fbpx
CinemaCulturaIl filo nascostoRubriche

La terrazza di Ettore Scola – Il filo nascosto

Per il nuovo appuntamento con Il filo nascosto, parliamo ancora del cinema di Ettore Scola.

La terrazza è uno spazio architettonico decisamente particolare: permette ai proprietari e ai frequentatori di elevarsi rispetto a chi si trova a terra, dando l’illusione di aprirsi verso l’esterno ma rimanendo in realtà ben ancorata a uno spazio interno e privato. Una perfetta metafora della borghesia, che non a caso Ettore Scola utilizza come titolo e fondamentale elemento di raccordo narrativo e scenografico del suo film del 1980, vincitore dei premi per la migliore sceneggiatura (Age e Scarpelli e lo stesso Scola) e per la migliore attrice non protagonista (Carla Gravina) del Festival di Cannes del medesimo anno.

Dopo aver parlato di C’eravamo tanto amati nel precedente appuntamento con la nostra rubrica cinematografica Il filo nascosto, esploriamo dunque ancora la filmografia di Ettore Scola, che con approccio del tutto sincero e disincantato e con la sua proverbiale lungimiranza politica e sociale mette in scena ne La terrazza la dissoluzione morale e culturale della classe intellettuale e progressista italiana. Un’opera dolorosa e crepuscolare, che di fatto decreta la fine del glorioso filone della commedia all’italiana, le cui ultime tracce si possono tuttavia ritrovare anche nei successivi film di Mario Monicelli Il marchese del grillo, Camera d’albergo e Amici miei atto II.

Scopri le migliori Serie Tv su Amazon Video GRATIS per 30 giorni

Una vera e propria cerimonia funebre di un genere e di una generazione di intellettuali, per la quale Scola mette in scena un cast formidabile con interpreti del calibro di Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant e Stefania Sandrelli, al servizio di una struttura episodica dalla trama circolare.

La terrazza: il dolente e disilluso epilogo della commedia all’italiana

La terrazza

In una lussuosa terrazza romana, si incontra periodicamente un gruppo di amici e colleghi, tutti afferenti all’area della sinistra intellettuale italiana. Da uno di questi appuntamenti prendono vita cinque differenti episodi, ognuno dei quali focalizzato su uno dei protagonisti, ma tutti in qualche modo connessi fra loro.

Le cinque storie rappresentano il fallimento e la miseria di altrettante specifiche categorie nel difficile passaggio fra anni ’70 e ’80: Enrico (Jean-Louis Trintignant) è uno sceneggiatore in profonda crisi di ispirazione, che cerca vanamente di coniugare la sua vena intellettuale con le richieste ben più volgari del suo produttore; Luigi (Marcello Mastroianni) è un tormentato giornalista, in bilico fra la propria autoreferenzialità, la spinta delle generazioni più giovani e il fallimento del proprio matrimonio; Sergio (Serge Reggiani) è un funzionario RAI depresso e anoressico, in pieno declino umano e professionale; Amedeo (Ugo Tognazzi) è un produttore di film popolari che pur senza averne le basi cerca di riciclarsi nel cinema impegnato per compiacere la moglie; Mario (Vittorio Gassman) è un deputato del Partito Comunista Italiano, che cerca in una relazione extraconiugale conforto per il proprio inesorabile decadimento politico.

Dopo tante delusioni e altrettante prese di coscienza, le varie storie si incrociano di nuovo sulla stessa terrazza, per un amaro e rassegnato bilancio esistenziale.

Da Scola a Sorrentino

Gli intellettuali borghesi di Ettore Scola sono i predecessori di quelli fotografati da Paolo Sorrentino nel suo La grande bellezza. C’è però una sostanziale differenza: lo sguardo di Sorrentino è corrosivo e a debita distanza dagli oggetti della sua critica; al contrario, Scola e i suoi collaboratori si fondono letteralmente con i protagonisti del racconto, ponendosi al loro stesso livello morale ed esistenziale.

«La terrazza è il luogo dove, nelle sere d’estate, gli intelligenti romani cenano in piedi. Sono intellettuali, sono borghesi, sono preoccupati: perché sono in età pensionabile, perché il loro prestigio è in declino, per calo d’ispirazione creativa o per mancanza di progetti culturali, per delusione da rivoluzioni mancate o per rimorsi da complicità prestate a misfatti culturali. Ma conoscono la storia e sanno che, quando la borghesia è sembrata sul punto di dover cedere il suo potere ad altre classi, le ha piuttosto assorbite, si è trasformata, ha infine rafforzato il suo ruolo», ha lucidamente sentenziato il Maestro a proposito della sua opera.

L’atmosfera di disfacimento, sapientemente fotografata da Pasqualino De Santis, si sposa con la gattopardesca sfrontataggine di chi nonostante tutto pensa che cadrà in piedi, ben sintetizzata da Mario quando irride la sua futura amante (interpretata da Stefania Sandrelli) dicendole «Ah, sì? E a che ora è la rivoluzione? Si deve venire già mangiati?».

La fotografia di una generazione

La terrazza

Si ride a denti stretti con La terrazza, perché quella di Scola è la fotografia della sconfitta di un’intera generazione, cresciuta coi miti del progresso e del ribaltamento della società e finita tristemente dall’altra parte della barricata, allontanandosi irrimediabilmente dal popolo e dai suoi bisogni in nome di una dorata prigione di autoreferenzialità. «La rivoluzione non la fa chi la deve fare, perché dovrebbe farla il cinema?», si chiede arrendevolmente in proposito Ugo Tognazzi.

Scopri le migliori Serie Tv su Amazon Video GRATIS per 30 giorni

Quelle di Scola sono maschere tragiche di un’Italia vittima del suo stesso immobilismo, di un conservatorismo fine a se stesso e di un patriarcato che mostra i primi evidenti segni di cedimento, sotto forma di donne sempre più emancipate e indipendenti dai loro partner. A finire sotto la lente di ingrandimento di Scola sono il mito del latin lover (ben rappresentato da un volutamente spento Mastroianni in un ruolo dai chiari spunti autobiografici), gli esponenti culturali (il personaggio di Trintignant, circondato da saggi e manuali di scrittura ma incapace di creare qualcosa di valido), una politica superata a destra dalla società e la stessa industria cinematografica, sempre più smarrita fra spinte popolari e pulsioni autoriali.

Alla classe dirigente non resta invece che una feroce competizione interna capace di trasformarsi in lenta consunzione, come suggerisce la desolante fine del personaggio di Serge Reggiani, ucciso dall’inedia e dal male di vivere in una delle sequenze più struggenti de La terrazza.

La terrazza: politica e società

La terrazza

«È pronto! Venite!» è la frase che fa da elemento di raccordo fra le varie storie e da punto di appoggio per l’eccellente montaggio di Raimondo Crociani, determinando un cambio di scenario e di approccio. Ogni bagliore di autocritica viene infatti rapidamente offuscato dai riti della borghesia, sempre pronta a banchettare sulle macerie che lascia. La terrazza si trasforma così in un’esclusiva agorà, in cui ognuno può fare sfoggio di sé stesso e della propria immagine sociale, circondato da uno sfondo volutamente posticcio come le vite dei protagonisti. Come nel già citato C’eravamo tanto amati, il volto della mestizia e della consapevolezza è ancora quello di Vittorio Gassman, che prima si chiede «È lecito essere felici, anche se questo crea infelicità?» dal palco del Partito Comunista, per poi lasciarsi andare a un collerico «Non voglio più vedervi: voi siete il mio specchio!».

Nel variegato quadro di fragilità e umanità allestito da Scola c’è spazio per critici cinematografici (Stefano Satta Flores, che estremizza il suo Nicola Palumbo di C’eravamo tanto amati), rimandi più o meno velati al panorama culturale dell’epoca (si veda il personaggio uguale in tutto e per tutto a Nanni Moretti, allora giovane rampante del cinema italiano) e un’impressionante moltitudine di parenti d’arte (come Marie Trintignant), che sottolineano la contaminazione fra La terrazza e la realtà. A questi personaggi, altisonanti residui di una rivoluzione mancata, non resta che un’unica parziale consolazione, cioè un’amicizia capace di resistere a tutte le sconfitte e alle divergenze di opinioni e punti di vista. A un anno dal ritrovo che ha dato vita agli eventi narrati, c’è quindi spazio per un nuovo chiassoso e allo stesso tempo malinconico incontro fra i protagonisti.

Il finale de La terrazza

Li ritroviamo a cantare a squarciagola canzoni popolari intorno a un pianoforte, come quasi 40 anni dopo faranno i protagonisti di A casa tutti bene di Gabriele Muccino, altro fine indagatore dei vizi e delle contraddizioni della nostra società. L’ennesima contaminazione pop in un ambiente intellettuale (ad alternarsi con le musiche di Armando Trovajoli c’è L’anno che verrà di Lucio Dalla, vero e proprio tormentone che riflette il clima di rassegnazione del film), che lascia spazio a una delle sequenze più importanti di tutto il cinema di Ettore Scola.

Con un sapiente utilizzo della profondità di campo, il regista si allontana lentamente dallo squallore di questa terrazza, separando i presenti in tre distinti riquadri: da una parte i protagonisti, persi nella loro goliardia e nel loro protagonismo; accanto mogli e compagne, ridotte dai partner a mere presenze di rappresentanza ma in realtà molto più risolte e a loro agio con lo scorrere del tempo; infine due giovani, che nonostante la pioggia si allontanano verso l’esterno per conoscersi e comunicare. La rappresentazione plastica e sagace di un’epoca e di una società, firmata da uno dei più grandi cineasti nostrani.

– «Secondo te chi è più infelice, uno sceneggiatore o un critico cinematografico?»
– «Le loro mogli»

La terrazza

Il filo nascosto nasce con l’intento di ripercorrere la storia del cinema nel modo più libero e semplice possibile. Ogni settimana un film diverso di qualsiasi genere, epoca e nazionalità, collegato al precedente da un dettaglio. Tematiche, anno di distribuzione, regista, protagonista, ambientazione: l’unico limite è la fantasia, il faro che ci guida è l’amore per il cinema. I film si parlano, noi ascoltiamo i loro dialoghi.

La Terrazza
  • La Terrazza
  • DVD
  • Tognazzi U.,Gassman V.,Tognazzi U.,Gassman V.

Da non perdere questa settimana su Techprincess

🍎Nuovi iPad e accessori: cosa aspettarsi dall’evento Apple del 7 maggio
🍿Fallout: tutte le domande irrisolte alle quali la Stagione 2 dovrà rispondere
🛞Come scegliere gli pneumatici estivi per l’estate? I fattori da considerare
🤯Google licenzia 28 dipendenti per proteste contro il progetto Nimbus in Israele
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

Ti potrebbero interessare anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button