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Twin, l’esoscheletro che fa camminare chi non poteva più farlo

In questi ultimi mesi, abbiamo spesso sentito parlare della tecnologia quasi come di un “avversario” per l’uomo. L’intelligenza artificiale richiama, per qualcuno, immagini di posti di lavoro persi quando non addirittura di apocalissi. Ma la tecnologia può essere uno strumento eccellente, quando mette al centro la persona. E oggi, al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, lo abbiamo visto durante la presentazione dell’Esoscheletro Twin, sviluppato da INAIL e IIT, che ha fatto tornare a camminare due uomini che avevano perso l’uso delle gambe a seguito di incidenti sul lavoro.

L’Esoscheletro Twin fa camminare chi non poteva più farlo

Durante la presentazione, il team che ha lavorato a Twin ci spiega che le prime esperienze di esoscheletri attivi arrivano nel 2010, con i tecnici e i medici che hanno valutato diversi vantaggi dal punto di vista fisico, ma anche diversi problemi tecnologici. INAIL, quindi, decise di iniziare a sviluppare con IIT un progetto proprio, mettendo al centro i pazienti e le loro esigenze e aspettative.

In una decina di anni di ricerca medica e ingegneristica, continuando a chiedere feedback ai pazienti che abbiamo visto camminare oggi (Alex Santucci e Davide Costi), hanno prodotto due prototipi: “Twin 1” e “Twin 2”, sviluppato anche tenendo conto dell’ergonomia e del design. Al tempo stesso, questo lavoro ha portato alla nascita di TwinMED, che raccoglie e analizza i dati delle protesi. Un processo scientifico che ha portato al risultato presentato oggi.

Ingegneria avanzata e la determinazione dei pazienti

I ricercatori, partendo dal dialogo con i pazienti, hanno capito che autonomia, trasporto e gestione, e comfort, sono i punti essenziali. Così sono arrivati a Twin 2, che pesa una ventina di chili e si può indossare in circa tre minuti e mezzo. Il modulo motore della macchina, che si può smontare e montare velocemente, permette di camminare a circa due chilometri all’ora. Sono motori sensibili, che capiscono le intenzioni di movimento dell’utilizzatore da come sposta la schiena e semplificano il movimento.

esoscheletro twin min
Crediti: IIT

Tutto è smontabile per poter, in futuro, riporre l’esoscheletro in una valigia quando si viaggia. In questo modo, la gestione diventa più autonoma – e migliora la vita dei pazienti. Questo è vero anche per l’ergonomia delle fasce addominali, che possono gonfiarsi per distribuire la pressione e fornire il giusto supporto in base alla zona. Le fasce femorali e il supporto tibiale può essere personalizzato per adattarsi all’altezza e alle misure della stragrande maggioranza dei pazienti.

esoscheletro twin

Il dispositivo supporta tre livelli di assistenza. La Walk Mode supporta totalmente la camminata, per chi non riesce a muovere altrimenti le gambe. La modalità Retrain aiuta chi ha mobilità limitata, mentre TwinCare dà una “spinta delicata” per semplificare i movimenti dei pazienti. Tutto gestibile da un tablet, con un’app che sembra semplice da utilizzare.

Benefici che vanno oltre alla mobilità

I medici che hanno seguito il progetto sottolineano che i benefici per i pazienti non sono solamente legati al ritorno alla mobilità. Tornando a camminare, diminuisce l’ansia e la depressione nei pazienti, diventa più semplice gestire il dolore e le funzioni intestinali, si riducono piaghe e si abbassa la pressione arteriosa. L’intensità psico-emotiva di questo tipo di progetto migliora la risposta immunitaria del corpo: i pazienti si sentono meglio a livello psicologico, e per questo migliorano anche le loro funzioni biologiche.

esoscheletro twin primo prototipo

“Ho iniziato a sperimentare Twin durante il mio percorso riabilitativo e si è rivelato fin da subito uno strumento in grado di supportarmi sia dal punto di vista fisico che psicologico. Prima di tutto la verticalizzazione consente di mettersi al livello di chi sta in piedi e poi la deambulazione assistita consente la libertà di cambiare posizione, di avere benefici per il sistema circolatorio e l’apparato muscolo-scheletrico e costituisce di per sé un ottimo allenamento” spiega Alex Santucci, uno dei pazienti che ha provato l’esoscheletro.

I pazienti, quando gli chiediamo come hanno trovato testare questo esoscheletro Twin, spiegano che c’è bisogno di trovare fiducia nella macchina, qualcosa di complicato all’inizio. Ma con la giusta volontà e il giusto esercizio, diventa possibile riprendersi qualcosa che ti era stata tolta”.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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