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Doraemon: il gatto robot arrivato dal futuro per ‘salvare’ Nobita

Un gatto robot arrivato dal futuro e un bambino pigro ma dal cuore grande sono i protagonisti di una storia che ha tanto da insegnare

Siamo nel 1982 quando in Italia, su Rai2, va in onda per la prima volta Doraemon. L’anime è tratto dal manga scritto e disegnato da Fujiko F. Fujio e ci racconta la bellissima amicizia nata tra un gatto robot arrivato dal futuro, Doraemon, e un bambino pigro e pasticcione ma dal cuore molto grande, Nobita. Le avventure di questa accoppiata strampalata si svolgono in una lunghissima serie di episodi, oltre 1700, della durata circa 10 minuti, che ci regalano sì grosse risate ma anche tanti insegnamenti.

Doraemon: la trama

L’arrivo dal futuro

Una voce, poi un cassetto che si apre e dal quale fuoriesce un grosso gatto azzurro dalla ‘testa rotondissima’. Inizia così Doraemon, titolo che è anche il nome di uno dei nostri due protagonisti. Questo grosso gatto (che in più occasioni sarà scambiato per un tasso gigante, provocando la sua ira!) arriva dal 22esimo secolo, quindi da un futuro lontano per i tempi in cui è ambientata la storia, e ha un obiettivo ben preciso: aiutare il piccolo Nobita Nobi. “Sono venuto qui per salvarti da un destino spaventoso! Io conosco il tuo futuro e purtroppo devo dirti che non ti si prospetta nulla di buono”, gli dice. Nobita è spaventato, ma più che per le parole di Doraemon, per il fatto che di fronte a lui c’è un grosso gatto parlante.

Il simpatico robot non arriva però da solo: dal cassetto arriva un altro bambino che assomiglia parecchio a Nobita. Si tratta di Sewashi Nobi, un discendente di Nobita proveniente dal 22esimo secolo, tornato indietro per rivelargli la verità sul suo futuro nella speranza che lui faccia il meglio per cambiarlo. Dopo aver spiegato a Nobita di essere giunti nel suo tempo grazie ad una macchina del tempo che, per uno strano caso, ha aperto la sua porta nel cassetto della sua scrivania, Sewashi svela al bambino di essere il suo pronipote.

Il tragico futuro di Nobita

Purtroppo il suo futuro è ben altro che roseo. Sewashi e Doraemon svelano a Nobita che 19 anni dopo sposerà non con la sua amata Shizuka, bensì con Jaiko, la sorella minore di Gian (un bullo che lo prende costantemente di mira). Attraverso un album di fotografie, gli viene mostrato non solo il matrimonio con Jaiko e i tanti figli che avranno insieme, ma anche la sua fallimentare carriera lavorativa. Nobita non sarà ammesso all’università, a 28 anni, disoccupato, deciderà di avviare un’attività in proprio ma, a 33 anni la sua fabbrica di fuochi d’artificio andrà a fuoco. Infine a 35 anni la sua società fallirà, finendo sommerso dai debiti. Ma non è tutto: tali debiti saranno tramandati di generazione in generazione fino a quella di Sewashi, che ammette infatti di essere povero.

Le avventure di Nobita e Doraemon

Nobita è disperato e pronto a fare qualsiasi cosa per cambiare il suo futuro. Il suo pronipote allora gli annuncia che sarà possibile farlo proprio grazie all’aiuto di Doraemon. La sua missione sarà quella di aiutare Nobita a sconfiggere la sua pigrizia e far sì che si impegni nello studio, in modo da poter poi cambiare in meglio il suo futuro. L’impresa, però, è piuttosto ardua: il bambino è un vero e proprio scansafatiche, per nulla sportivo e anche un po’ sfortunato. Doraemon ha però con se un’arma molto speciale: i chiusky. Si tratta di gadget speciali che arrivano da futuro e che pesca dalla sua magica tasca sulla pancia. Grazie a questi, il gatto robot potrà aiutare in molte occasioni il suo amico.

Nel corso delle tantissime avventure che Doraemon e Nobita vivranno nei vari episodi, impareremo a conoscere il giovane protagonista, le sue paure, i suoi amici, i genitori e il suo amore. A mettergli spesso i bastoni tra le ruote, rendendogli necessario l’intervento del grosso gatto robot, saranno i suoi amici/nemici: Suneo, bambino ricco portato per lo sport e bravo per gli studi, vero rivale di Nobita, e Gian, bullo del quartiere che spesso malmena il povero protagonista per spillargli giocattoli o fumetti. Quando Nobita viene a sapere che nel futuro sposerà Jaiko, è disperato non tanto perché è la sorella di Gian, piuttosto perché il bambino è follemente innamorato dell’amica Shizuka. È anche per lei che cerca di migliorare: cambiando il suo futuro potrebbe cambiare anche moglie.

Doraemon: il finale

Come finisce Doraemon? La questione del finale del cartone animato è in effetti un po’ complicata, questo perché va chiarito che questo ha avuto ben tre serie diverse. La prima è del 1973 ma in Giappone non ha riscosso molto successo, motivo per il quale in Italia non è poi arrivata. La seconda è del 1979, infine la più recente del 2005.

Nell’anime

Nel cartone animato non c’è un vero e proprio finale. L’ultimo episodio, che precede l’uscita del reboot del 2005, presenta l’ennesima avventura del piccolo Nobita e di Doraemon nell’episodio dal titolo “Il ripetitore di realtà”. In questo, il protagonista riceve i complimenti del suo maestro a scuola ma Doraemon è incredulo così utilizza un chiusky per rivivere quel momento. Peccato che questo gadget ingolosirà non poco Nobita che deciderà di rubarlo, combinando ancora una volta dei pasticci.

Nel manga

Ben diversa è la situazione all’interno del manga. Qui il finale c’è ed è anche lieto: grazie alle varie avventure vissute con Doraemon e al suo aiuto, Nobita riesce a imparare ogni volta dai suoi errori. Questo cambierà notevolmente il suo futuro: una volta adulto, Nobita sposerà la sua amata Shizuka e si realizzerà a livello lavorativo. Doraemon, realizzati i suoi propositi, decide di tornare nel futuro, rimanendo però amico di Nobita per sempre.

I finali fake

Nel corso degli anni sono stati diffusi vari finali di Doraemon, alcuni tragici altri con eclatanti colpi di scena. In alcuni casi si è creduto si trattasse della conclusione vera del manga, anche perché sono state disegnate pagine tanto fedeli all’orinale che sembrava impossibile non lo fosse. La verità è che si tratta sempre di falsi.
Due sono i più famosi.

Uno dei finali fake più celebri che circolano sul web vorrebbe Doraemon appartenente solo all’immaginazione di Nobita. Il bambino, finito in coma, avrebbe infatti sognato l’amico arrivato dal futuro e tutte le loro avventure, conclusesi poi nel momento del risveglio dal coma. Una volta cosciente, si scopre che Doraemon non è altro che un pupazzo che è stato sempre al suo fianco nei giorni in cui è rimasto in ospedale.

In un altro finale, sempre molto credibile per via di disegni molto somiglianti a quelli originali, Doraemon scarica le sue batterie e si spegne. Nobita, disperato, cerca una soluzione arrivando a viaggiare anche nel futuro. Purtroppo, anche qualora venissero cambiate le batterie, il gatto robot perderebbe la memoria e tutti i ricordi dell’amicizia con Nobita. Il protagonista però non si arrende e decide di impegnarsi per tutta la vita nello studio di un metodo che possa ‘riportare in vita’ Doraemon. Il lieto fine arriverà ma solo dopo la laurea di Nobita.

Doraemon, non solo risate: i temi importanti della storia

Quelle di Doraemon e Nobita sono avventure divertenti, che sicuramente strappano un sorriso al lettore/spettatore, ma si tratta di una sola faccia della medaglia. La verità è che il manga di Fujiko F. Fujio pone l’attenzione su temi delicati, primo dei quali il bullismo. In tante occasioni Nobita è infatti mira degli attacchi di Gian, pronto a picchiarlo davanti all’amico Suneo. È interessante vedere come Doraemon cerchi sempre di aiutare l’amico ad affrontare questi attacchi e, in generale, la competitività nella vita scolastica e non. Il gatto robot funge da metafora: aiutare i bambini in quelle che sono le sfide dell’infanzia.

Ma con Nobita non si parla soltanto di bullismo e problemi scolastici. Il nostro protagonista a soli 10 anni è già un bambino apatico, che preferisce stare in casa a dormire e magiare piuttosto che stare all’aria aperta; che ama i fumetti ma odia i libri di scuola e lo studio. Caratteristiche che saranno poi nel futuro la sua rovina. Una denuncia, dunque, ad aprire gli occhi sul pericolo della depressione giovanile. Indicativo il fatto che i numeri del manga furono pubblicati su due riviste educative per bambini.

Manga, film e altre curiosità

Come abbiamo già accennato, il manga di Doraemon è stato creato da Fujiko F. Fujio e pubblicato in Giappone dal 1969 al 1996. In Italia il manga è stato pubblicato da Star Comics. Da questo sono state tratte tre serie anime, rispettivamente del 1973, 1979 e 2005, ma non sono gli unici contenuti nati dall’opera di Fujio. Dal 1980 sono stati creati, con cadenza quasi annuale, dei lungometraggi (ben 38!). Nel 2014 è invece arrivato in Italia Doraemon – Il film, interamente realizzato con la tecnologia 3D. Si contano però anche due spin-off, videogiochi e un musical (Doraemon il musical – Nobita e animal planet) del 2008.

Doraemon il film Ci sono tante curiosità sul mondo di Doraemon, a partire dai nomi scelti per i protagonisti. Come spesso accade nei manga giapponesi, spesso il nome contiene l’essenza del personaggio stesso. Così è sicuramente per Nobi Nobita, chiaramente un gioco di parole, che ha però un significato più che calzate, visto che significa “uno che se la prende comoda”. Stessa cosa vale per Doraemon che deriva dall’espressione giapponese dora neko (“gatto randagio”), ma al contempo richiama anche il ‘gong’, ovvero la rotondità che il gatto ha nella sua fisicità. Inoltre si rifà anche ai dorayaki, i tipici dolci giapponesi di cui Doraemon è ghiotto. Il suffisso -emon, infine, è tipico dei tradizionali nomi maschili. Curioso scoprire che oggi, in Giappone, ‘doraemon’ è diventata un’espressione di uso comune utilizzata per indicare qualcosa che può realizzare i desideri, una sorta di ‘lampada di Aladino’.

Doraemon: la sigla

La prima sigla di Doraemon per gli episodi italiani è stata ‘Il gatto Doraemon’, brano scritto da Cesare De Natale e cantata dagli Oliver Onions, gruppo musicale formato da Guido e Maurizio De Angelis. La sigla finale di tali episodi, dal titolo ‘La canzone di Doraemon’, è invece un riadattamento di quella giapponese Boku Doraemon.

A partire dal 2003 gli episodi e le pellicole trasmesse da Mediaset sono accompagnati da un’unica sigla (iniziale e finale), dal titolo Doraemon, cantata da Cristina D’Avena e dal coro de I piccoli cantori di Milano.

I personaggi

Ecco i protagonisti principali dell’anime.

Doraemon: è un gatto robot proveniente dal 22° secolo. Protagonista insieme a Nobita di mille avventure.
Nobita Nobi: è un bambino pigro e svogliato ma di gran cuore.
Shizuka Minamoto: amica di Nobita fin dall’infanzia, lui ne è innamorato e sogna di sposarla.
Suneo Onekawa: ‘amico’ di Nobita, in realtà fa continuamente sfoggio delle sue ricchezze e abilità.
Takeshi Goda (Gian): è un bullo che prende spesso di mira Nobita.
Nobisuke Nobi: papà di Nobita
Tamako Kataoka: mamma di Nobita
Dorami: sorella minore di Doraemon.

Siete desiderosi di un altro po’ di nostalgia anni ’80? Ci siamo avventurati di recente nelle avventure delle tre ladre protagoniste di Occhi di gatto, nella storia travagliata di Lady Oscar, tra Sorgenti Maledette con Ranma 1/2, tra i mille pasticci di Pollon, tra le sfide sportive di Holly e Benji e Mila e Shiro. Ma anche molto, molto altro!

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Anna Montesano

Scrittrice da quando ne ho memoria, dai diari al web. Viaggiatrice incallita e malata di serie tv, appassionata di tv e cinema. Nella vita un solo motto: "Perché rimandare a domani quando puoi vederlo oggi?"

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