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Sherlock, pazzia e genialità ai giorni nostri: Perché guardarla?

Scopriamo la serie ispirata alle opere di Sir Arthur Conan Doyle

Perché guardarla è la nuova rubrica di Tech Princess, a cura di Mattia Chiappani e Veronica Lorenzini, in cui vi svelano perché dovreste guardare una determinata serie tv: la serie prescelta della giornata è Sherlock, la serie ispirata alle opere di Sir Arthur Conan Doyle disponibile su Netflix.

Tra genio e follia, ecco Sherlock Holmes ai giorni nostri

Sherlock è una serie tv britannica del 2010, creata da Steven Moffat e Mark Gatiss: la serie si ispira alle opere di Sir Arthur Conan Doyle e ha come protagonisti Benedict Cumberbatch nei panni dell’investigatore e Martin Freeman in quelli di John Watson, suo amico e assistente.

La particolarità di questa serie tv è che è ambientata nella Londra odierna, ai giorni nostri e non quella presentata da Doyle nei suoi scritti. Conosciamo Watson, reduce della guerra in Afghanistan, che fa fatica a ritrovare il suo posto nella società. Un giorno un suo amico gli suggerisce di trovarsi un coinquilino e di dividere le spese di un appartamento insieme a lui.

Dopo aver seguito il suo consiglio, Watson conosce l’eccentrico Sherlock Holmes, che di professione fa il detective privato. I due all’inizio faranno fatica, ma con il tempo diventeranno grandi amici. Un’altra interessante particolarità di questa serie sono gli episodi: sono state realizzate quattro stagioni – ancora spero in una quinta – composte da soli tre episodi, della durata di un’ora e mezza.

Parliamoci chiaro, ormai siamo amici: l’idea di rendere Sherlock Holmes un detective privato e moderno, nella Londra dei giorni nostri, è geniale. Ciascun episodio della serie rasenta quasi la perfezione. Forse questa serie con me vince facilmente e a mani basse perché è la mia preferita ma se è riuscita a battere qualsiasi serie coreana, ci sarà un motivo.

La trama è ovviamente un elemento molto interessante poiché è ispirata ai romanzi e i racconti del detective creato da Doyle. Tutti gli episodi, compreso lo speciale L’abominevole sposa, sono una rivisitazione moderna di questi scritti. Ciò che salta subito all’occhio è, appunto, l’elemento moderno.

Il nostro detective utilizza la tecnologia che tutti noi conosciamo: ha un blog su internet (che però non ha molto successo, almeno non prima dell’arrivo di Watson), manda e riceve SMS e utilizza il sistema GPS, utile per risolvere i suoi strani crimini.

Lo vediamo discutere con suo fratello Mycroft attraverso il cellulare, ricevere messaggi poco professionali da Miss Irene Adler e tartassare letteralmente di messaggi il suo povero amico Watson. In fin dei conti, però, fa solo ciò che ha scritto Doyle: utilizza tutto ciò che ha a sua disposizione per risolvere un caso.

Ad un certo punto, lui e Watson, diventano addirittura dei fenomeni del web.

Un’altra cosa che salta subito all’occhio, sono messaggi e note che compaiono ogni tanto sullo schermo. Quando il nostro detective è alle prese con l’analizzare la vittima di turno o una persona appena incontrata, vediamo il suo intenso sguardo e delle informazioni comparire sullo schermo.

Età, segni particolari, lavoro e cose simili: questa scelta grafica, stilistica, ci permette di entrare a contatto con ciò che sta accadendo. Ci sentiamo quasi più vicini al protagonista e vediamo le cose – o almeno ci proviamo – dal suo punto di vista.

Personaggi di spessore e che lasciano il segno

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Dal mio umile punto di vista, credo che interpretazioni simili siano più uniche che rare. Partiamo dal personaggio principale, interpretato proprio dal mio attore preferito: Benedict Cumberbatch. Il modo in cui l’attore riesce a rendere suo il personaggio di Holmes, fa quasi paura.

Ci troviamo davanti a un detective sociopatico, facilmente irritabile, così fastidioso che a volte lo avrei picchiato io stessa, a volte infantile ma un genio di prima categoria. Questa è probabilmente l’interpretazione migliore di Cumberbatch, che riesce a rendere Sherlock Holmes il detective e l’amico, se così si può dire, di cui tutti abbiamo bisogno sullo schermo.

Nessuno, al di fuori di Benedict, avrebbe potuto interpretare questo personaggio. L’attore riesce a rendersi terribilmente fastidioso con le sue risposte secche e il suo comportamento superiore. Inoltre guai a chiunque lo interrompa mentre si trova nel suo Palazzo Mentale. Si rende così molesto ma, allo stesso tempo, non possiamo fare a meno di adorarlo.

La sua attenzione ai dettagli, il suo sorriso psicopatico ogni volta che Lestrade gli dice che c’è un caso da risolvere e il suo modo molto particolare di dimostrare affetto a John Watson e altre persone che gli sono vicine.

In realtà ogni personaggio in Sherlock è caratterizzato alla perfezione e riesce a rendersi memorabile, unico. Nonostante ciò mi sento in dovere di citare la nemesi del nostro amato detective: sto parlando di James Moriarty, interpretato da un altro grande attore, Andrew Scott.

Abbiamo davanti un altro pazzo psicopatico, con un carattere imprevedibile e istrionico ma anche lui, come il suo rivale, è un genio – oserei dire, genio del male. È intelligente, spigliato e astuto. Non a caso è il nemico numero uno del nostro detective.

Anche in questo caso, succede questo: lo odiamo, vorremmo picchiarlo in certi momenti ma non possiamo fare a meno di adorarlo. Le sue battute improvvise, il suo senso dell’umorismo e soprattutto la sua adorata suoneria del cellulare. Se siete curiosi di sapere qual è, guardate il primo episodio della seconda stagione: non ve ne pentirete.

Credo che questa serie tv abbia il cast migliore di tutti i tempi. Ogni personaggio, ogni interpretazione, è superba, ineguagliabile. Ogni volta che riguardo la serie, rimango stupita come se fosse la prima volta: è tutto così assurdo e affascinante allo stesso tempo.

Quindi, perché guardare Sherlock?

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Sherlock è una serie completa, unica e quasi perfetta – dico quasi perché nulla a questo mondo lo è, ma la serie di Moffat e Gatiss ci si avvicina molto. Prodotti simili credo capitino una volta ogni mille anni (si fa per dire).

Dalla trama rivisitata e re-interpretata in alcuni punti, l’accento British che sembra una dolce melodia ai personaggi veri, umani e una colonna sonora impeccabile, questa è la serie che tutti dovrebbero vedere.

Ogni elemento in questa serie funziona alla perfezione, ogni tassello è stato messo al punto giusto e si incastra divinamente con il resto. La genialità che si nasconde dietro a ogni conversazione, frecciatina di Sherlock a suo fratello Mycroft e alla trama in generale, è solo da ammirare.

Il modo in cui poi sono stati caratterizzati e portati in vita i casi che il nostro detective risolve, ogni minimo dettaglio: incredibile.

Umorismo, tensione, battute imprevedibili, genialità e molto altro sono presenti in questa serie.

Un piccolo suggerimento: in lingua originale rende molto meglio. Quindi, se potete, fatevi catturare dalla personalità di Sherlock Holmes e il Dottor John Watson nei loro toni British.

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Veronica Ronnie Lorenzini

Videogiochi, serie tv ad ogni ora del giorno, film e una tazza di thé caldo: ripetere, se necessario.

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