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Mimì e la nazionale di pallavolo: una passione spinta al limite

Un anime che racconta quanto si è disposti a fare e quali limiti si possono oltrepassare per realizzare i propri sogni

Prima di Mila e Shiro, i ragazzini degli anni ’80 si sono appassionati alla pallavolo con Mimì e la nazionale di pallavolo. Siamo nel 1981 quando arriva in Italia questo anime spokon, composto da ben 104 episodi, tratto da una serie manga di Chikako Urano, che racconta la passione per lo sport di una ragazza che, per arrivare al suo obiettivo, è pronta a spingersi oltre i limiti.

Se il sacrificio è alla base della storia di questo anime, è anche vero che il gioco della pallavolo ne è totale protagonista. L’antenata di Mila Hazuki è la prima ad affascinare il pubblico con i suoi colpi ad effetto e con i suoi allenamenti durissimi, ed è per questo che oggi l’anime è uno dei più famosi e apprezzati degli anni ’80. Ma qual è la storia della giovane Mimì?

Mimì e la nazionale di pallavolo: la storia

Chi è Mimì

Siamo negli anni ’70 e Mimì Ayuhara è una studentessa che si è appena trasferita da Tokyo al liceo Fujimi. La ragazza ha infatti bisogno di vivere in una città vicino al mare, dove l’aria è più salubre, a causa di un principio di tubercolosi. Una volta qui dimostra però di non essere particolarmente diligente negli studi e lo conferma agli occhi dei professori quando fa amicizia con il cosiddetto “gruppo delle svogliate”, ragazze che preferiscono il divertimento allo studio.

mimi pallavolo squadra

Nel primo episodio Mimì fa anche la conoscenza di Sutomo, un compagno di scuola nonché presidente del consiglio studentesco, e delle ragazze della squadra di pallavolo. Proprio per scansare una schiacciata, Mimì si rende protagonista di un colpo da maestra che scatena l’ammirazione della squadra di pallavolo. A Mimì viene così chiesto di far parte della squadra ma lei rifiuta in malo modo.

Mimì (e non solo) entra in squadra

Quando Mimì rifiuta l’invito di entrare a far parte della squadra di pallavolo della scuola, le componenti della squadra lanciano una sfida ufficiosa a lei e al gruppo delle “svogliate”. Mimì accetta e si pone l’obiettivo di creare in un mese una squadra competitiva e ci riesce. Arrivato il momento della partita, grazie al suo temperamento Mimì riesce a caricare la sua squadra e a vincere la partita.

La squadra della scuola invita tutte ad unirsi a loro in modo ufficiale e Mimì viene eletta capitano della squadra. Partono gli allenamenti e tutto procede bene per la squadra e per Mimì quando a questa si unisce una nuova giocatrice. Lei è Midori, figlia di un importante industriale della città nonché giocatrice di grande talento.

La svolta del professor Hongo

L’arrivo di Midori mette a dura prova Mimì. Le sue capacità eclissano quelle della protagonista, tanto che la squadra la elegge nuovo capitano. Midori, inoltre, non nutre una grande simpatia per la compagna di squadra. le manie di protagonismo della nuova arrivata portano però il team a perdere la sua prima partita ufficiale. La squadra è di nuovo in crisi ma è l’arrivo di un nuovo allenatore, il professor Hongo, a rimetterla in carreggiata.

mimi midori anime

I metodi dell’uomo sono però molto duri e questo porta alcune ragazze a lasciare la squadra. Quando però il Fujimi vince una difficilissima partita e le ragazze non solo danno il meglio di se ma Midori e Mimì riescono a mettere da parte i loro dissapori per il bene del team, tutta la squadra riconosce le capacità dell’allenatore che viene così accettato da tutte.

Mimì: sacrificio e pallavolo

Da qui inizia la lunga crescita di Mimì, Midori e la squadra del Fujimi. Elencare tutte le squadre e gli assi che le ragazze incontrano nel corso dei 104 episodi dell’anime sarebbe cosa piuttosto lunga, in quanto gli ostacoli della nostra protagonista sono tanti ma si scontrano con una determinazione che talvolta sfocia nell’ossessione.

Per raggiungere i suoi obiettivi nella pallavolo e diventare una campionessa mondiale, Mimì decide autonomamente di sottoporsi ad allenamenti durissimi, al limite dell’umano. È qui che arrivano le famose catene con le quali la giovane si cinge i polsi per renderli più forti. Mimì dimostra una determinazione tale da poter continuare lì dove chiunque si fermerebbe o, almeno, riposerebbe. Proprio questa è la qualità che caratterizza l’intero anime e rende Mimì diversa da altre protagonista di spokon incontrate finora. Per Mimì non c’è spazio per le distrazioni: esiste solo il sacrificio per la sua pallavolo.

Il finale

Dopo episodi ed episodi di sacrifici, allenamenti durissimi e perdite drammatiche (che affronteremo dopo), Mimì riesce a conquistare un successo dietro l’altro. Dopo aver vinto il campionato nazionale con il Fujimi per due volte consecutive, la protagonista viene scelta per far parte della nazionale senior.

Mimì vola in Bulgaria per disputare il campionato mondiale femminile. Il Giappone si ritrova in finale con l’Unione Sovietica e vince. Ma non è tutto perché proprio Mimì viene proclamata la miglior giocatrice del campionato nazionale. L’anime si conclude quindi con la nostra protagonista che sogna le Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972.

mimi pallavolo anime

Mimì e la nazionale di pallavolo: curiosità e considerazioni

Mimì, l’altra Mimì e Mila, false parenti

Chi si è appassionato alle sfide e alla storia familiare di Mila Hazuki avrà sicuramente sentito dire che Mila è la cugina di Mimì Ayuhara, appunto la protagonista dell’anime Mimì e la nazionale di pallavolo. Un particolare presente sì nella serie animata che tutti conoscono ma non nella versione originale della storia. Nei manga non si fa mai menzione alla parentela che ci sarebbe tra Mila e Mimì, dunque le due non sono cugine.

C’è un’altra cosa da chiarire quando si parla di Mimì e la nazionale di pallavolo e cioè che questo anime e quello dal titolo ‘Mimì e le ragazze della pallavolo‘ non sono la stessa cosa. Quest’ultimo nasce in Giappone proprio sull’onda del successo di Attack No.1 e si intitola Ashita e Attack! La confusione tra i due titoli nasce dal fatto che entrambe le protagoniste si chiamano Mimì, dalla sigla in entrambi i casi cantata da Georgia Lepore e dal fatto che vanno in onda in TV quasi contemporaneamente. Sta di fatto che una si chiama Mimi Hijiri e l’altra Mimì Miceri e che, oltre al nome, non hanno nulla in comune, né sono legate da qualche tipo di parentela.

Mimì e il dramma di Sutumo

Se le false cugine Mila e Mimì sono accomunate da una passione, quasi ossessione, per la pallavolo, è anche vero che a differenziare fortemente i due anime è il loro diverso tono. Più scanzonato, a tratti drammatico, ma piuttosto leggero quello di Mila, più serio e dedito al sacrificio quello di Mimì. La drammaticità di questo secondo, d’altronde, è accentuata dalla morte di uno dei suoi protagonisti: il giovane Sumoto.

Il ragazzo nel corso dell’anime si innamora di Mimì che, almeno inizialmente, non ricambia, troppo presa dai suoi allenamenti con la pallavolo. Quando però le cose sembrano prendere una svolta positiva per la coppia, ecco che Sumoto muore in un incidente stradale, proprio mentre è in corsa per presenziare alla sua finale di pallavolo. E qui arriva la scelta che conferma la priorità per Mimì della pallavolo sul resto: la ragazza, saputo dell’incidente di Sumoto, deciderà di giocare la finale piuttosto che correre da lui in ospedale. Ci andrà solo una volta finita la partita ma sarà troppo tardi.

Mimì racconta una storia vera

Va detto che Mimì e la nazionale di pallavolo funge da apripista al mercato delle trasposizioni animate degli shojo. Quando ci chiediamo perché sia stata scelta proprio la pallavolo come tema del prodotto, la risposta è alquanto inaspettata: perché l’anime è tratto da una storia vera.

Pochi anni prima l’uscita del manga e dell’anime, la nazionale di pallavolo femminile giapponese aveva conquistato l’oro alle Olimpiadi di Tokyo ’64. La squadra aveva superato anche la fortissima Unione Sovietica che viene infatti citata nel finale dell’anime. È proprio quella, infatti, la squadra che Mimì batte nella finalissima. Veri sono anche gli allenamento durissimi ed estenuanti ai quali vengono sottoposte le giovani giocatrici, stessi metodi duri ai quali il coach Hirofumi Daimatsu – che per questo era chiamato il “Demone” – sottoponeva le sue ragazze.

La sigla

Parlando di sigle, quella della prima trasmissione dell’anime del 1981 è Evening dei John Servus Orchestra. Nella trasmissione che va dal 1982 al 1995, la sigla è ‘La fantastica Mimì‘ di Georgia Lepore. Infine nella trasmissione che va dal 1995 al 2008, troviamo la sigla ‘Mimì e la nazionale di pallavolo‘, cantata da Cristina D’Avena.

Desiderosi di rivivere altre storie legate agli anime degli anni ’80? Siamo andati sui monti insieme ad Heidi e Annette, tifato per i protagonisti di Prendi il mondo e vai e vissuto i tormenti d’amore di Johnny. Ci siamo immersi in trame horror con Bem il mostro umano, vissuto il drammatico percorso di Remi e ci siamo appassionati alle sfide sportive di Holly e BenjiShingo e Mila e Shiro. Ma anche molto, molto altro!

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Anna Montesano

Scrittrice da quando ne ho memoria, dai diari al web. Viaggiatrice incallita e malata di serie tv, appassionata di tv e cinema. Nella vita un solo motto: "Perché rimandare a domani quando puoi vederlo oggi?"

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Un commento

  1. È un cartone terrificante, pervers e sadomaso con maltrattamento dei minori, che non si doveva lasciare guardare ai bambini, io ho creduto che giocare a pallavolo fosse violento e doloroso fino ai 18 anni. Lieta che a un certo punto lo abbiano sostituito con Mila.

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