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I locali no green pass su Telegram: la bufala tech della settimana

Basata su fake news anche l’iniziativa di alcuni studenti universitari della Sapienza. E intanto l’Iss pubblica un vademecum antibufala

Tempi duri per Telegram, i cui canali sono diventati uno degli habitat preferiti di chi ha posizioni vicine ai no vax. Da lì infatti è possibile diffondere agli iscritti (che spesso sono svariate migliaia di persone) notizie infondate che riguardano il Coronavirus, la campagna di vaccinazione e ultimamente anche il green pass. La certificazione verde, come ormai tutti sappiamo, da venerdì 6 giugno è infatti obbligatoria per accedere a una serie di luoghi al chiuso ed eventi.

Ma i no vax si stanno facendo prendere la mano, e un certo delirio di onnipotenza esibito anche pubblicamente sta tornando loro indietro con gli interessi.

Nella giornata di lunedì 9 è ad esempio scattata l’operazione Fake pass, grazie alla quale la Polizia postale ha sequestrato 32 canali Telegram che vendevano green pass falsi.

Chi agiva sfruttando la credulità dei no vax non si limitava alla truffa. Quando l’ingenuo di turno protestava per il green pass non funzionante, arrivavano risposte pubbliche come questa: “Minacciare un’identità ignota quando si è totalmente disarmati è da stupidi”. E partiva addirittura un ricatto (da pagare in Bitcoin) se il malcapitato di turno non voleva che le sue credenziali fossero vendute.

Ora Telegram fa tornare in auge un altro must dei no vax, già sperimentato nei mesi scorsi: la mappa dell’Italia punteggiata dai locali no green pass. Dagli esercizi commerciali, cioè, che accoglierebbero (al chiuso) anche clienti sprovvisti di certificazione verde. Peccato che i conti non stiano tornando.

coronavirus

La bufala dei locali no green pass

Pubblicare una mappatura del Paese con i bollini indicanti i locali no green pass suddivisi per categorie è, innanzitutto, un’azione illegale.

Ma è evidente che di questi tempi, complice forse anche il caldo eccezionale, l’eccessiva sicurezza dei no vax sta tirando loro brutti scherzi. Eh sì, perché quella dei cosiddetti locali no green pass si sta rivelando una bufala.

In che senso? Nel senso che moltissimi dei locali indicati dome disobbedienti sono in realtà all’oscuro di tutto. Non solo non hanno fornito il loro nominativo per poter essere inseriti in questo elenco di esercenti cospiratori, ma sono sempre di più quelli che stanno protestando vivacemente per un’indebita inclusione in una mappatura del tutto fuorilegge.

I titolari degli esercizi commerciali, da quando il certificato verde è obbligatorio, hanno già le loro belle gatte da pelare. Dal 6 giugno tocca infatti a loro controllare il green pass ai clienti, tra le proteste dei cittadini indignati. Anche se il recente intervento della ministra dell’interno Luciana Lamorgese ha specificato che solo le forze dell’ordine possono richiedere anche la verifica incrociata col documento d’identità.

Essere anche inseriti in una lista di locali no green pass fasulla è davvero troppo.

Telegram e i no vax universitari della Sapienza

Altrettanto poco lucida è la protesta di diversi studenti universitari della Sapienza, riunitisi nuovamente in un gruppo Telegram.

Ma anche in questo caso, l’attendibilità è ben poca: gli inviti a non vaccinarsi sono conditi da frasi scritte con una conoscenza della grammatica quanto meno dubbia (tra i molti esempi, una presunta docente invita a diffondere il verbo no vax incitando così: “Ciao ragazzi sono una docente, siamo uniti c’è la faremo forza”). Ma soprattutto, nel gruppo è un rincorrersi di tesi pseudoscientifiche e grossolane fake news su Coronavirus e dintorni. Pullulano frasi come “Non c’è nessuna prova che il Covid sia reale” o “Siamo in una dittatura socialista/comunista globale”.

Il vademecum dell’Iss

Il Coronavirus, complici le sue varianti, non molla la presa. E come abbiamo visto con la bufala sui locali no green pass, nemmeno le fake news sul Covid sembrano voler andare in ferie.

È forse per questo che nella giornata di sabato 7 agosto il Gruppo Vaccini dell’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato sul suo sito ufficiale un vademecum che si prefigge l’obiettivo di sbugiardare le più tenaci false informazioni sul Covid-19.

Si tratta di dodici questioni, inerenti soprattutto i vaccini, che prima sono formulate secondo la relativa tesi pseudoscientifica circolante sui social. E che poi vengono riprese e spiegate meglio, con una risposta scientificamente motivata che smonta proprio la tesi in odore di cultura no vax.

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Un esempio di fake news spiegata dall’Iss

Tra le dodici affermazioni poi ribadite in termini scientifici, c’è per esempio questa: “I vaccini anti Covid sono sperimentali”.

Ed ecco la successiva spiegazione: “I vaccini autorizzati contro il Sars-Cov-2 hanno completato tutti i passaggi della sperimentazione necessari per l’autorizzazione all’immissione in commercio senza saltarne alcuno. Per questi vaccini il processo di sviluppo ha subito un’accelerazione senza precedenti a livello globale ma al momento della loro autorizzazione da parte dell’Agenzia Europea per il farmaco erano state percorse tutte le stesse tappe dell’iter di sperimentazione previste per gli altri vaccini in commercio. I vaccini attualmente usati nella campagna vaccinale in Italia (Comirnaty di Pfizer-BioNtech, Vaxzevria di Astrazeneca, Spikevax Moderna, Vaccino anti COVID-19 Janssen) pertanto non sono sperimentali, ma preparati regolarmente immessi in commercio dopo aver completato l’iter che ha testato la loro qualità, sicurezza ed efficacia.”

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Notina conclusiva

Questo esempio porta a una considerazione: le fake news si basano spesso sul lancio di una breve affermazione non motivata. La verità scientifica, invece, è quasi sempre il risultato di un ragionamento complesso, e ha bisogno di un certo numero di parole per essere esplicitata.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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