo di Tenshin Polymar. Entrambe sono cantate da Isao Sasaki con il coro di “Colombia” Kai Yurikago.

I personaggi

Takeshi – Protagonista dell’anime nonché eroe della storia, dal nome Hurricane Polimar. Cambia il suo cognome per fuggire da suo padre e intraprendere la sua carriera personale di detective.
Joe Kuruma – È l’investigatore presso cui inizia a lavorare Takeshi. È imbranato e non riesce mai a concludere un caso.
Teru Nanba – La proprietaria dell’appartamento di Kuruma, fa da sua segretaria ed è una ragazza della stessa età di Takeshi. È segretamente innamorata di Polimar.
Barone – Il simpatico cane di Takeshi e unico a conoscere il suo segreto. La sua particolarità è la coscienza ‘parlante’ nel corso dell’anime.
Generale Onikawara – È il direttore dell’Interpol nonché padre di Takeshi.

Hurricane Polimar #01 (Eps 01-04)
  • Nagayuki Torimi (Direttore)

Curiosi di riscoprire altre storie legate agli anime degli anni ’80? Abbiamo fatto un tuffo nel passato con Cuore, tifato per Sugar e scoperto il segreto di Magica Emi. Siamo andati alla scoperta del corpo umano con ‘Siamo fatti così’,  e ci siamo appassionati alle sfide sportive di Holly e BenjiShingo e Mila e Shiro. Ma anche molto, molto altro!

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Anna Montesano

Scrittrice da quando ne ho memoria, dai diari al web. Viaggiatrice incallita e malata di serie tv, appassionata di tv e cinema. Nella vita un solo motto: "Perché rimandare a domani quando puoi vederlo oggi?"

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