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The Creator: il Vietnam ai tempi di Asimov

The Creator non tratta l'intelligenza artificiale come la rovina dell'umanità, ma come mezzo per riscoprire la sua empatia

Norbert Wiener, uno dei più grandi matematici del Novecento e padre della cibernetica, riuscì a prevedere il rischio di una facile identità tra tecnologia e religione. Nel suo saggio The Human Use of Human Beings, scrive: “Stiamo percorrendo la rotta basandoci su una mappa, l’idea di progresso, sulla quale non sono riportati gli scogli che ci minacciano”.

Oggi, a distanza di molti anni, sappiamo o forse supponiamo con maggiore vigore quali sono gli scogli che ci minacciano, anche perché tanta letteratura e tanto cinema sono stati realizzati che ci hanno mostrato a quali condizioni stiamo procedendo verso il futuro, quali sfide etiche e sociali stiamo affrontando e in che modo stiamo costruendo e quindi agendo la tecnologia, laddove progresso e tecnologia spesso convergono verso lo stesso letto semantico pur essendo uno un processo l’altro un metodo.

Se tante parole sono state spese e investite per tessere un dialogo sensato sui pericoli e le ombre del progresso tecnologico, anche tante immagini e tante pellicole sono state realizzate per centrare l’immaginazione e il dibattito verso il nostro futuro, un futuro che da Terminator a Blade Runner ha spesso avuto il sapore della distopia.

The Creator: la nostra recensione

The Creator recensione

Non differisce The Creator, l’ultima opera filmica di Gareth Edwards, in cui il futuro prossimo che si palesa davanti i nostri occhi è abitato da una guerra tra la razza umana e l’intelligenza artificiale.

Joshua (John David Washington) un ex agente delle forze speciali in lutto per la scomparsa della moglie, viene reclutato per dare la caccia e uccidere il Creatore, l’inafferrabile architetto dell’avanzata IA che ha sviluppato una misteriosa arma con il potere di porre fine alla guerra e all’umanità stessa. Joshua e la sua squadra di agenti d’élite oltrepassano le linee nemiche nel cuore oscuro del territorio occupato dall’IA solo per scoprire che l’arma apocalittica che è stato incaricato di distruggere è un’IA con le sembianze di una bambina.

Il regista Gareth Edwards ha dimostrato in più occasioni di avere una sensibilità particolare verso le creature non umane che popolano i suoi film. Nel suo primo lungometraggio, Monsters, del 2010, c’era una scena in cui i protagonisti assistevano allo spettacolo meraviglioso e inquietante degli alieni che avevano invaso la Terra. Questa visione empatica dei “nemici dell’umanità” si ritrova anche nel suo ultimo lavoro che affronta il tema dell’intelligenza artificiale. A differenza della narrativa dominante sull’IA, che la dipinge come una minaccia, Edwards propone una prospettiva diversa, in cui forse siamo noi i veri antagonisti e non le macchine.

The Creator, un film poetico, intelligente e politico

The Creator recensione

L’aspetto più interessante di questa narrazione è che mentre l’Occidente respinge la robotica, il mondo in via di sviluppo no, portando a un grande conflitto tra gli Stati Uniti e la Nuova Asia. Con gran parte del film ambientato in Vietnam e in Thailandia, e gli americani che operano al di fuori dei confini legali della guerra per condurre attacchi speciali contro i ricercatori e i produttori di intelligenza artificiale, si aggiunge un elemento politico codificato alle preoccupazioni e alla paura che l’intelligenza artificiale rappresenta per l’umanità.

Ma non è l’unico elemento politico che spariglia la trama e aggiunge tensione alla storia. Questo film mostra con un tono piuttosto evidente e sprezzante, ed è visibile già dalle prime scene, la sua anima antimperialista e in un certo senso anche antiamericana, caratteristica che non è cosi scontata in un blockbuster hollywoodiano.

The Creator: il Vietnam ai tempi di Asimov

La scelta dei luoghi è piuttosto chiara: siamo in Vietnam, siamo in guerra, gli agenti americani si muovono letteralmente nel sottosuolo di questa Nuova Asia, un contesto colonizzato, privato della propria indipendenza. Il sentimento comunista è strisciante, pervasivo e codifica la cornice in cui ci troviamo: l’America non vuole distruggere quei territori, non sono in guerra con il luogo o la sua cultura, ma con chi vive nascosto in quei luoghi e che sta dando loro la possibilità di crescere e costruire una società multiculturale, basata sul rispetto reciproco e sull’empatia.

Non è un caso che questi robot siano stati creati e ideati come un aiuto per gli esseri umani e sono incapaci di poter arrecare loro un danno, come nella tradizionale di Asimov, fino poi diventare dei replicanti complessi che provano emozioni vere, che hanno fede, mitologie, culto, e che in questo caso sono diventati anche parte dell’identità culturale e spirituale dei paesi asiatici con cui convivono. Gli USA in definitiva sono rappresentati come una forza imperialista che distrugge comunità libere e pacifiche che, a differenza dell’Occidente, hanno imparato a coesistere con le macchine.

The Creator: gli omaggi

The Creator recensione

The Creator è trasparente nei suoi omaggi. Gareth Edwards coglie il rapporto respingente e simbiotico tra armi e detonazione e uomini e dio di Akira, trattiene le miserie e l’irrequietezza di Apocalypse Now, e lascia trasparire l’impronta narrativa, neppure troppo celata, di Io, Robot. Il prodotto finale è una summa di stili, un’antologia febbrile e ben riuscita, un collage dei film preferiti del regista che toccano le corde emotive degli spettatori, soprattutto attraverso il personaggio di Alfie, la cui esistenza solleva diversi interrogativi sulla coscienza, sull’empatia, e su cosa significhi impedire l’esistenza a un essere intelligente e sensibile creato dai robot.

The Creator non tratta l’intelligenza artificiale come la rovina dell’umanità, ma come un mezzo per riscoprire la sua empatia, sostenendo che gli esseri umani sono molto più inclini a sopravvivere facendo pace con la tecnologia e il progresso piuttosto che il contrario. È un film intrigante che affronta davvero la grande questione del nostro tempo, l’IA, e lo fa rovesciando le aspettative e adottando un punto di vista favorevole sull’intelligenza artificiale.

The Creator è un magnifico esempio di war movie sci-fi, poetico, intelligente, politico, con alcune delle scene di fantascienza più detonanti degli ultimi anni.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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