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Lo scontro continua: Apple chiude l’account sviluppatore di Epic

E proprio oggi, 7 marzo, entra in vigore il Digital Markets Act

Oggi, 7 marzo, entra in vigore il Digital Markets Act, in sigla DMA. Ossia una legge dell’Unione Europea che ha l’obiettivo di regolamentare le grandi piattaforme tecnologiche, per garantire la pluralità nel mercato digitale.

Quindi sarebbe stato legittimo sperare che, una volta inibito lo strapotere delle big tech, non avremmo più assistito ad annose tenzoni come quella tra Apple ed Epic Games.

Purtroppo non è andata così, e i sentori c’erano già stati a poche ore dal via libera al DMA. Quando trentaquattro tra aziende e associazioni, capeggiate proprio da Epic (e da Spotify), hanno inviato una lettera a Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza, e a Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno. Nella quale, sostanzialmente, sostenevano che Apple stava facendosi beffe del Digital Markets Act.

Atto finale dello scontro? Niente affatto, perché mercoledì 6 marzo Apple ha risposto a Epic Games nel modo più eclatante: chiudendo l’account sviluppatore di Epic. Scopriamo cos’è successo.

Apple vs Epic Games

Apple chiude l’account sviluppatore di Epic

Dopo tre anni di ban (più avanti vi riassumeremo il motivo), a febbraio Epic aveva annunciato il suo prossimo ritorno su iOS. Lo avrebbe fatto grazie a uno store personale, Epic Games Store. E lo avrebbe fatto in Europa, proprio grazie alle regole del Digital Markets Act. Gli utenti del nostro continente, insomma, avrebbero potuto nuovamente scaricare Fortnite e altri giochi di Epic.

Avrebbero potuto, appunto. Perché tramite un post pubblicato sul sito ufficiale il 6 marzo, Epic ha fatto sapere che Apple ha chiuso il suo account sviluppatore. Leggiamo nel post: “Con nostra sorpresa, Apple ha chiuso quell’account e ora non possiamo sviluppare l’Epic Games Store per iOS. Questa è una grave violazione del DMA e dimostra che Apple non ha intenzione di consentire una vera concorrenza sui dispositivi iOS.”

Il DMA

Ricordiamo che il Digital Markets Act ha individuato sei aziende big tech definite come gatekeeper, e tra queste c’è anche Apple.

I gatekeeper, tra l’altro, devono consentire la pluralità. Quindi, ad esempio, l’azienda di Cupertino deve permettere l’installazione di store alternativi su iOS. Perciò Epic aveva annunciato il suo Epic Games Store, che sarebbe stato gestito da Epic Games Sweden. Se non fosse arrivato il ban di Apple.

Il ban di Apple a Epic

Cosa è accaduto?

Sembra che l’azienda di Tim Cook abbia contattato direttamente Tim Sweeney, Ceo di Epic Games, per avere le garanzie necessarie riguardo al fatto che sarebbero state rispettate tutte le condizioni vigenti sulla piattaforma iOS. Garanzie non arrivate, al punto che il 2 marzo Apple ha deciso per la chiusura dell’account sviluppatore di Epic. Dichiarando addirittura pubblicamente che l’azienda è “chiaramente inaffidabile”.

Più nello specifico: ”La grave violazione da parte di Epic dei suoi obblighi contrattuali nei confronti di Apple ha portato i tribunali a stabilire che Apple ha il diritto di risolvere qualsiasi o tutte le società controllate, affiliate e/o altre entità interamente controllate da Epic Games in qualsiasi momento e su decisione di Apple.

Alla luce del comportamento passato e attuale di Epic, Apple ha scelto di esercitare tale diritto.”

La reazione di Epic

Epic sottolinea che la decisione di Apple è stata presa in aperto contrasto con le regole del Digital Markets Act, e ha fatto sapere che porterà il suo store su iOS mediante un’altra azienda.

“Chiudendo l’account sviluppatore di Epic, Apple sta eliminando uno dei maggiori potenziali concorrenti dall’Apple App Store. Stanno minando la nostra capacità di essere un valido concorrente e stanno mostrando ad altri sviluppatori cosa succede quando si tenta di competere con Apple o si criticano le loro pratiche sleali.”

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Lo scontro Apple-Epic in pillole

Un rapidissimo ripasso delle puntate precedenti.

Tutto ha inizio nell’agosto del 2020, quando Apple esclude il gioco Fortnite dall’Apple Store, perché Epic aveva aggiunto metodi di pagamento alternativi per scavalcare il 30% di commissione chiesta dall’azienda di Tim Cook agli sviluppatori. Da lì un lungo e articolato processo con accusa reciproche.

Conclusosi col pagamento di 3,5 milioni di dollari da parte di Epic per violazione del contratto con Apple. Ma a sua volta Apple, ha stabilito il tribunale, non può più “proibire agli sviluppatori di includere nelle loro app e nei loro metadati pulsanti, link esterni, o altri richiami all’azione che indirizzino i clienti verso meccanismi di acquisto, oltre agli acquisti In-App.”

Ultima tappa, la decisione della Corte Suprema Usa di respingere i ricorsi di entrambe le aziende. E adesso, quali altri sviluppi ci attenderanno?

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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