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Danguard: l’esperimento più che riuscito di Matsumoto

L'unica serie animata di genere mecha che porta la grande firma di Leiji Matsumoto

È tempo di un nuovo tuffo nel passato. La nostra rubrica dedicata agli anime degli anni ’80 ci riporta nel mondo dei robottoni con un titolo non proprio tra i più celebri: Danguard. Se il nome non vi ricorda nulla, vi basterà sapere che si tratta dell’unico anime di genere mecha creato dal maestro Leiji Matsumoto (fumettista e animatore che si cela dietro lavori come Galaxy Express 999 e Capitan Harlock).

Danguard è una serie animata composta da 56 episodi che inaugura la collaborazione tra la ben nota Toei Animation e Matsumoto, seguita alla rottura dei rapporti tra la casa giapponese e Gō Nagai. Pur essendo un anime mecha in tutto e per tutto, presenta tratti innovativi e notevoli differenze con molti dei prodotti di quell’epoca che andremo ad analizzare nel corso dell’articolo. Pubblicato in Giappone nel 1977, arriverà in Italia tra fine anni ’70 e inizio anni ’80.

Danguard: la storia dell’anime

Una missione per colonizzare Prometeo

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L’anime ci immerge sin da subito nella tipica atmosfera del genere, in un’ambientazione più che familiare. Siamo infatti catapultati all’interno di una base di ricerca e incontriamo sin da subito gli immancabili scienziati del caso. In Danguard lo scienziato è dottor Oedo, che in Italia è chiamato Galax. Il nome ‘spaziale’ non è un caso perché lo scienziato ha studiato un modo per raggiungere Prometeo che nell’anime è il decimo pianeta del nostro sistema solare.

danguard squadra piloti

Prometeo è un pianeta che viene definito ‘della speranza’, perché dalle caratteristiche ottimali per la vita dell’uomo, nonché dai paesaggi incontaminati. Ecco perché l’obiettivo è quello di raggiungerlo e colonizzarlo. Galax invia allora in missione una squadra capitanata da Cosmos, che altri non è che il papà del protagonista dell’anime, Arin.

Dieci anni dopo…

Per un incidente non chiaro la missione però va male e il padre del giovane Arin scompare nel nulla. Il tutto accade sotto gli occhi del malvagio cancelliere Doppler, un ricco e malvagio scienziato a capo di un’organizzazione paramilitare che aveva già predetto il fallimento della missione. Passano così dieci anni, Arin è cresciuto e mira a seguire le orme di suo padre come pilota spaziale.

Lo vediamo allenarsi in cielo insieme ad altri giovani aspiranti piloti, tra rivalità e ricordi che lo tormentano dal passato. Intanto nella base Yasdam è pronto il Danguard, un robot umanoide trasformabile creato e progettato dal computer Urania, che servirà a far ripartire il progetto Prometeo dopo tanti anni. La volontà di colonizzare il decimo pianeta è però la stessa del cancelliere Doppler che vuole tuttavia farne un pianeta per pochi potenti eletti. È per questo che tra le due parti ha inizio una vera e propria guerra.

La verità sulla morte del padre di Arin

Mentre Doppler inizia ad inviare mostri robotici contro la base Yasdam con l’obiettivo di distruggerli ed essere lui a conquistare Prometeo, la prima parte dell’anime si concentra però sul rapporto di Arin con un misterioso personaggio mascherato. Si tratta del capitano Dan, istruttore della base Yasdam che nasconde però un grande segreto, svelato solo a metà dell’anime.

danguard capitano dan

Dan infatti non è altri che il padre di Arin, Cosmos, disperso dieci anni prima nello spazio. Si scopre infatti che non è stato un incidente quello accaduto durante la missione, che è invece stata manomessa proprio da Doppler. Vittima di un condizionamento telepatico, Cosmos ha perso la memoria e dopo il fallimento della missione è stato catturato e reso prigioniero da Doppler insieme a molti altri scienziati e piloti. Cosmos è però riuscito a scappare e a ritrovare la memoria; così, una volta tornato alla base, ha chiesto al dottor Galax di non svelare ad alcuno la sua vera identità, figlio compreso.

Il finale

Sotto le sembianze di Dan, Cosmos è dunque rimasto per anni al fianco del figlio Arin senza che lui lo sapesse, addestrandolo così come con tutti gli altri piloti. Arin verrà a scoprire della vera identità del capitano in modo drammatico: Cosmos subirà infatti un grave incidente proprio quando la base Yasdam sta partendo alla volta di Prometeo. Dall’alto e senza la possibilità di un ultimo abbraccio, Arin vede Dan per la prima volta senza maschera e comprende che è suo padre.

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Ha così inizio la seconda ed ultima parte dell’anime Danguard che si svolge nello spazio. La base è infatti partita e Arin, travolto per il dolore della morte del ritrovato padre, è ora il pilota ufficiale del robottone. È proprio nello spazio, dopo numerose battaglie, incontri e difficoltà, che alle porte di Prometeo arriva lo scontro finale con il Planester, la navicella di Doppler. Senza particolari colpi di scena, Arin e la sua squadra riescono finalmente a distruggere il nemico e ad arrivare vittoriosi a Prometeo.

danguard squadra anime

Danguard: curiosità e considerazioni sull’anime

Dove sono gli alieni?

In un mare di anime mecha in cui i terrestri devono difendersi dalle mire espansionistiche di esseri provenienti da altri pianeti del sistema solare e non, Danguard ci proietta invece in una guerra spaziale che è però combattuta solo da terrestri. Ci troviamo infatti di fronte ad una novità per l’epoca di produzione di quest’anime, che d’altronde non è l’unica che la serie in questione introduce.

Danguard è un anime che anticipa infatti alcuni tratti che diventeranno poi usuale qualche anno dopo, a partire da Gundam, come l’assenza del nemico alieno ma anche l’ambientazione che si limita al sistema solare e una storia pressante, i cui episodi sono strettamente legati uno all’altro. Colpisce anche la caratterizzazione del nemico umano, l cui aspetto e costumi richiamano in qualche modo al fascismo/nazismo. Tema che appare ancora più evidente nella volontà di questi ultimi di ‘colonizzare’ il decimo pianeta, puro e incontaminato, per istallarvi un gruppo di pochi eletti, una sorta di ‘razza superiore’.

L’intensità di Matsumoto

L’assenza di alieni in Danguard ci porta automaticamente ad un’altra riflessione che verte sull’impronta di Leiji Matsumoto nell’anime. Impossibile non notare tratti dell’intensità vista in prodotti come Galaxy Express 999 o Capitan Harlock in questo anime. È sì vero che con Danguard Matsumoto approccia per la prima (ed unica) volta a questo genere, ma è anche vero che, pur trattandosi di un ‘esperimento’, non perde il suo spessore.

Pur essendo presenti i soliti schemi robotici di quel periodo, tra combattimenti a base di pugni cosmici, razzi, spade laser e occhi di fuoco contro i mostri meccanici di turno, l’intricata trama, i rapporti personali tra i protagonisti, la scelta di un nemico umano, fanno notevolmente la differenza e mettono in luce l’anima artistica di Matsumoto.

Un discutibile rapporto padre-figlio

Un altro aspetto che colpisce dell’anime Danguard è il rapporto tra Arin, il giovane protagonista, e suo padre Cosmos. Come raccontato nella storia, il ragazzo vive un profondo dolore, quasi un’ossessione, nei confronti di suo padre. La sua morte lo ha segnato così tanto che ora il suo unico scopo è riscattarlo dal suo oscuro e infamante passato. L’uomo è infatti accusato di essere un ‘traditore’ per aver sabotato la prima missione verso Prometeo, quella che l’avrebbe uccisa, ma la realtà – come abbiamo visto su – è un’altra.

Arin segue le orme di suo padre col solo scopo di vendicarlo e di far sì che la verità torni a galla, e non sa che suo padre è invece al suo fianco, sotto mentite spoglie. E qui inizia un capitolo particolare, di cui va sottolineata l’eccessiva rigidità. Il padre si cela infatti dietro la maschera del Capitano Dan, l’addestratore della squadra di piloti in cui figura anche il figlio Arin. Quelli che però vanno in scena in tutta la prima parte dell’anime sono allenamenti di una grande severità, dove quasi mai viene dato spazio all’affetto, all’umanità del Capitano verso suo figlio.

Se lo sviluppo del rapporto in sé è certamente da elogiare, la freddezza a tratti eccessiva, – anche per i canoni giapponesi dove, sappiamo, la disciplina è valore primario – appare un tratto dunque discutibile, a sprazzi stucchevole in negativo.

La sigla

Le sigle italiane, dai titoli ‘Danguard’ e ‘Danguard al decimo pianeta’, furono pubblicate dalla Ariston Records, con testo di Mario Bondi e musica di Gianfranco Tadini. A cantarle è una giovanissima Veronica Pivetti.

Desiderosi di rivivere altre storie di anime degli anni ’80? Vi ricordiamo che siamo andati all’avventura con Goku, protagonista di Dragon Ball. Ci siamo tuffati nella mitologia con Toriton e tra le stelle col principe Chobin. Abbiamo vissuto i tormenti d’amore di Johnny e della dolce Kyoko. Ci siamo immersi nelle battaglie su pattini a rotelle di Muteking. Abbiamo vissuto il drammatico percorso di Remi e ci siamo appassionati alle sfide sportive di Holly e BenjiShingo e Mila e Shiro. Ma anche molto, molto altro!

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Anna Montesano

Scrittrice da quando ne ho memoria, dai diari al web. Viaggiatrice incallita e malata di serie tv, appassionata di tv e cinema. Nella vita un solo motto: "Perché rimandare a domani quando puoi vederlo oggi?"

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