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Recensione Shadow of the Tomb Raider – Tramonto di una trilogia

Ritorno agli albori di Lara Croft, tra luci di fuochi aborigeni e ombre di templi del Perù

Esperienza di gioco immersiva

Fin da subito verremo buttati in pasto alle emozioni (e ai nemici, ovviamente) che Shadow of the Tomb Raider sa regalare. Grazie alle vibrazioni del controller che teniamo in mano, l’esperienza di gioco è da subito coinvolgente e dalla resa naturalistica, merito anche di un sistema di opzioni e impostazioni che ci permette di adattare numerosi parametri alla nostra esperienza di gioco. Ovviamente non parliamo solo di luci, assi, sottotitoli, ma anche della selezione particolareggiata della difficoltà a cui decidiamo di affrontare la storia. I quattro livelli prevedono le tre classi tradizionali, facile, normale e difficile oltre a Ossessione Letale, una modalità che ci metterà a confronto con l’impossibilità (o quasi) di sconfiggere i nemici che si pareranno di fronte a noi, a meno che non dimostreremo di essere dei veri eroi.

Quale che sia la nostra scelta, anche questa possibilità ci permette di entrare nel vivo del gioco in modi diversi, a seconda di come vorremo ambientarci: potremo quindi scegliere di dare più spazio all’avventura o di calarci davvero nei panni di un’eroina di tutto rispetto, come se fosse un’avventura reale: la salute di Lara non si rigenererà, non ci saranno indicatori sul reticolo di mira né altre segnalazioni di oggetti, nessun suggerimento. Di fatto, la differenza tra il terzo e il quarto livello di difficoltà non variano di molto, ma il più alto grado di opzione disponibile ci farà davvero sudare per avere la meglio durante il cammino. Se invece siamo giocatori più rilassati e senza troppe pretese, potremo addirittura visualizzare con colori diversi le varie attrezzature di cui avremo bisogno, un aiuto non indifferente offertoci in modalità Facile e Normale.

Cos’altro ci darà la sensazione di vivere davvero nel mondo delle nuove Indie? Il doppiaggio dinamico è una delle soluzioni tecniche più apprezzate per la resa genuina di un mondo ancora primitivo e non intaccato dalla contemporaneità cosmopolita, facendoci tuffare in suoni e colori di una lingua arcaica mentre visitiamo il centro abitato di Paititi. Mentre giriamo per le vie e le bancarelle del colorato mercato della città, possiamo sentire le voci in lingua originale degli abitanti, dal risultato nemmeno troppo cacofonico. Quali sono quindi le condizioni pratiche che ci permettono di affrontare in modo confortevole e soddisfacente l’avventura?

L’arma è nulla, senza la tecnica

Secondo una transizione degli ultimi anni, Lara ha abbandonato la classica doppietta di pistole per darsi a una versione più primitiva e selvaggia, buttandosi su arco e frecce che la rendono un incrocio tra un’antica guerriera e una sorta di Robin Hood che ruba ai templi per dare alla propria collezione di cimeli. Detto questo, ancora una volta abbiamo a che fare con questa arma basica, ma abbastanza potente, senza però essere scevra da difficoltà, soprattutto circa le frecce, che dovremo ricostruire spesso e non facilmente: i materiali per farle non sono sempre disponibili in abbondanza e in certi momenti di combattimento non avremo a disposizione la ghiera di selezione di armi, dunque dovremo fare i conti con una potenziale fine delle munizioni (e quindi dei giochi).

L’artiglieria a disposizione di Lara sarà quindi estemporanea, approfittando di qualche fucile e mitraglietta raccolta sul campo di battaglia, oltre a oggetti contundenti e poco altro. Il secondo elemento assurto a carattere distintivo della “nuova Lara” è la piccozza, usata sia per scalare che per appendersi in volo alle pareti che lo permettono, oltre che per salvarsi dalla fila di denti affilati di qualche “gattone” poco propenso a fare fusa e giocare con noi nella foresta…

Considerando quindi la ricchezza e la quantità del materiale di gioco e di opzioni con cui abbiamo a che fare, è chiaramente importante che il menu sia ben organizzato, e non ci lascerà insoddisfatti. Molto ben descrittivo, ricco di particolari, descrizioni e foto, grazie anche al Manuale di sopravvivenza che ci offre parecchi dettagli su quanto stiamo osservando. Inoltre le raccolte del Taccuino di Lara e altri cimeli, come i pezzi che compongono Il sentiero delle stelle, sono molto utili per il completamento di raccolte e per ottenere punti esperienza di importanza non indifferente; il tutto, letto dalla voce di Lara. Carina la trovata del doppiaggio per le descrizioni, importante la dovizia di nozioni, ma ci saranno aiuti concreti anche in azione? Non preoccupatevi, non saremo soli, l’archeologa ora ha affinato la vista e ha…l’occhio lungo.

Grazie alla presa in prestito di diverse tecniche da altri franchise di alta caratura, abbiamo a che fare con “Istinto di sopravvivenza” che subito ricorda l’occhio di falco di Assassin’s Creed: potremo guardarci intorno individuando subito oggetti, la direzione da seguire ed eventuali artefatti che potrebbero passare inosservati. Inoltre sono state approfondite le utilissime abilità furtive di Lara, tra cui la possibilità di coprirsi di fango e mostrarsi così poco meno scoperta dagli elementi naturali, passando inosservata.

Dalla maestosità dei luoghi di culto più antichi che la storia dell’umanità possa collezionare, all’apocalisse dettata da uno tsunami che travolge veicoli e sparge cadaveri fluttuanti à la The Walking Dead, in un clima di tensione palpabile ma senza eccedere. Dunque, se il gioco si fa duro, Lara comincia a giocare e noi le daremo supporto scegliendo le opzioni migliori per le abilità da sviluppare. Ci focalizzeremo su capacità specifiche o daremo equilibrio ai tre campi disponibili: Combattimento, Caccia e Sopravvivenza.

Contando che dovremo fare i conti, per nostra gioia, con scalate su pareti vertiginose, il ritorno della classica corsa sulle pareti, crepacci, gallerie e notevoli esplorazioni subacquee, oltre a nemici da affrontare in tanti modi diversi, tra cui la mimetizzazione e modalità furtiva, sarà fondamentale calibrare bene la nostra scelta nel quadro a tre sezioni che ricorda, in maniera molto semplificata e meno espansa, le abilità e i gambit che abbiamo conosciuto ad esempio in Final Fantasy XII. Non da meno, sarà necessario potenziare e migliorare le nostre armi, rendendole sempre più pericolose e distruttive. Il tutto, come abbiamo imparato nei capitoli precedenti, fattibile quando troveremo un confortante falò.

Tutto questo fa parte di un quadro tecnico e stilistico che ci permette di vivere un gameplay abbordabile per qualsiasi esigenza e desiderio di gioco, ma anche l’occhio vuole la sua parte. Che ne sarà della grafica di questa opera?

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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