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Netflix in calo (anche in Borsa): è terminato l’effetto lockdown?

Magre previsioni per il primo trimestre e titolo giù del 20%

Abbiamo lasciato un 2021 carico di colpi di scena per social e piattaforme, tra scandali, rebranding, avvicendamenti al vertice ed exploit come quello di TikTok.

Diverse ricerche hanno mostrato come i difficili mesi della pandemia, e soprattutto quelli dei vari lockdown, abbiano portato la popolazione mondiale a essere più connessa.

Un recentissimo dato va però nella direzione opposta, e non si esclude che possa in qualche modo segnalare la fine di quello che è stato definito come effetto lockdown.

Netflix è infatti in calo per quanto riguarda i numeri dell’ultimo trimestre del 2021. E le previsioni per il primo trimestre del 2022 sono ancora meno rosse. La diretta conseguenza di questi numeri per nulla altisonanti è stato un crollo in Borsa.

È forse motivata da questa doppia notizia non positiva la decisione della piattaforma di streaming di alzare il prezzo degli abbonamenti negli Stati Uniti e in Canada.

Facciamo il punto sulla situazione di Netflix e sul suo calo in questo primo trimestre dell’anno.

Netflix in calo

Il progressivo ritorno alla normalità fa le sue vittime eccellenti. Specie chi, proprio nel periodo del lockdown, ha fatto segnare le sue performance migliori.

Ci riferiamo alla principale piattaforma di streaming, Netflix, in calo nell’ultimo trimestre. I numeri dicono infatti che nel quarto trimestre del 2021 l’azienda americana ha potuto contare su 8,28 milioni di nuovi clienti. Che sono sì superiori agli 8,19 stimati dagli analisti. Ma ben inferiori ai 8,5 previsti dalla stessa Netflix, e già raggiunti nel quarto semestre del 2020. E questo nonostante successi globali come quello di Squid Games.

Tuttavia i numeri che preoccupano di più, e che probabilmente sono la principale causa del crollo in Borsa, sono quelli relativi al trimestre in corso. Per i quali la società si attende un incremento di ulteriori 2,5 milioni di nuovi utenti. Numeri ben poco rassicuranti se confrontati con i 3,98 milioni del primo trimestre del 2021. Si tratta, come ricorda Bloomberg, del peggior inizio d’anno dell’ultimo decennio, per l’azienda nata nel 1997.

netflix

I motivi della flessione

Uno dei motivi del calo di Netflix è certamente da ricercare nel progressivo alleggerimento delle misure restrittive, e quindi dal crescente desiderio di abbandonare le abitudini domestiche a favore di quelle sociali. Lo dimostra anche il fatto che in tutto il 2021 Netflix ha aggiunto altri 18,2 milioni di nuovi utenti alla sua precedente base. Ovvero il 50% in meno di quanto aveva fatto durante l’intero 2020.

Ma un altro motivo alla base della flessione è senza dubbio l’aumentata concorrenza, in particolare quella di Disney+.

Entrambe le cause sono state confermate dal cofondatore e Ceo di Netflix, Reed Hastings. In una videoconferenza citata dal Wall Street Journal, Hastings ha parlato dei competitor, del “rumore” causato dal Covid ma anche di una situazione economica difficile a livello globale.

Il crollo in Borsa

Wall Street non ha fatto sconti. E, preoccupata dei numeri (relativamente) bassi forniti da Netflix, ha procurato un crollo del titolo. Sceso, nella sera di venerdì 20 gennaio, del 20%. Tornando così ai livelli di 20 mesi fa, e soprattutto al di sotto di ben il 40% rispetto al suo record, fatto segnare nel novembre del 2021.

La perdita di capitalizzazione è stata di circa 45 miliardi di dollari, e il trend è stato confermato all’apertura dei mercati di sabato 21 gennaio: perso il 22% in meno di mezz’ora.

Il rincaro degli abbonamenti

È con ogni probabilità legata al calo di Netflix la decisione di ritoccare al rialzo il costo degli abbonamenti dei sottoscrittori di Stati Uniti e Canada.

Per la precisione, negli Usa l’abbonamento base è passato da 8,99 a 9,99 dollari al mese, quello standard è aumentato  da 13,99 a 15,49 dollari, e il premium da 17,99 a 19,99 dollari. Il rincaro è partito venerdì 14 gennaio, e per ora non è dato di sapere se toccherà altri Paesi, tra cui il nostro.

Indaga le cause dell’aumento dei prezzi The Verge. Che ai motivi di cui abbiamo già parlato aggiunge le cospicue spese sostenute dall’azienda per offrire all’utenza nuove produzioni.

Intervistato da The Verge, è intervenuto Paul Erickson, direttore di Parks Associates, società di ricerca e di consulenze di mercato.

Erickson ha detto: “Stanno proseguendo tutto sommato bene, ma continueranno a rafforzare la loro situazione economica col passare del tempo. […] Essenzialmente il modo in cui fanno ciò è il seguente: piccole variazioni di prezzo incrementali nel tempo. Sanno che il loro servizio è ben radicato e che i clienti sono fedeli a quest’ultimo, quindi dal loro punto di vista pensano che questo non influirà sui loro abbonati”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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