Samsung ha di recente annunciato il suo nuovo smartphone pieghevole: Galaxy Z Fold 2. Sequel molto atteso del Galaxy Fold, primo telefono in grado di richiudersi su se stesso di questa generazione (o quasi). Ma la storia degli smartphone pieghevoli ha origini molto più lontane del 2019. Se negli ultimi due anni abbiamo visto questa nuova tendenza è perché il gesto di aprire il telefono per rispondere ad una chiamata ci viene in qualche modo spontaneo: è parte della nostra storia tecnologica.
Smartphone pieghevole, una storia che continua
Un gesto spontaneo. Non per tutti. Alcuni genitori hanno notato che i propri figli usano il palmo aperto per indicare lo smartphone, invece del pollice all’orecchio e mignolo davanti la bocca. Una generazione di bambini nati dopo l’avvento storico dell’iPhone, con cui Steve Jobs ha riscritto le regole della comunicazione telefonica. Dal 2007 le mille forme dei telefoni sono sparite per lasciare il posto al rettangolo tutto schermo cui siamo ormai abituati. Negli ultimi anni gli smartphone sono infatti cambiati poco: schermo più grande, fotocamere più prestanti, batteria più longeva. L’evoluzione sembra continuare però nello smartphone pieghevole, che permette di allargare ulteriormente lo schermo pur restando nelle tasche. Un novità che guarda all’indietro, un futuro che ricorda il passato.
Il primo telefono pieghevole è stato immaginato addirittura nel 1928 dalla fantasia fantascientifica di Philip Francis Nowlan nella sua novella Armageddon 2419 A.D., in cui ha introdotto il concetto di “flip phone“. Concetto che ha dovuto attendere 61 anni prima di essere realizzato da Motorola nel MicroTAC, il primo cordless ad aprirsi per le telefonate. Eppure il meccanismo fu adottato con relativa facilità: una volta aperto il telefono ricordava i classici telefoni a cornetta cui tutti erano abituati, invece che degli anonimi rettangoli.
Sette anni dopo, nel 1996, Motorola lanciò StarTAC, il primo telefono cellulare pieghevole. Il design a conchiglia fu subito apprezzato, seppur rivaleggiato dalle forme più solide dei prodotti Nokia. Aprire con uno scatto il telefono pieghevole divenne immediatamente il modo in cui i businessmen di successo rispondevano alle chiamate, un gesto fluido e iconico che compare in tutti i film di fine anni Novanta. Successo che culminò con il Razr, che Motorola ha recentemente riproposto in chiave smartphone pieghevole. Strada che intende continuare a percorrere con il Razr 2 già entro la fine di quest’anno.
Perché stanno tornando i flip phone?
Gli smartphone pieghevoli lanciati negli ultimi mesi hanno lasciato tutti a bocca aperta alle varie presentazioni. Ma hanno in breve tempo rivelato alcuni problemi. La cerniera di questi smartphone si può rompere sotto sforzo: al Razr è successo dopo 27.000 piegamenti, anche se Motorola contesta il test. Molti siti come iFixit riportano che gli schermi di questi dispositivi devono essere meno resistenti per essere pieghevoli. Il display Ultra Thin Glass del nuovo Galaxy Z Fold 2 promette di cambiare le cose, anche se bisogna ancora testarlo. Ma perché stanno tornando di moda? Tutto merito dello schermo più grande?
La risposta probabilmente è più ampia di qualche pollice di vetro. Innanzitutto c’è il fattore “wow” che questi dispositivi indubbiamente hanno. Sia che siano smartphone che si trasformano in tablet come il Galaxy Z Fold 2 o telefoni che rimpiccioliscono per entrare in tasca come il Razr. Ma è anche merito dell’immediatezza del gesto di aprire lo smartphone con uno scatto del polso, almeno per tutti quelli nati prima del 2007.
Infine, gli smartphone pieghevoli spezzano la monotonia che ha colpito il mondo degli smartphone per quanto riguarda il “form factor”, ossia la forma del modello cui si ispirano. Prima dell’avvento di iOS e Android nei negozi di elettronica (che non erano ancora futuristici come il Tech Village di Mediaworld) si potevano trovare file su file di telefoni molto diversi fra loro. Design a conchiglia, fotocamere ribaltabili, tastiere da sfilare sotto gli schermi. Gli smartphone pieghevoli potrebbero risvegliare il genio creativo dei migliori ingegneri del mondo mobile per progettare dispositivi unici. Per scegliere una “filosofia di smartphone” diversa, invece che confrontare soltanto la RAM a disposizione prima dell’acquisto.
Cosa ci aspetta nel futuro degli smartphone pieghevoli?
Tutti i principali produttori stanno lavorando a qualche prototipo di smartphone pieghevole: presto Samsung, Motorola e Huawei avranno compagnia. Apple sta pensando ad un iPhone da aprire con un elegante scatto di dita da quasi due anni, Google sta sviluppando Android in modo da facilitare l’uso di schermi doppi e pieghevoli. Samsung ha presentato Galaxy Z Fold 2, Huawei sta lavorando in segreto ad un sequel del Mate X e Motorola sta ultimando gli ultimi dettagli di Razr 2 prima del lancio.
TCL sta già rivoluzionando il concetto dello smartphone pieghevole sviluppando uno prodotto che si allunga sul lato invece che piegarsi ed un altro che si piega in tre. E la rivoluzione degli schermi pieghevoli non ha intenzione di fermarsi agli smartphone. Lenovo ha già presentato un laptop dallo schermo enorme e ripiegabile, LG una TV che si arrotola su se stessa. I prototipi di schermi per auto, smart display per la casa e molto altro si stanno moltiplicando.
Sembra evidente che le aziende stanno spingendo gli schermi pieghevoli. Ma avranno davvero successo? La più grande variabile in questo momento è l’accessibilità. I dispositivi pieghevoli oggi costano più di prodotti dalle caratteristiche tecniche simili ma dallo schermo rigido. Questo limita l’acquisto solo agli “early adopter“, che adorano la tecnologia e sono pronti a spendere molto per avere la più innovativa.
La situazione sta però cambiando. Se l’anno scorso è stato usato per sperimentare, quest’anno le aziende come Samsung puntano a vendere prodotti maturi e resistenti quali il Galaxy Z Fold 2. Una volta che la tecnologia è solida, i prezzi inizieranno a scendere e gli acquisti a salire. Forse fra qualche anno i bambini torneranno ad usare pollice e mignolo per giocare al telefono immaginario.
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