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Le monovolume: nascita, ascesa e crisi degli MPV | Auto for Dummies

Le monovolume: nascita, ascesa, e crisi delle auto più versatili e spaziose

Dopo le elitarie e leggendarie Landaulet, oggi parliamo di una delle storie più sorprendenti della storia dell’auto: da semplice mezzo di trasporto pratico a vero e proprio fenomeno di costume, per poi cadere nel dimenticatoio in cui sono oggi. Spaziose, pratiche, amate dalle famiglie e spesso prese in giro per la loro estetica tutta casa e chiesa: le monovolume sono le protagoniste della puntata di oggi di Auto for Dummies. Pronti? Traslochiamo!

Cosa significa “Monovolume” e cosa sono i volumi di un’automobile

Partiamo subito dalle basi: che cos’è una Monovolume? Cosa significa questo termine? Per capirlo dobbiamo partire dall’inizio, dal definire i volumi di un’auto. Dovete infatti sapere che tradizionalmente i volumi di un’auto sono le parti divisibili e distinguibili che la compongono esteticamente e strutturalmente. C’è ad esempio il volume del cofano, dove è presente la meccanica. Il volume dell’abitacolo, dedicato ad ospitare tutti gli occupanti. C’è poi il volume del carico, separato fisicamente ed esteticamente dall’abitacolo e dal motore, adibito a caricare cose e oggetti. I designer dicono che il volume si conta da quando si deve modificare la traiettoria della matita per creare la silhouette dell’auto.

BMW serie 5

Come vedete in questa foto laterale, una classica berlina è dotata di tre volumi: il cofano, il volume della meccanica, l’abitacolo, il volume per gli occupanti, e il bagagliaio, il volume per il carico, tutti e tre ben distinti. La nascita delle automobili moderne ha portato il design a preferire questo tipo di costruzione, diverso da quello unico e molto ampio ancora derivato dalle carrozze.

Ford Focus

Con la nascita delle piccole auto, però, sono nate le due volumi. Ovvero, automobili che offrivano il volume per la meccanica e i passeggeri, ma che in questo volume “condensavano” anche quello per i bagagli. Le auto a due volumi si riconoscono proprio per l’assenza di un baule separato dalla cellula abitativa, e per una coda tronca e verticale. Un esempio? La Ford Focus qui sopra, il più classico esempio di due volumi: cofano, abitacolo e… basta.

Monovolume FIAT Ulysse

Si è però presto pensato che se unire il secondo e terzo volume ha portato a grandi vantaggi dal punto di vista della praticità e dello spazio interno, per avere ancora più spazio interno era possibile condensare un cofano corto, un parabrezza lungo e inclinato, e un unico spazio enorme per bagagli, persone, animali e qualsiasi altra cosa. Dopo qualche tentativo goffo e alcuni concept, si arrivò alla forma finale: la monovolume. L’auto che per essere disegnata usa una sola linea continua per cofano, abitacolo e bagagliaio.

Come si distingue una Monovolume dalle altre auto?

Ed esteticamente, le monovolume si distinguono subito per questa incredibile caratteristica. Da ogni angolo, queste automobili sono diverse da ogni altra. Il frontale è corto e molto inclinato, e spesso (ma non sempre, ovviamente) va a seguire la linea del parabrezza, anch’esso piuttosto inclinato verso l’alto. Un’altra caratteristica delle monovolume è una vetratura amplissima. Il parabrezza stesso è enorme, per permettere di avere tanta luce all’interno dell’auto, e anche tutti gli altri vetri sono grandi, ampi, perfetti per regalare la perfetta luce a tutti gli occupanti.

Citroen c4 picasso

Un’altra caratteristica delle multispazio, altro nome di queste auto, è il tetto alto, altissimo. Le monovolume infatti raggiungono in altezza le attuali SUV, più alte di una decina o più di centimetri rispetto alle classiche berline, senza però avere la loro altezza da terra. Sono quindi “tutta ciccia“, e soprattutto tutto spazio. Il posteriore è poi quello più classico, se vogliamo. Un portellone super verticale, con superfici vetrate che arrivano oltre le porte posteriori, offrendo luce e ariosità anche alla eventuale terza fila di sedili. Si perchè le monovolume sono da sempre le più indicate per offrire 7 posti, perfette per le famiglie più numerose.

monovolume Serie 2 Active Tourer

Esteticamente quindi le monovolume non sono mai state delle vere icone di stile. Certo, ci sono automobili di questo tipo che hanno sfoggiato linee interessanti e piacevoli come BMW Serie 2 Active Tourer o Ford S-Max, due delle monovolume più belle esteticamente, o anche la piacevole Opel Meriva seconda serie del 2012, o ancora l’ultima Kia Carens. Parliamo però di un tipo di automobili dedicate alla famiglia, allo spazio per ogni occasione. Spazio per portare figli, nonni e suocere, per praticare sport, per lavorare, per i propri hobby. Per questo, le monovolume sono conosciute anche con un termine anglosassone: MPV, Multi Purpose Vehicle, ovvero veicolo dai diversi utilizzi. Ed è proprio questa la vera forza dei monovolume: essere adatti ad ogni uso. Ecco, forse non a correre in pista…

Il regno della praticità e della famiglia, tra vani e abitabilità

Dove le MPV poi si fanno di nuovo riconoscere è all’interno. L’impostazione è spesso simile alle classiche compatte e berline da cui partono, ma con molta più praticità e spazio. Partendo dalla plancia, non è raro trovare soluzioni un po’ differenti, tutte in nome di praticità e spazio per cose e persone.

monovolume toyota verso

Spesso infatti le monovolume hanno offerto negli anni un quadro strumenti centrale. Un modo per distinguersi dalle compatte di base, certo, ma anche un’ingegnosa soluzione al problema dei vani portaoggetti. Spostando il quadro strumenti al centro, infatti, si libera molto spazio davanti al volante. Questo non solo aiuta in fatto di visibilità, con un campo visivo più libero, ma soprattutto mette a disposizione dei designer uno spazio perfetto per stipare un enorme vano portaoggetti. Ma non è l’unico, ovviamente. Moltissimi MPV hanno sfoggiato portaoggetti sotto i sedili anteriori, sotto quelli posteriori, nelle portiere, nella plancia, persino alcuni nei vani per i piedi, sotto i tappetini.

monovolume vano sopra testa

Alcuni MPV, infine, sfoggiavano una chicca da veri appassionati dei portaoggetti, ovvero il mensolone sopra il tetto. Grazie al tetto alto, infatti, lo spazio sulle teste dei passeggeri anteriori era tanto: per questo, alcune monovolume erano dotate di una vera e propria mensola montata sul tetto, perfetta per stipare di tutto, tra giornali, pinne per il mare, PC e chi più ne ha più ne metta. Non frantendetemi: ci sono state anche monovolume classiche e tradizionali, senza folli portaoggetti ma con interni curati ed eleganti e solo una disponibilità maggiore di spazio, come BMW Serie 2 Active Tourer o Mercedes Classe B, ma in ogni caso tutte queste auto si contraddistinguono per tanto spazio per persone, animali e oggetti, sia nel bagagliaio che all’interno.

Monovolume sedili Scenic

Al posteriore, la parola d’ordine è versatilità. I sedili sono spesso formati da 3 poltrone singole, con scorrimento avanti e indietro e a volte con anche la regolazione dello schienale. Non può poi mancare il tavolino per mangiare, giocare o guardare un film, grandi finestrini e tanto spazio. Il vano bagagli è infine un vero punto di forza di queste auto. Rispetto alle berline e compatte equivalenti, le monovolume infatti non solo offrivano 100, 200 o anche 300 litri in più di capacità, ma anche più versatilità, più centimetri in altezza, e soluzioni ingegnose per aumentare il carico. I sedili della seconda e, se presente, della terza fila, sono ripiegabili in pochissime mosse, formando un vano di carico piatto e uniforme. Se poi volete proprio darvi ai traslochi, i più grandi MPV davano la possibilità di rimuovere del tutto i sedili, formando un vano di carico da furgone.

La prima monovolume della storia: FIAT 600 Multipla

Questi quindi sono gli MPV moderni: spaziosi, dotati di tanti portaoggetti, tavolini, soluzioni ingegnose per facilitare la vita alle famiglie e a chi li usa. Non è però sempre stato così. Per decenni, infatti, chi aveva una famiglia numerosa aveva una sola opzione: un furgone dotato di tre panche. Un mezzo molto spartano, dedicato al trasporto delle merci, che veniva all’occorrenza adibito al trasporto di nonni, figli, zie e chi più ne ha più ne metta.

monovolume 600 multipla

Ma in un mondo che, con le economie di mezzo mondo in continua crescita, chiedeva automobili spaziose per tutta la famiglia ma capaci di essere comode, rifinite e curate, non c’era ancora risposta. Ma questo non vuol dire che non ci siano stati dei grandi tentativi. Automobili ricordate come delle grandi incomprese, semplicemente arrivate troppo presto. Il più grande esempio di questo è una vera icona dell’automobilismo italiano, tanto incompresa e bistrattata quando era nuova, quanto ammirata e apprezzata oltre 50 anni dopo. Parliamo della FIAT 600 Multipla del 1956. Un’auto davvero rivoluzionaria e mai vista prima, che anticipò di quasi 30 anni la prima monovolume moderna, la Renault Espace del 1984.

Monovolume 600 multipla spaccato

Nata poco meno di un anno dopo la 600 del ’55, si basava in tutto e per tutto sulla piccola compatta torinese. Se però la base meccanica e il motore posteriore, il mitico Serie 100 da 633 cm3, era uguale, l’estetica era totalmente rivoluzionata. Il volume frontale di 600, dove erano alloggiati il serbatoio, la ruota di scorta e il vano bagagli, era stato eliminato completamente. Al suo posto, un frontale verticale e inedito, con il conducente seduto davanti all’asse anteriore. Questo regalò a 600 Multipla un’estetica assurda, con un frontale meno aerodinamico del posteriore, tanto che all’epoca la si prendeva in giro dicendo che in fabbrica l’avessero “montata alla rovescia”.

FIAT 600 Multipla scampagnata

In realtà, questa soluzione lasciava una quantità incredibile di spazio per i passeggeri. Se davanti infatti la panca era per due o tre persone, dietro facevano la propria comparsa due portiere tradizionali, contrapposte a quelle controvento frontali, che permettevano l’accesso ai posti posteriori. Qui era disponibile sia una versione con una panchetta completamente ripiegabile nel pianale di carico, capace di ospitare fino a tre persone, oppure la configurazione a 6 posti, con 4 sedili singoli ripiegabili. Quando questi erano in posizione, 600 Multipla offriva dai 4 ai 6 posti, con anche un ampio vano bagagli tra gli schienali dei sedili posteriori e il vano motore, oppure un enorme vano per oggetti, cose o anche per stiparci un materasso.

FIAT 600 Multipla Taxi

In FIAT infatti avevano intuito il grande potenziale della propria monovolume. Un’auto non solo dedicata ai piccoli artigiani, ai conventi per trasportare Suore e frati o alle squadre di calcio, ma anche per il tempo libero, lo sport, gli hobby e le gite fuori porta. Alla fine, però, la sua estetica così strana e la poca comprensione del concetto la relegò agli usi citati nei conventi, nelle piccole squadre di calcio o di basket o ai mercati. Ci fu però un ambito dove sbaragliò ogni concorrenza: i taxi. FIAT 600 Multipla divenne uno dei taxi più diffusi d’Italia e d’Europa, grazie alle dimensioni e alla maneggevolezza a prova di città e al tantissimo spazio. Chiuse la carriera nel 1967, e solo ora, più di 60 dopo il suo debutto, è stata finalmente capita.

Lancia Megagamma, l’occasione persa

La scena delle monovolume dopo il flop di 600 Multipla si è acquietato per anni. Le famiglie numerose optavano per i van come il Volkswagen Transporter, i FIAT 850T o i Ford Transit, e la domanda per auto da famiglia spaziose e curate sembrava essere sparita per sempre. Nel corso degli anni, però, le Case non si sono fermate. Lo sviluppo di questo tipo di auto polivalenti e capaci di assecondare i diversi stili di vita andava avanti, perchè sembrava che ci fosse spazio per questa nuova fetta di mercato.

Lancia Megagamma 1978

La svolta arrivò tra gli anni ’70 e ’80. In America aleggiava il desiderio di creare un furgone più curato, spazioso, più family-friendly. Così le Big Three, GM, Chrysler e Ford, si misero al lavoro per questo progetto. Nello stesso momento, però, i più vicini a lanciare il primo monovolume moderno furono i team di Alfa Romeo ma soprattutto Lancia. Nel 1976, infatti, Alfa Romeo aveva progettato il New York Taxi, un progetto realizzato da Bertone di un minivan spazioso per la città americana, mai andato in porto. Bertone però, lavorando sul progetto, si era accorto della sua bontà, e propose la stessa formula a Lancia. La Casa di Borgo San Paolo accettò di realizzare un prototipo, la Lancia Megagamma del 1978. La Megagamma, come fa intendere il nome, era realizzata sul pianale della berlina media Gamma, da cui riprendeva anche il motore 2.5 boxer e l’ottima tenuta di strada.

Interni Lancia megagamma

Esteticamente era il prototipo di monovolume moderno, con tutti gli stilemi di cui abbiamo parlato prima. Il tetto era di ben 25 cm più alto della Gamma di partenza, e lo spazio all’interno era eccellente, con anche il pavimento piatto. Ma soprattutto, sia fuori che dentro era pronta per la produzione: non le mancava proprio nulla, era pronta per le vendite. Sfortunatamente, però, come spesso è successo prima e succederà successivamente, la dirigenza FIAT, proprietaria di Lancia, giudicò il progetto “troppo rischioso”. FIAT quindi non diede il via libera neppure alla creazione dei prototipi per i test su strada, cestinando il progetto dopo le ottime ricezioni di pubblico e addetti ai lavori. Una delle più classiche occasioni sprecate della storia del Gruppo FIAT.

Renault Espace, la prima monovolume moderna è del 1984

La Lancia Megagamma del 1978 fu una incredibile occasione persa anche perchè in quel modo il mondo si accorse di desiderare quel tipo di auto. Quel prototipo ebbe risonanza anche negli Stati Uniti, che nel 1983 vide il suo primo minivan, il monovolume all’americana, Chrysler Voyager. In Europa, invece, la storia è molto più complessa, ma collegata proprio al Chrysler Voyager.

Matra F1 1969 Jackie Stewart

Il primo monovolume europeo ebbe infatti una storia incredibilmente travagliata. Tutto nasce dalla Matra, istrionica e folle Casa francese che ha regalato nel corso degli anni il primo SUV (o quasi), il Rancho, ben due coupé con tre posti, la Murena e la Bagheera, e capace anche di vincere un Campionato di Formula 1 nel 1969 con al volante Sir Jackie Stewart. In tutto questo, la pazzia e le soluzioni costose di Matra la facevano essere una vera mina vagante del mondo dell’auto. Parte del Gruppo Simca, collaborava con il Gruppo PSA, ma anche con BMW e altre Case. La dirigenza Matra, parte del Gruppo Simca-Talbot-Chrysler alla fine degli anni ’70, durante una visita negli Stati Uniti vide il prototipo della Voyager, e fu un colpo di fulmine. Dovevano costruirne una anche loro.

Renault Espace I 1984

Il progetto P16 nacque subito dopo la visita alla fine degli anni ’70, e andò avanti per diversi anni. Il motivo? Matra non aveva le risorse per costruirla con il suo marchio: doveva convincere un’altra Casa a produrla. La prescelta sarebbe dovuta essere il Gruppo PSA, che controllava il 49% di Matra. Peugeot e Citroen però non erano affatto convinte, pensando che quel modello così strano potesse rivelarsi solo una perdita di soldi. Prima che Matra allora la proponesse a BMW, con cui collaborava da anni, si inserì Renault, che vide il potenziale di questa vettura e voleva anche fare uno sgarro ai suoi acerrimi nemici del Gruppo PSA. Dopo diverse trattative, che portarono alla scomparsa del doppio nome Renault-Matra e all’acquisto da parte della Losanga delle quote di Matra possedute da PSA, nel 1984 arrivò finalmente la Espace.

Monovolume Espace TGV

Nel 1984 sembrava un’auto di un altro pianeta. Espace sfoggia una linea a cuneo, alta, spaziosissima, con tantissima vetratura e una carrozzeria in fibra di vetro, un classico Matra. Le linee e la versatilità le valsero il soprannome di TGV per le famiglie, sull’entusiasmo del nuovissimo treno ad alta velocità francese nato proprio in quegli anni. Espace è leggera, spaziosissima e dotata di potenti motori benzina e turbodiesel, ma soprattutto è incredibilmente versatile. All’interno, sono disposte tre file di sedili individuali, due davanti, due centrali e tre posteriori.

Monovolume Espace interni

Questi sedili possono essere ruotati, abbattuti, regolati, ripiegati, resi un tavolino e persino rimossi, per creare un luogo dove conversare, giocare, pranzare o un enorme vano di carico. La capacità minima di carico è di ben 850 litri, con oltre 3500 litri disponibili abbattendo i sedili. Il tutto con soli 4,3 metri di lunghezza, meno di una FIAT Tipo. Prodotta fino al 1990, con 4 generazioni successive Espace è in produzione ancora oggi, diventando uno dei monovolume più di successo di tutti.

Il successo negli anni 2000: tutti vogliono gli MPV

Espace è rimasta unica fino agli anni ’90, quando si sono moltiplicate le rivali da Germania, Francia, Italia e persino Giappone, con la folle Toyota Previa a motore centrale e trazione posteriore. Gli MPV hanno poi continuato la loro ascesa, prima dedicata solo alle automobili più grandi come FIAT Ulysse, Lancia Zeta o Volkswagen Sharan per poi arrivare alla svolta negli anni ’00. In questo decennio, c’è stato un vero e proprio boom delle monovolume.

FIAT multipla

Il pubblico desiderava avere spazio, praticità e quel senso di avere un’auto capace di essere adatta ad ogni situazione. Per questo sono prima nate delle monovolume medie, come Volkswagen Touran, Renault Mégane-Scenic, Citroen Xsara Picasso e la nostra amata FIAT Multipla, la prima delle monovolume medie lanciata nel 1998. Sono poi però nate le piccole monovolume: nelle dimensioni di auto come FIAT Punto, Lancia Ypsilon o Opel Corsa nascono piccole monovolume spaziose, dalla linea tozza e alta e tanta praticità, come FIAT Idea, Lancia Musa, Opel Meriva.

Monovolume Peugeot 1007

Nei primi anni ’00 c’erano sul mercato monovolume costose e curate, come Mercedes Classe B, o monovolume folli come la Peugeot 1007 con due portiere scorrevoli elettriche, ma anche MPV sportivi e belli da guidare come Ford S-Max e Mazda 5. Anche diverse auto compatte ripresero gli stilemi delle monovolume come Mazda 2, Mitsubishi Colt e soprattutto FIAT Panda. La seconda serie di Panda infatti cambiò totalmente la ricetta del primo Pandino, assomigliando sempre più ad una monovolume piccolissima, compatta e versatile.

L’arrivo dei SUV e il declino dei monovolume: pochissimi rimasti a listino

All’inizio degli anni ’10 del Terzo Millennio sembrava che nessuno avrebbe potuto fermare le monovolume. Le Case hanno cominciato a migliorarne i motori, l’estetica e la tecnologia. Sono nati MPV davvero curati e particolari, come la Opel Meriva con le porte ad armadio, o la ibrida Toyota Prius+. Il problema però non sono stati i prodotti, bensì il gusto del pubblico, totalmente cambiato in pochi mesi. Dopo il lancio nel 2007 di Nissan Qashqai, i SUV che prima erano enormi e ingombranti sono diventati sempre più piccoli.

Opel Meriva

Le famiglie hanno scoperto che, perdendo un po’ di praticità, potevano avere una posizione di guida ancora più alta, un’estetica da fuoristrada ma avere comunque una ottima disponibilità di spazio. E si sa, il pubblico è padrone. Così, alla Opel Meriva sono subentrate la Mokka e la Crossland, alla Ford C-Max la Puma e la Kuga, e così via.. Sono rimasti pochissimi MPV “veri”: FIAT 500L, Ford S-Max e Galaxy, Renault Scénic, Toyota Prius+ e i lussuosi BMW Serie 2 Active Tourer Mercedes Classe B.

VW Caddy

Un’altra causa del declino dei monovolume è il continuo miglioramento dei derivati dai veicoli commerciali. Mezzi che fino a 15/20 anni fa erano poco curati dal punto di vista estetico, tecnico e qualitativo ora sono molto più “automobili” che mai. Modelli come Renault Kangoo, Volkswagen Caddy o Peugeot Rifter ora sono belli da vedere, funzionali e curati. Tutto questo ha portato i monovolume ad un lento ma inesorabile declino, che li relega oggi ad un ruolo di nicchia sul mercato.

Ma ha ancora senso acquistare una monovolume? Quali sono i migliori monovolume moderni?

Ma secondo noi non meritano questa fine. I monovolume sono molto più furbi e spaziosi di una classica berlina o di un SUV tanto di moda. Offrono tanto spazio, una praticità introvabile su altre auto, un’estetica particolare e la possibilità di assecondare ogni tipo di necessità. La prossima settimana vedremo quali sono i migliori monovolume per chi ha bisogno di spazio, praticità e versatilità, per meno del prezzo del più economico dei SUV, Dacia Duster. Siete curiosi di conoscerli? Portate tutti i vostri familiari, cani e hobby preferiti… ci stanno tutti, promesso! A venerdì prossimo, sempre qui ad Auto for Dummies! Ciaoo!

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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