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Toriton: un anime mitologico dai temi cari a Osamu Tezuka

Nato dai manga di Osamu Tezuka, l'anime porta in scena mitologia e una profonda morale ecologista

La mitologia è un altro elemento caro agli anime degli anni ’70 e ’80. Ne è un esempio lampante l’anime di cui parleremo in questo nuovo appuntamento col la nostra rubrica che ci porta oggi nel mondo di Toriton. Il nome dell’anime, che è anche quello del protagonisti, richiama inevitabilmente quello di Tritone, nella mitologia greca figlio del dio del mare Poseidone e progenitore dei Tritoni. Una scelta non casuale, visto che Tritoni e Poseidone sono proprio i protagonisti della storia.

Se Toriton è il titolo dell’anime, Triton è quello del manga da cui è tratto. Opera del fumettista Osamu Tezuka, è stato trasportato in animazione negli anni ’70 in Giappone, mandato in onda su TV Asahi, ma è arrivato in Italia solo nel 1982, trasmesso su reti locali.

Toriton: la storia dell’anime

Un bambino abbandonato

La storia di Toriton ha il via in un piccolo villaggio di pescatori. Qui un uomo anziano, sulla sua barca, osserva spaventato un bambino dai capelli verdi che sta per tuffarsi da un altissimo strapiombo. Scopriamo che questo bambino è proprio il nostro protagonista, Toriton, e l’uomo che lo osserva è suo padre, Ippei, o meglio l’uomo che lo ha cresciuto.

Scopriamo infatti sin dai primi minuti dell’episodio d’esordio che Toriton è stato trovato da Ippei all’interno di una grotta scavata dal mare. Il neonato, appoggiato all’interno di una grande conchiglia, è stato abbandonato lì assieme ad un particolare pugnale e a una lettera che svelava il nome del bambino. Ippei decide di prendersene cura personalmente e lo cresce per 13 anni, poi la verità viene a galla.

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Chi è davvero Toriton?

Toriton è un ragazzino che ha una grande passione per il mare e una grande abilità nel nuoto, anche nei luoghi più pericolosi. Questa sua grande capacità viene spiegata quando viene finalmente a galla la verità. A svelargliela è un delfino bianco, Lukar, che lo ha sempre sorvegliato dal mare in tutti questi anni e che racconta di essere stato a servizio dei suoi genitori.

Toriton è in realtà un figlio del mare, l’ultimo erede rimasto della grande tribù dei Tritoni che viveva nell’oceano. La tribù è stata assalita 13 anni prima dal malvagio Poseidone, e fu allora che i genitori veri di Toriton, poi uccisi, chiesero al delfino bianco di salvare il bambino che venne dunque nascosto in un villaggio di pescatori. Ora però il nascondiglio del ragazzo è stato scoperto e lui non è più al sicuro.

L’inizio della battaglia

Inizialmente incredulo, Toriton comprende che ciò che dice il delfino è vero quando scopre il pugnale di cui gli ha parlato nascosto tra le cose dell’uomo che lo ha cresciuto. Accetta dunque il suo destino, anche perché il villaggio viene attaccato da un gigantesco mostro che mette a rischio tutti. È per questo motivo che, dopo averlo sconfitto, Toriton decide di allontanarsi dal villaggio. Il bambino vuole tenere così al sicuro il suo padre adottivo e tutte le persone a cui tiene.

Inizia così la battaglia del nostro giovane protagonista contro i Poseidoni, capitanati appunto dal malvagio Poseidone che mira a fare sue tutte le acque del mondo, impossessandosi di ogni creatura marina. Una libertà che Toriton non è disposto a cedergli, almeno non senza combattere.

La verità su Poseidone

Mito e mitologia si mescolano fino alla fine dell’anime. Nel corso della storia scopriamo che il malvagio Poseidone si nasconde tra le rovine di Atlantide, la mitica isola sprofondata a causa di un cataclisma, un giorno splendida in mezzo all’Atlantico, di cui oggi rimangono solo rovine. Attraverso una lunga serie di peripezie, di battaglie contro mostri e anche di incontri piacevoli (come quello con la sirenetta Pipi), è proprio qui che Toriton riesce ad arrivare.

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Il finale dell’anime però ci svela una realtà molto differente da quella creduta sin dall’inizio. Quello che abbiamo creduto essere Poseidone è in realtà un simulacro, una statua che con la sua grandezza copre un passaggio in cui è nascosta una città, la vera Atlantide. È qui che la popolazione rimasta si nasconde, protetta dalla statua che impedisce il passaggio delle particelle inquinate del mare che potrebbe ucciderli. Toriton, incosciente di tutto questo, finisce per spostare la statua che crede essere Poseidone, finendo per aprire il passaggio e uccidere i suoi abitanti.

Il finale

L’unico che rimane in vita per spiegargli la verità è il vero Poseidone. Toriton scopre scopre non solo che Tritoni e Poseidoni appartengono alla stessa famiglia, ma anche che questi secondi hanno scoperto il segreto per l’immortalità ma non hanno voluto condividerla con i fratelli. Da qui l’inizio di una battaglia portata avanti per millenni sino ai tempi attuali all’anime. “Questa guerra è stata scatenata dal nostro egoismo”, ammette il dio del mare, che muore.

Resta da fermare la terribile statua che, attratta dal pugnale di Toriton, lo attacca. Il bambino riesce però a pugnalarla e distruggerla in modo definitivo, riportando così la pace in tutti i mari.

Toriton: curiosità e considerazioni sull’anime

L’insegnamento di Osamu Tezuka

È stato definito “Dio dei manga”, da altri “il Walt Disney giapponese”, sta di fatto che Toriton porta in scena molte delle tematiche più care di Osamu Tezuka. Il fumettista, tra i più prolifici al mondo, ha particolarmente a cuore il tema della natura, del rispetto dell’ambiente e degli animali e, di conseguenza, nelle sue opere sottolinea spesso il terribile impatto che l’azione dell’uomo ha avuto su questi. Anche Toriton non fa eccezione.

Lo mette chiaramente in evidenza il finale – voluto fortemente da Yoshiyuki Tomino, collaboratore di Tezuka – attraverso la storia raccontata da Poseidone e il chiaro riferimento all’inquinamento dei mari, causa della morte degli abitanti nascosti di Atlantide. La colpevolezza della civiltà umana è in questo modo resa evidente e giustificata all’interno di un anime che sembra inizialmente parlare di ben altro. L’egoismo e il mancato rispetto dell’ecosistema diventano infatti fulcro e morale dell’anime che utilizza la mitologia per creare una storia entusiasmante per il pubblico, regalando al contempo un importante insegnamento.

Un rovesciamento dei ruoli

Nonostante l’anime presenti un forte schematismo nel corso dei 27 episodi, riproponendo una serie di scelte narrative molto simili, è proprio il finale a rappresentare un colpo di scena, una boccata d’aria dalla poca originalità. Yoshiyuki Tomino ha infatti ‘convinto’ Tezuka a puntare su un finale che rovesciasse i ruoli di bene e male che hanno portato avanti l’intero anime, portando lo spettatore a schierarsi dalla parte dei Tritoni. Bene e male invece si mischiano e confondono, perché tutti sono colpevoli. Ne traspare dunque il desiderio dell’autore di umanizzare il comportamento dei cattivi, una scelta che ha il risultato di spiazzare lo spettatore.

La sigla

La sigla ‘Toriton’, di L. Macchiarella – A. Tamborrelli, è cantata dai Superobots.

Volete rivivere altre storie legate agli anime degli anni ’80? Siamo andati all’avventura con la piccola Memole, combattuto al fianco di Re Artù e riso insieme ai Predatori del tempo. Abbiamo vissuto i tormenti d’amore di Johnny e della dolce Kyoko. Ci siamo immersi nelle battaglie su pattini a rotelle di Muteking; vissuto il drammatico percorso di Remi e ci siamo appassionati alle sfide sportive di Holly e BenjiShingo e Mila e Shiro. Ma anche molto, molto altro!

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Anna Montesano

Scrittrice da quando ne ho memoria, dai diari al web. Viaggiatrice incallita e malata di serie tv, appassionata di tv e cinema. Nella vita un solo motto: "Perché rimandare a domani quando puoi vederlo oggi?"

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